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Comune di Miagliano

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Miagliano
Indirizzo
Indirizzo:
Miagliano, piazza Martiri Libertà 3
Stato:
Italia
Regione:
Piemonte
Provincia:
Biella
CAP:
13816
Indirizzo email
miagliano@ptb.provincia.biella.it
Storia istituzionale
Sul Comune di Miagliano, su "L'Eco dell'Industria" del 25 giugno 1876 si legge:
"Un paesello fortunato. — A pochi chilometri da Biella ed a ponente dell’illustre borgo di Andorno sulla riva destra del Corvo trovasi un paesello, che poco più di due lustri addietro era oscuro e quasi sconosciuto nel mondo, ed ora sorge ogni di pieno di vivacità, di brio e prospero di commercio in grazia di un superbo e grandioso cotonificio che gli apporta animo, vita rigogliosa e ricchezza. Quivi, 0 amabile lettore, se vuoi darti la pena a perlustrarlo un pochettino. troverai su tutta la linea e senza fatica al mondo ogni ben di Dio. Ad ogni piè sospinto troverai a destra ed a sinistra cantine, trattorie e caffè ristorantissimi con un servizio dei più gentili ed attraenti, troverai subito di che rifocillarti lo stomaco a meraviglia relativamente con poca spesa. Non ti mancheranno polli lessi o arrostiti, salumi d’ogni dimensione, grossezza ed età, minestre squisite ed intingoli dei più saporiti e piccanti. Troverai dal sig. Frasca specialmente, come abilissimo cuoco, pietanze gustosissime e d’ogni qualità, e, tramezzo il rinomatissimo vin biellese, vedrai quivi in bella mostra il Barbera, il Passito, il Grignolino, il Brachetto, il Barolo, il Caluso ed altri celebri ancora, servito, vedi, con tutta cordialità, pulizia e speditezza e cosi dì pure di tutti gli altri esercizi, poiché dappertutto traspira la più bella pulizia e proprietà. E questa bella e gloriosa metamorfosi la si deve a quel ricco e magnifico cotonificio, anzi unico, direi, in tutta la nostra Italia, che apportò a codesto paesello, il cui nome il lettore l’avrà ora indovinato, un meraviglioso e potentissimo progresso. A capo e direttore di sì illustre stabilimento vedrai l’egregio signor B., il quale, benché abbia nelle sue vene sangue tutto tedesco, tuttavia possiede un volto simpatico, italiano, e spiega un ingegno dei più fervidi e potenti massime in siffatte industrie e meccanismi, perciò tutti e padrone ed operai (che sono quasi duemila) gli professano amore, rispetto ed ammirazione; essi ne hanno tutta la ragione ed egli ben sei merita, poiché da lui deriva l’ordine, la floridezza e la prosperità di tanto Stabilimento. Quivi pure troverai un Municipio, massime al di d’oggi, zelantissimo e che mette tutto in opera quanto sa e può per l’onore, decoro e prosperità di si fortunato paesello. Egli, vedi, a suo tempo ed al bisogno nomina esperte ed oculatissime Commissioni per il disbrigo delle cose amministrative, e queste provvedono con abilità e giustizia tutta ammirabile e rara; poiché ella è cosa indubitata che in seno a quella onorevole rappresentanza siedono persone esperte, intelligenti ed imparziali, tutte intente per il bene morale, intellettuale ed economico dei loro amministrati come lo sono per quello delle loro rispettive e care famiglie, e quindi meritevoli tutti della stima e fiducia di quella popolazione. Infatti tu vedrai, o lettore mio, se tu avrai la fortuna di recarti colà qualche giorno, vedrai, dico, tre o quattro onorevoli non so se sia Commissione o Giunta o Incaricati della polizia quasi tutti i giorni perlustrare tutti gli esercizi per prender nota degli incidenti colà avvenuti, o comici, o tragici, o buffi la sera addietro o lungo la notte, e gli esercenti pure, sempre riconoscenti, prender nota e memoria della loro gentil visita e paterno affetto; e non è vero? Quivi appena notte vedrai come per incanto illuminate le porte di tutte le trattorie, cantine e caffè, e guai a quei disgraziati che per qualsiasi motivo, anche non colpevole, non fossero ubbidienti all’ora precisa! E se così non fosse quanti inconvenienti dispiacevoli non succederebbero, massime le sere di festa, con tanta tanta gente per ogni dove! Quegli onorevoli hanno per base il vantaggio, il benessere generale del paese, molto più che delle loro famiglie, essi per i primi, danno esempio di prudenza, di sobrietà, di conciliazione, di moralità e di rispetto in tutte le loro azioni e parole, tanto in pubblico come tra le loro domestiche mura, e non vuoi che tale pure sia quella popolazione, avendo per consiglieri, per rappresentanti, sì degne persone? Quivi esiste fiorente una società filarmonica che studia, suda e sacrifica tempo e denaro per mantener sempre alta e gloriosa presso i circonvicini la tradizionale stima e favore di tal paesello che sembra nato per la musica e pel canto. Bravissimi Miaglianesi, seguitate di questo passo, abitanti e Municipio vi saranno riconoscenti".

