Ente
SNIA
- Società Navigazione Industriale Applicazione Viscosa (SNIA Viscosa) (altra denominazione di autorità)
- SNIA Viscosa (altra denominazione di autorità)
- Società di Navigazione Italo Americana (altra denominazione di autorità)
- SNIA Fibre (altra denominazione di autorità)
Data: 1917 - 2010
- Link esterni
- Wikipedia
- SNIA
- Luoghi di attività
- Luogo:
- Milano
- Storia istituzionale
- La SNIA S.p.A. è un'azienda chimica italiana con sede a Milano. Attualmente (2017) in amministrazione straordinaria, è stata quotata alla Borsa di Milano dal 1922 al 2010. Venne fondata a Torino nel 1917 da Riccardo Gualino, con il nome di Società di Navigazione Italo Americana (SNIA); la sua funzione iniziale era quella di controllare infatti i trasporti marittimi tra Italia e Stati Uniti.
Nel 1920 venne cambiato il nome in Societa di Navigazione Industria e Commercio, in relazione all'appena iniziato interessamento alle fibre tessili artificiali ed in seguito al crollo dei noli marittimi dopo la prima guerra mondiale. Successivamente assunse poi il nome di Società Navigazione Industriale Applicazione Viscosa (SNIA Viscosa) e divenne, grazie all'attività del Presidente Franco Marinotti, una delle più importanti aziende del paese nella produzione di rayon.
Nel corso della sua storia assorbì la Società Viscosa di Pavia e l'Italiana Fabbriche Viscosa di Venaria Reale nel 1920, e l'Italiana Seta Artificiale di Cesano Maderno nel 1921. Venne anche quotata alla borsa di Milano nel 1922.
Nel 1925 era la prima società italiana con un capitale sociale pari ad un miliardo di lire, oltre che la prima a essere quotata in una borsa estera (Londra e New York); nello stesso anno il gruppo Snia Viscosa era arrivato a produrre complessivamente 24.000 chilogrammi al giorno di filati artificiali (pari al 68,6% della produzione nazionale e all'11,1% di quella mondiale), di cui circa l'80% destinato all'esportazione, occupando 20.000 dipendenti. I proprietari sono le società estere Courtalds e Glanzstoff.
Il programma proseguì nel 1925 quando iniziò la costruzione del nuovo stabilimento di Torino Stura; nel 1927 la SNIA Viscosa assunse il controllo del Gruppo Seta Artificiale con gli stabilimenti di Varedo e di Magenta (Novaceta). La produzione annua di rayon salì al momento della crisi mondiale del 1929 a 9 milioni 500 000 kg.
Nel 1937 commercializza la Lanital, una fibra autarchica tratta dalla caseina, la proteina del latte.
Nel secondo dopoguerra la SNIA si sviluppò ulteriormente assorbendo alcune aziende primarie, fra cui la BPD (Bombrini Parodi Delfino), nel 1968, con sede a Roma e stabilimenti principali a Colleferro.
Nel 1974 entra a far parte di Montedison, che la compra da Mediobanca; con il nome di Snia BPD nel 1980 venne acquistata da FIAT, tramite Sicind S.p.A..
La crisi dell'intero comparto chimico italiano nel 1998 farà sì che Fiat ceda in blocco la società con un'opv pari a 2.100 miliardi di lire.
Snia passò così sotto il controllo di Luigi Giribaldi e Cornelio Valetto, che attraverso il 30% societario e si ritrovarono azionisti di maggioranza. Poi, nel 1999, fu Emilio Gnutti a dirigere il gruppo, lanciando nel 2002 un'OPA sul 71% del capitale valutando l'intera società 950 milioni di euro.
Nel 1999 diventa SNIA S.p.A..
La società era attiva nelle fibre tessili, nella chimica specialistica, nei materiali compositi e nel biomedicale; quest'ultima attività, che rappresentava l'84,3% dei ricavi SNIA, è rappresentato dal settore delle Tecnologie Medicali fu scissa nel 2003 e quotata sempre alla borsa di Milano sotto il nome di SORIN. Nello stesso anno vengono cedute Novaceta e Nuova Rayon nell'ambito dell'uscita di SNIA dal settore fili cellulosici.
