Persona
Rivetti, Oreste
- Rivetti di Val Cervo, Oreste (altra denominazione di autorità)
- Nascita
- Luogo:
- Veglio
- Data:
- 1887
- Morte
- Luogo:
- Biella
- Data:
- 2 gennaio 1962
- Attività/mestiere/professione
- Qualifica:
- imprenditore tessile
- Titolo
- cavaliere del lavoro dal 1934
conte di Val Cervo dal 1941
- Biografia / Storia
- Entrato in azienda a ridosso della prima guerra mondiale, assunse rapidamente un ruolo direttivo nel momento di espansione legato alla produzione di panni militari. Al termine del conflitto fu nominato direttore capo dell’Opificio militare laniero; il giornale locale “La Tribuna Biellese” del 13 aprile 1918 riporta la cronaca della visita del comandante la Divisione militare di Novara: “…constatò che tutto prosegue regolarmente e con ottimi risultati, anche dati i pochi mesi di esistenza dell’Opificio. Oltre di aver avuto parole di lode e lusinghiere per i dirigenti, s’interesserà in seguito, per inviare ancora altro personale tanto di amministrazione come pure di fatica, non essendo sufficiente l’attuale, dato il grande sviluppo dell’opificio in questi ultimi tempi. Una lode sincera e viva va data al Presidente l’Egr. Tenente Colonnello cav. Pertusati, al sig. Tenente Dott. Verona, ai sigg. industriali Cav. Michele Zignone e Oreste Rivetti, che sono le anime direttive tecniche e amministrative dell’ Opificio, e che nulla tralasciano per esplicare la loro attività e la loro intelligenza pur di dare il maggior sviluppo alla importante istituzione creata dal Ministero. e che ridonda a grande beneficio della nostra regione, centro dell’industria laniera italiana.”
Fu presidente della Federazione Industriale Biellese e Lega Industriale di Biella nel primo dopoguerra e nel 1919 fu tra i promotori della nascita dell’Associazione per l’incremento dell’istruzione professionale nel Biellese e assunse la presidenza del Convitto biellese, destinato a ospitare gli studenti che confluivano in città dalle vallate.
In ambito sociale nel 1922 divenne presidente della commissione finanziaria per la realizzazione a Biella di un monumento ai caduti e partecipò al rinnovamento dell’Unione Sportiva Biellese, che aveva sede al Campo Rivetti, un campo sportivo sulla sponda del torrente Cervo in via Carso.
Nel 26 febbraio 1923 si recò con Leone Garbaccio in visita a Mussolini; le cronache dei giornali locali riconducono l’incontro alla gestione delle candidature nelle liste elettorali, ma non è da escludere che tra le motivazioni dell’incontro vi fosse anche la tutela dell’industria biellese.
Dopo aver vissuto a lungo all’interno del Lanificio affidò la realizzazione della propria villa, non lontana dallo stabilimento ma in posizione panoramica e dominante, all’ing. Quinto Grupallo e a un giovane Giuseppe Pagano, che nel 1939 ormai affermato architetto razionalista sarà nuovamente chiamato a progettare il grande edificio della Pettinatura lungo via Carso.
Convinto sostenitore della necessità di rompere l’isolamento del Biellese, si adoperò per ottenere il passaggio del tracciato dell’autostrada Torino-Milano, inaugurata nel 1932, nei pressi di Santhià e Carisio anziché nei pressi di Vercelli.
Nel 1939 Io stabilimento di Biella fu una delle tappe della visita di Mussolini nel Biellese, che fu accolto da Oreste e gli altri membri della famiglia; nel 1941 incontrò la principessa Maria Josè in visita allo stabilimento di Vigliano e ricevette dal re il titolo di Conte di Val Cervo.
Dopo la guerra, segnata dalla produzione del tessuto militare ma anche dalle opere di assistenza ai propri operai e alle loro famiglie, Oreste Rivetti si recò in Sudafrica in visita a siti adatti a insediamenti industriali tessili presso le città di Pietermaritzburg e Standerton. Nel 1951 accolse il presidente Einaudi in visita a Biella per illustrargli la sede del Convitto che aveva finanziato a metà degli anni ’30.
