Ente
Fratelli Squindo, poi Giuseppe Squindo - fonderia
Data: dal 1865
Dalla “Guida storico-artistico-industriale di Biella e circondario”, 1873
- Luoghi di attività
- Luogo:
- Biella
- Storia istituzionale
- Nella statistica del 1852 (sottoscritta dal sindaco di Biella Felice Coppa il 24 marzo 1853) compare un nome destinato a imprimere al Biellese un cambio di rotta decisivo, pur restando prevalente l’importazione di macchinario tessile da molti paesi d’Europa. Si tratta dei Fratelli Squindo, che esercivano una fonderia di ghisa con «1 forno a Cubilot» potendo contare su «Modelli in creta N. 3.000» e su una forza lavoro di 18 operai. La materia prima importata era quasi tutta di provenienza inglese («ghisa a lingotti, carbone kok, carbone fossile» per quasi 100 tonnellate l’anno), a parte un po’ di carbone di legna piemontese. La produzione riguardava «macchine diverse per le fabbriche da lana, e cotone» oppure «ornati diversi», il tutto per 71 tonnellate annue.
Gli Squindo avevano costruito la loro grande officina vicino alla stazione ferroviaria nel 1870, ma i fonditori gressonari erano già a Biella da parecchi anni e da qui avevano anche aperto un deposito a Torino.
La storia degli Squindoz (corretta dicitura walser italianizzata con la perdita della “z” con la discesa dall’alta valle del Lys) è quella di intraprendenti mercanti che nei primi anni dell’Ottocento con Joseph Antoine di Sebastien Squindo (nato a Gressoney-Saint-Jean nel 1784) “scoprono” la ghisa. Il capostipite degli Squindo fondeurs apprende i segreti della metallurgia in una fonderia di Pont-Saint-Martin. I tre figli maschi di Joseph seguirono le orme paterne. Antonio (1809-1893) a Pont-Saint-Martin come fondeur e moleur già dal 1839, mentre Francesco (nato nel 1815) e Giuseppe (1820-1880), attratti dalle possibili commesse del Biellese in via di meccanizzazione, si spostarono a Biella.
Nel 1847 costituirono la “Fonderia di ghisa e metalli in Biella F. & G. fratelli Squindo” con sede al Bardone. Gli opifici biellesi si dimostrarono subito ottimi clienti, soprattutto il vicino Lanificio Maurizio Sella, dapprima con ordinazioni di pulegge, alberi di trasmissione e ruote idrauliche, poi con pezzi per telai e per altre macchine tessili. Francesco e Giuseppe non ebbero né mogli né prole e la gestione dell’officina passò ai figli di Antonio. Dei quattro maschi si distinse Michel Joseph Colomb, ossia Giuseppe (29 settembre 1858-3 dicembre 1942), che assunse la direzione dello stabilimento alla morte dello zio omonimo avvenuta nel 1880. Nel 1867 il vecchio Giuseppe Squindo acquistò da Bernardo Acquadro un vasto terreno nei pressi della stazione ferroviaria di Biella (costruita nel 1856). Tre anni dopo lo stabilimento entrava in esercizio. «Il nuovo stabilimento, congiunto alla ferrata mediante apposito binario» scrive il Coiz nel 1870 nella prima edizione della sua Guida storico-artistica-industriale di Biella e circondario, «avrà due laboratorii principali, e cioè il laboratorio verso Piazza d’armi per torneria con forza motrice ad acqua, e quello opposto per fonderia con macchina a vapore». Vi si producevano, oltre alle parti delle macchine tessili, anche «getti per meccanica, costruzioni-agricoltura, fumisteria e lavori speciali per arti, esecuzioni su modelli o disegni, lavori idraulici, trasmissioni, viti per torchi, scale a chiocciola, cancelli e ringhiere».
Prosegue il Coiz: «I lavori che vi si fanno godono della fama, e vengono spediti in tutte le parti d’Italia. L’ottimo capo sig. Squindo è amato e rispettato da quanti hanno il piacere di conoscerne le rare sue doti di mente e di cuore. Alla classe operaia ha speciale affezione, e questa lo contraccambia con grande affetto».
La vera novità apportata dai valdostani Squindo era proprio la fonderia di ghisa che consentiva di creare in loco i pezzi di ricambio modellandone lo stampo in creta e di inventare ex novo macchinari veri e propri. Tornando per un attimo ai Vercellone, è interessante notare che tra il 1839 e il 1840 tutti i componenti meccanici in ghisa necessari al lanificio di Sordevolo erano acquistati a Torino. Quello delle fonderie era un problema di primaria importanza e Biella e il Biellese, malgrado non mancassero in città e nelle valli alcune piccole realtà produttive, rimasero tuttavia per tutto il primo Ottocento a livelli di puro artigianato funzionale non già all’industrializzazione ormai avviata bensì all’agricoltura. Anche il forno da ghisa degli Squindo, che comunque si riforniva della lega già fusa e non la produceva da sé, non poteva reggere il passo della richiesta e della concorrenza dell’offerta straniera. In questo quadro, a ridosso dell’Unità d’Italia, trovarono spazio alcuni altri imprenditori che però restavano e restarono “trasformatori” di semilavorati, cioè non riuscirono mai a strutturarsi per una vera e propria procedura di lavorazione metallurgica completa.
(da Craveia D., Il meccano-tessile biellese dalla Restaurazione al Fascismo, in «Studi e ricerche sull’industria biellese», vol. 3, Bollettino DocBi 2012)
- Funzioni e attività
- Dalla “Guida storico-artistico-industriale di Biella e circondario”, 1873
Biella, vicino alla stazione ferroviaria
Anno di attivazione: 1870
Forza nel laboratorio torneria:12
Forza nel laboratorio fonderia:4
Operai: 150