Il 16 aprile 2010 il Tribunale di Milano ha dichiarato lo stato di insolvenza di SNIA S.p.A., dando luogo all'avvio della procedura di amministrazione straordinaria.
Le cause che hanno provocato la crisi societaria del 2008 sono probabilmente un insieme di diversi fattori: lo scorporo delle attività Sorin, le perdite continue di Caffaro, la forte esposizione debitoria a cui SNIA non è riuscita a fare fronte (109.6 milioni verso fornitori), a causa del mancato incasso di 22.5 milioni di euro derivanti dalla vendita di un immobile nel comune di Varedo, il sequestro dell'impianto di Torviscosa (UD) da parte della Procura di Udine l'11 settembre 2008. Quest'ultimo evento ha determinato il blocco della produzione e conseguentemente delle vendite, che hanno avuto ripercussioni su tutto il gruppo SNIA, in quanto diverse linee produttive di altri stabilimenti dipendevano dalle materie prime prodotte a Torviscosa (UD).
Borsa Italiana S.p.A. ha disposto, con Avviso n. 18506 del 15 dicembre 2010, “la cancellazione dei warrant “SNIA 2005- 2010” (Cod. ISIN IT0003825350) dal Listino Ufficiale a far data dal 16 dicembre 2010” e con provvedimento n. 6880 del 20 dicembre 2010, “a decorrere dalla seduta del 27 dicembre 2010, la revoca dalla quotazione nel Mercato Telematico Azionario (MTA) delle azioni ordinarie SNIA (Cod. ISIN IT0004239510) e delle obbligazioni del “Prestito Obbligazionario Convertibile SNIA 2005-2010” (Cod. ISIN IT0003873467), emesse da SNIA S.p.A. in Amministrazione Straordinaria.”
Nel marzo 2011 Newco 5 S.r.l. (Gruppo Bertolini) e Newco Brescia S.r.l. (Fin-Todisco & C. S.p.A., holding di Società Chimica Emilio Fedeli) hanno rispettivamente acquisito gli stabilimenti Caffaro Chimica di Torviscosa (UD) (135 dipendenti) e di Brescia (98 dipendenti, di cui 52 assunti) che saranno riuniti sotto la direzione di Caffaro Finanziaria S.p.A. (50% Bertolini, 50% Todisco).
Fonte: Wikipedia
La SNIA (Società di Navigazione Italo Americana) viene fondata nel 1917 da Riccardo Gualino e da Giovanni Agnelli presidente della FIAT, con lo scopo di trasportare carbone e altri materiali dall’America per alimentare l’industria bellica italiana. Terminata la guerra la SNIA viene trasformata in holding finanziaria (Società Nazionale Industria e Affini) con il compito di gestire varie società. Nel frattempo, i due soci investono nel nuovo campo della seta artificiale: nasce nel 1922 la SNIA Viscosa che, acquistati brevetti e licenze francesi, inizia ad assorbire le industrie italiane del settore. Nel 1927 Agnelli abbandona la società, Gualino apre l’ingresso a investitori esteri, tanto che questi giungono ad ottenerne il controllo. La crisi del 1929 costringe alle dimissioni Gualino, entrano grandi capitali italiani e, con una profonda ristrutturazione, la società viene rilanciata, presidente Senatore Borletti, direttore poi amministratore delegato Franco Marinotti.
