Ente
Lanificio Giovanni Battista Vercellone e Figli
Data: 1806
Data di attivazione
Dalla “Guida storico-artistico-industriale di Biella e circondario”, 1873
- Luoghi di attività
- Luogo:
- Sordevolo
- Luogo:
- Muzzano
- Storia istituzionale
- In seguito allo scioglimento della Vercellone e Ferrero, i fratelli Giuseppe e Giacomo Vercellone ed i loro nipoti Giovanni Battista, Francesco e Serafino, figli del fratello Giovanni, costituiscono la Giovanni Battista Vercellone e Figli, con atto del 1° marzo 1842. All’atto della fondazione la società viene considerata costituita il 1° gennaio con la durata di nove anni, rinnovabili di triennio in triennio salvo diverse richieste dei soci. L’attivo ammonta a lire 615.000; le quote sono suddivise in tre parti uguali tra i due fratelli e i tre nipoti insieme. Giuseppe e Giovanni Battista si occupano del lanificio, mentre Giacomo e Francesco del negozio di Torino e della parte commerciale; Serafino risulta essere inattivo. Qualche settimana prima di costituire la società i Vercellone avevano sottoscritto un accordo con gli eredi di Antonio Ferrero, socio della Vercellone e Ferrero, nelle persone di Angelo e Luigi Suant come eredi e Margherita e Teresa Ferrero come usufruttuarie.
Angelo Suant già dipendente del Lanificio Vercellone e Ferrero almeno dal 1831, continuerà il proprio rapporto di lavoro con la nuova società fino al 1879.
Nel 1851, alla morte di Giuseppe Vercellone, la società prende in affitto i suoi beni dagli eredi, in particolare tre siti adibiti alla asciugatura delle lane, delle pezze e la stesura delle catene.
Nel 1860 la compagine sociale muta e ne fanno parte solo Giovanni Battista, Serafino e Francesco Vercellone; i primi due si occupano della produzione, Francesco di Torino; la società ha la durata di anni 8. In quel momento l’attivo sociale ammonta a 754.000 lire; i proventi dei beni rurali che i tre soci possiedono in comune vengono versati nella cassa della società e servono anche per il mantenimento delle rispettive famiglie ed abitazioni. Pochi anni dopo, alla morte di Francesco avvenuta nel 1864, entra nella società Angelo Suant, che vi rimane fino a tutto il 1875; nel maggio dell’anno seguente accanto a Serafino e Giovanni Battista entrano nella società i figli di quest’ultimo, Federico, Antonio e Benedetto e tutti i soci conferiscono alla società i beni da essi posseduti a Sordevolo e a Muzzano destinati alla produzione.
Nel 1879, dopo la morte di Giovanni Battista, una circolare comunica che il deposito torinese è in fase di chiusura e che la vendita sarà trasferita a Sordevolo accanto alla fabbricazione dei panni; nello stesso anno Angelo Suant si ritira dal lavoro. La prosecuzione della corrispondenza tra Torino e Sordevolo tuttavia prosegue ancora fino alla fine degli anni ’90, quindi si può forse interpretare l’annunciata chiusura del deposito torinese come un trasferimento di sede legale della società e come una riduzione delle competenze amministrative di Torino, senza una chiusura definitiva. Non è escluso che tale chiusura sia stata annunciata, ma mai portata a compimento poiché una dichiarazione della Camera di Commercio ed Arti di Torino del 1881 attesta che la Giovanni Battista Vercellone e Figli ha sempre avuto sede nella città e che la sede di Sordevolo è la filiale.
Nel 1889 Benedetto Vercellone esce dalla società in quanto si trova in difficoltà economiche e nella condizione di dover realizzare il valore dei suoi beni. In quegli anni la società affronta una causa lunga ed impegnativa con la Banca Tiberina di Roma, per l’acquisto e la gestione di terreno a Roma e Napoli; è presumibile che Benedetto esca dalla società proprio per affrontare la causa da un certo momento in avanti senza danneggiare la Giovanni Battista Vercellone e figli, che infatti compare nella causa talvolta contro Benedetto stesso.
La data di cessazione dell’attività della ditta non si desume da alcun documento, ma può indicativamente essere collocata tra il 1896 e il 1899; nella polizza assicurativa contro gli incendi stipulata nel 1896 infatti il fabbricato ad uso tessitura ed i telai in esso contenuti sono indicati come inattivi mentre la corrispondenza in uscita sotto la firma Giovanni Battista Vercellone e Figli cessa nell’agosto di quell’anno.
Nel 1860 gli immobili di pertinenza della ditta sono diversi:
- la fabbrica nel territorio di Muzzano, sulla sponda destra del torrente Elvo con derivazioni d’acqua, nella quale si trovano due corpi denominati rispettivamente la “fabbrica della macchina” di cinque piani e la “tintoria” di tre piani;
- la “fabbrica nuova della pressa” a Sordevolo in cantone Rubiola, di quattro piani;
- il magazzino delle lane, sempre in cantone Rubiola.
Dal 1894 molti degli edifici risultano dimessi.
L’approvvigionamento delle lane al principio avviene in prevalenza in Ungheria, per spostarsi successivamente sugli stessi mercati che ancora oggi sono attuali, ovvero il Sud America, il Sud Africa e la Nuova Zelanda, dai quali provengono le lane merinos che i Vercellone acquistano dalla seconda metà del secolo. Ad eccezione della filatura che viene commissionata fino alla fine degli anni ’70 all’esterno, tutte le altre lavorazioni avvengono in prevalenza all’interno.
La realizzazione di una raccolta dei tipi della ditta inizia nel 1858 per terminare nel 1888; ad essa la ditta affianca dagli anni ’70 diverse raccolte dei tipi ad uso interno con caratteristiche più tecniche.
La vendita avviene in tutta Italia e dal 1878 si avvale anche di un deposito a Napoli.
Sia la rete dei clienti che quella dei fornitori è estremamente vasta e dimostra come la Giovanni Battista Vercellone e Figli avesse rapporti commerciali con l’intera Europa.
- Funzioni e attività
- Dalla “Guida storico-artistico-industriale di Biella e circondario”, 1873
Tipologia di fabbrica: lanificio
Anno di attivazione: 1806
Forza motrice (corso d’acqua): Elvo
Forza: 50
Assortimenti: 7
Fusi: 2600
Telai mossi a mano: 120
Operai: 300
Genere di fabbricazione: fino e semifino
"E' da notarsi che fino all'anno 1806 non esistevano ancora macchine mosse dall'idraulica, salvo le gualchiere e guernisaggi introdotti da epoche lontane. Le prime maccine vennero applicate dai nostri fabbricanti più decani dell'industria laniera verso il 1820, data in cui i signori Vercellone adottarono le prime cimatrici. Questo stabilimento è uno dei più importanti per la fabbricazione del genere fino" (Dalla “Guida storico-artistico-industriale di Biella e circondario”, 1873)