Su "L'Eco dell'Industria" del 1° luglio 1877 si legge:
"Miagliano. — Corrispondenza dall'altro mondo. — Morto da buona pezza, avendo sentito dal mio eterno riposo tante e belle notizie di questa mia patria, ho ideato un sopra-luogo alfine di accertarmi di ogni cosa coi miei occhi. Detto fatto. Ottenuta la debita licenza io feci in fretta i miei bauli, presi il treno diretto, secondo a fumare, e dopo alcune ore giunsi finalmente alla stazione nuova della Piana. Guardai indi esclamai; ma dove sono io? I miei pietosi parenti mi diedero onorala sepoltura nel cimitero che allora si trovava a sera del pra del preve, ed ora con mia sorpresa mi veggo invece nella Piana, Come un sì fatto traslocamento? Vedo colà invece una bella piazza fiancheggiata a sera da due eleganti palazzotti, la quale mette capo a due belle larghe e diritte strade, e tutto questo di chi fu opera? Fatti alcuni passi verso mattina vidi la grande entrata del grandiosissimo cotonificio delli signori Poma e mi provai entrare, sicuro che come spirito non avrei incontrata opposizione. Vi entrai e potei ammirare il rispetto e la cortesia colla quale un signore dalla barba lunga e folta accoglieva le persone. È un uomo, vedete, amabile cordiale e di uno sguardo maestoso e simpatico nello stesso tempo. Lo credei il Direttore, e mi convinsi che era lui ricordandomi che altri me ne aveva parlato lodevolmente. Avrei potuto visitare, le vaste sale del lavoro; ma per ristrettezza di tempo me n’andai. Proseguendo la mia ispezione per la contrada del corso vidi subito a destra una bella e nuova casa di proprietà di un certo Comotto. Innoltrandomi un po’ più, vidi a sinistra un caffè ristorante. Corpo di dieci giumenti!! Mi ricordai allora l’abitudine che da vivo avevo di non passar mai davanti ad un caffè senza entrarvi e non potei vincere questa mia debolezza. Penetrato rimasi di stucco. Colà si vedono in bella mostra vini e liquori di ogni qualità, gusto e colore; è un negozio fornito a dovizia d’ogni ben di Dio. Mi avvicinai a sfiorare il viso del padrone, una cara persona che vi prepara in mezzo minuto qualunque vivanda a vostro piacimento. Contemplai un minuto la sua famiglia attiva e bella e partii. Nel medesimo corso vidi una bella e graziosa casa di recente costrutta di proprietà d’un certo Giovanni Mora e che bene serve per trattoria dei Veterani. Fatto un passo avanti eccomi sulla bella, ampia e rettangolare piazza parrocchiale-comunale. Dato uno sguardo superficiale intorno a questa piazza nulla vidi di straordinario tranne un superbo ed elegante Asilo infantile, costrutto e mantenuto dal sempre generosissimo signor Poma, ove pensai di non entrare per non disturbare quelle buone e pazienti Suore. Volli però visitar la Chiesa parrocchiale che vidi ornata da un lucidissimo ed elegante lampadario in sostituzione di un altro che per esser troppo vetusto crasi staccato dalla volta per cadere sulla testa dei devoti fedeli, se ce ne fossero stati. Avrei dopo il lampadario voluto visitar la canonica, ma non 10 potei. Uscito incontrai il Sindaco, persona attempata e dabbene che stupii di non vedere ancora crocifisso. Era in stretto colloquio col segretario, giovane che chiacchera molto di sè. Volevo avvicinarmi e sentire i loro discorsi, come ne avevo diritto se essi parlavano di affari pubblici, ma in quel momento l’orologio suonava l’ora a me fatale che m’imponeva d’andar- mene. Ripresi il treno, accesi il sigaro e viaggiando pensai che era vero tutto quanto m’avevano detto di Miagliano. Questo paese ha progredito tanto che a nessuno va secondo. Giunto a casa scrissi la presente che feci impostare alla stazione di confine con il vostro mondo. A rivederci altra volta".
 

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