Nel 1904 un gruppo finanziario francese avvia a Padova una fabbrica per la produzione di seta artificiale con il processo alla nitrocellulosa, e nel 1905 a Pavia, dove venivano prodotte pellicole cinematografiche con la medesima materia prima, viene affiancato un reparto per la produzione del nuovo filato, che risultava essere rigido, poco resistente e infiammabile. Nel 1908 un altro gruppo francese costruisce a Venaria Reale una fabbrica analoga. L’impiego del nuovo filato era limitato: passamanerie, trecce per cappelli, merletti. Nel 1912 la società francese che gestiva i due stabilimenti di Padova e Pavia assume il nome di Cines-Seta Artificiale (poi CISA Viscosa), abbandona il processo alla nitrocellulosa per passare a quello alla viscosa che garantiva un prodotto migliore, facile da produrre, a un costo moderato. La Prima Guerra Mondiale, con la difficoltà di approvvigionamento delle fibre naturali, induce investitori e produttori a valutare le potenzialità di quelle chimiche.
Franco Marinotti, presidente della SAICI dal novembre ’38 e della SNIA Viscosa dal 1939, affida all’architetto di fiducia Giuseppe De Min, milanese, l’incarico di progettare la nuova città – fabbrica, suddivisa in aree funzionali e organizzata gerarchicamente, che verrà inaugurata il 21 settembre 1938. Primo ad essere realizzato è lo stabilimento con annessi servizi, le opere portuarie, quelle assistenziali e dopolavoristiche. Gli edifici industriali si sviluppano su una doppia fronte di oltre un chilometro lungo un asse Est-Ovest “secondo un piano tecnico-produttivo del dott. Diotti, inventore del nuovo processo per la fabbricazione della cellulosa destinata al raion”; all’estremità Est la darsena, e più oltre l’impianto soda-cloro. La nuova centrale termoelettrica viene costruita a Sud del complesso storico, accanto ai magazzini cellulosa. Del progetto della facciata viene incaricato l’architetto giapponese Kenzo Tange (1913-2005), poi non realizzato.
La S.N.I.A. Viscosa (Società Nazionale Industria Applicazioni Viscosa), per attuare il progetto, concordato con Mussolini, della realizzazione di un sito agricolo-industriale per la produzione autarchica di cellulosa ricavata dalla canna gentile, da cui trarre fibre tessili artificiali, crea nel 1937 la S.A.I.C.I. (Società Anonima Agricola Industriale per la produzione di Cellulosa Italiana). La SAICI nasce dalla fusione della due società S.A. Bonifiche Torre di Zuino e Bonifiche del Friuli di proprietà di Luigi Bignami, che disponevano di ca. 1300 ettari. Su questi terreni, primo nucleo di una proprietà che, di lì a poco, raggiungerà i 6000 ettari, vengono piantati i primi rizomi di canna gentile. Nel 1961 si decide la costruzione della nuova centrale termoelettrica per garantire allo stabilimento l’autosufficienza energetica, in vista dell’avvio di nuovi impianti.
Agli inizi degli anni ’50, l’impiego della canna gentile non risponde più ad alcuna ragione economica, l’autarchia e la guerra erano finite, non vengono più messi a dimora nuovi rizomi, ma prosegue, andando progressivamente a decrescere, la raccolta della canna, fino al termine del ciclo produttivo; l’ultimo raccolto è del 1960-62. La materia prima da cui trarre cellulosa divengono unicamente gli alberi ad alto fusto, per la gran parte importati dai paesi del Nord Europa. L’azienda agricola viene riconvertita alla produzione di frutta, foraggio e cereali, potenziati gli allevamenti bovini, estesi i pioppeti: nasce il comparto agroalimentare, il marchio TORVIS, con il Centro Latte, Centro Frutta e il Bar Bianco per la vendita al pubblico.
Di fatto la produzione di canna gentile non è stata mai sufficiente ad alimentare lo stabilimento. La coltivazione sarebbe andata a regime negli anni ’40, ma lo scoppio della guerra prima, e le mutate condizioni politiche dopo, vanificarono il progetto.