Dal 1953 sostenne il figlio Stefano nell’impianto di aziende a Maratea e Praia a Mare, realizzate grazie alla Cassa del Mezzogiorno.
Fu protagonista di una delle interviste di Guido Piovene durante il suo “Viaggio in Italia” del 1955; Piovene lo descrive così: “Sguardo da gatto, sopracciglia foltissime spinte in su dagli occhiali”. In un periodo di scioperi e proteste non poteva mancare una domanda sulla crisi: “Crisi? Ma si, tutti dicono che c’è la crisi. Io invece dico che non c’è. Io lavoro a pieno regime, cerco operai e non li trovo. Tutti oggi sono professori, avvocati, dottori. Questa è la disoccupazione. Tutti hanno la lambretta, la vespa o addirittura l’automobile. Troppo poco lavoro, questo sì, troppe ferie. Mica per me. Io lavoro dalla mattina alla sera. Cosa si fa in Italia? Si passa da una feria all’altra. Se avessero più buon senso, metterebbero di domenica il Corpus Domini ed il resto; c’è bisogno, dico io, di farli cadere proprio nei giorni lavorativi?”
Nel 1960 promosse la nascita di un "Istituto di Ricerca Laniera" in convenzione con il CNR, che divenne l’attuale Centro Ricerche e Sperimentazione a lui intitolato.
Alla sua morte, avvenuta il 2 gennaio 1962, la camera ardente fu allestita all’interno del Lanificio; due giorni dopo il feretro fu portato a spalle dai suoi dipendenti in un lungo corteo fino al duomo di Biella per la celebrazione del rito funebre a cui parteciparono oltre 3.000 persone. Oreste Rivetti è sepolto nella tomba di famiglia al cimitero monumentale di Oropa.
Al di là dei dati biografici, è indubbio che Oreste Rivetti fosse una figura fortemente carismatica. Le diverse sfaccettature della personalità di Monsù Oreste, temuto e allo stesso tempo ammirato, emergono dai ricordi dei suoi dipendenti.
Maria Pensotti, orditrice e poi tessitrice, narra di avergli chiesto un posto per il figlio Franco Scarlatta che era rimasto senza lavoro: “… sono andata dal padrone, monsù Oreste, e mi ha detto di sì. Poi passa una settimana, passa due, passa tre, e non lo chiamava mai. Allora una sera ho detto: adesso vado a chiederglielo io perché non me lo prende questo figlio. Sono andata (sono andata in ufficio a cercarlo, era dopo le sei, dopo il lavoro). Appena mi ha visto arrivare ha fatto un urlo, da spaventare non so chi. - Sei già di nuovo qui? Io sono stufo di vederti, questa brutta faccia, chissà cosa vieni sempre a fare qui! – Ci trattava proprio da cani. Io, non abituata, sono uscita e sono andata a sedermi sulla scala che portava fuori e mi sono messa a piangere… Un impiegato mi è venuto vicino e mi ha detto: - E’ la prima volta che lo senti urlare? - - E sarà l’ultima, io non mi faccio più urlare dietro, non vado a chiedergli più niente -. E allora sono andata a casa, volevo piangere. Il dopo arriva la sua segretaria a chiedermi in che reparto volevo che lo mettessero. E allora quell’impiegato mi ha detto: - Mai venire a parlare al signor Oreste la sera, perché è nervoso. Vieni al mattino o durante la giornata e tutto va bene, ma la sera non andare a parlargli. –“
Margherita Mattis riporta di quando, a una sua collega che per evitare il licenziamento aveva sottolineato di non aver mai scioperato, Oreste Rivetti avesse risposto: “Non sei stata capace di fare il tuo interesse, quelli che hanno fatto sciopero invece hanno saputo difendere il loro posto”