Giovanni Battista Vincenzo Ormezzano, figlio di Carlo Giuseppe Antonio e Maria Strobino, nasce il 10 aprile 1858 a Mosso Santa Maria; qui frequenta le scuole elementari e tre anni di scuole tecniche, ma non terminerà mai gli studi. Inizialmente si dedica alla costruzione e alla riparazione di macchinari tessili, successivamente impara il mestiere di cardatore presso la ditta Giuseppe Garbaccio & Fratello di Vallemosso. Nel 1884 però, spinto da una grande ambizione, impianta una tessitura meccanica nel vecchio mulino di famiglia al confine tra i comuni di Mosso Santa Maria e Vallemosso. Negli anni seguenti avvia l’attività di tessitura per conto terzi con la speranza di poter tessere in proprio il prima possibile. Gli affari inizialmente vanno bene, ma come spesso accade calano gli ordini e il fatturato. Nel 1890 si unisce in matrimonio con Clotilde Pisoni dalla quale avrà quattro figli: Aldo, Gina, Ugo e Vincenzo. Quattro anni più tardi un incendio devasta la fabbrica. Vincenzo non si perde d’animo e ricostruisce l’edificio salvando due telai su venti, ma si vede costretto ad accettare anche l’impiego di direttore tecnico presso la ditta Successori Sella di Campore. Quando anche gli ultimi telai si fermano, decide di vendere tutto per poche lire e di imbarcarsi per l’America del Sud il 6 gennaio 1904 dove viene impiegato come falegname, negoziante di cappelli, ecc.. Il 19 gennaio 1916 rientra in Italia dove trova lavoro come dipendente presso la Pettinatura Italianadi Vigliano e al Lanificio Piacenza di Pollone fino al 1920, quando gli amici Albino Machetto e Giovanni Strobino gli consigliano di rivolgersi alla Federazione Industriale Biellese per ottenere il denaro per fondare la rivista “L’Operaio” diretta fino al 1925. Decide quindi di ritirarsi per motivi di salute, ma la sua intraprendenza lo porta a far rinascere il vecchio mulino collegandolo con il centro di Vallemosso, allacciandolo con la rete elettrica e costruendo la presa d’acqua sul torrente Venala. Sacrifici economici e fisici inutili dato che nel giugno del 1927 l’alluvione che colpì parte del Biellese portò danni ingenti alla sua nuova impresa. Muore all’ospedale di Borgosesia il 24 luglio 1932. La salma, dopo il caloroso saluto dell’amico Emanuele Sella, viene portata al cimitero di Vallemosso