Tra il ‘61 e il ‘63 viene costruita la nuova centrale termoelettrica che, assieme alle centrali idroelettriche realizzate sul torrente Meduna, forniva l’energia necessaria all’intero stabilimento, coadiuvata dalla storica centrale costruita nel ’38. L’edificio chiude a Est, assieme al magazzino cellulosa, il grande piazzale su cui si affacciano, a Sud, l’impianto caprolattame; a Nord l’edificio della direzione e quello della portineria. L’edificio ha una pianta rettangolare irregolare; nel corpo principale, con una parte centrale più elevata disposta asimmetricamente, avveniva la produzione di energia elettrica tramite turbogeneratore; addossata, a Nord, la caldaia a vista per la produzione di vapore mediante combustione mista di liscivio bisolfitico esausto concentrato e polverino di carbone; poteva bruciare anche segatura e corteccia, code del petrolchimico, nafta e carbone, il cui deposito si trovava ad Est.
La SNIA si pone fin da subito il problema dell’autosufficienza energetica, e all’indomani della Seconda Guerra Mondiale progetta lo sfruttamento del torrente Meduna e dei suoi affluenti, in provincia di Pordenone; tra il ’49 e il ’65 entrano in attività le centrali idroelettriche di Colle, Meduno, Istrago, Chievolis e Valina. Era “una delle più moderne centrali industriali ad alta pressione costruite in Europa”, aveva come punti di forza sia la possibilità di utilizzare come combustibile il liscivio bisolfitico recuperato dalla cottura della cellulosa, dopo concentrazione nell’impianto di evaporazione posto a Sud della vecchia centrale, e di altri prodotti di scarto, permettendo una notevole economia di combustibile; sia la produzione di energia elettrica in un turbogeneratore esclusivamente a contropressione, così che il vapore usciva dalla turbina a pressione ancora abbastanza alta per usarlo negli impianti, ottenendo in tal modo energia ad un costo particolarmente basso.
Fino agli anni ’80 la produzione della SNIA era finalizzata alle materie prime per le fibre viscosa e nylon, produzioni di massa, di chimica di base, fortemente condizionate dall’economia di scala, dal mercato internazionale delle materie prime (legno e prodotti petrolchimici) e dei prodotti a valle (fibre, polimeri, carta). Nel ’92 inizia la riconversione dalla chimica di base a specialistica. Nuovi impianti, nuove produzioni ad alto valore aggiunto realizzate con processi messi a punto nei laboratori della società. Nel ’91 il fatturato dello stabilimento era per oltre il 90% concentrato nella chimica di base; nel 1998 il 60% era dato dalla chimica fine. Ma non vengono adeguati gli impianti del cruciale reparto soda-cloro, tanto che nel 2008 viene chiuso d’ufficio. Il 15 aprile 2010 la SNIA viene dichiarata insolvente ed entra in amministrazione straordinaria. Dopo più di 70 anni la storia dello stabilimento e quello della società che lo aveva creato prendono strade diverse.
Il 24 febbraio 2011 il Gruppo Bertolini S.p.a., tramite Newco5, acquista per 1,6 milioni di euro il ramo di azienda Caffaro Torviscosa da Caffaro Chimica s.r.l. in Amministrazione Straordinaria, nasce così Caffaro Industrie S.p.a.. Vengono acquistati tutti gli impianti produttivi: l’area Sud dello stabilimento, comprendente anche il dismesso impianto caprolattame, dove hanno sede le produzioni di chimica fine, e l’area Nord-Est dove è collocato l’impianto delle cloroparaffine. Viene anche acquistata la dismessa Nuova Centrale Termoelettrica con l’annessa Sottostazione di trasformazione, quest’ultima in attività.
Il Gruppo Bertolini S.p.a. con l’acquisto del sito di Torviscosa chiude la propria filiera, che da distributiva e commerciale diviene così anche produttiva. I due impianti principali saranno il multifunzionale (chimica fine) e il nuovo soda-cloro. Di interesse per il Gruppo sono anche le produzioni di tecnopolimeri e plastificanti, per i quali potranno essere avviati nuovi impianti. A regime si produrranno 18mila tonnellate di cloroparaffine, 24mila di acido cloridrico, 5-7mila di prodotti speciali; 30mila di cloro e 37mila di soda caustica.
Fonte: www.ipac.regione.fvg.it