Persona
Trompetto, Alessandro
Data: 1901 - 1978
- Link esterni
- Nascita
- Luogo:
- Biella
- Data:
- 1901
- Morte
- Luogo:
- Biella
- Data:
- 3 gennaio 1978
- Attività/mestiere/professione
- Qualifica:
- Architetto
- Biografia / Storia
- Da "Eco di Biella" del 5 gennaio 1978:
Martedì mattina si sono svolti in Duomo i solenni funerali dell'architetto Alessandro Trompetto, deceduto nella mattina di Capodanno per attacco cardiaco. Ere uno dei più noti costruttori biellesi. Nato nell’ agosto del 1901 da una famiglia di operai, si diplomò a Biella e solo più tardi decise di iscriversi al Politecnico di Torino alternando lo studio al lavoro con una volontà indomita. Sino al 1918 era stato operaio, poi era divenuto disegnatore tecnico. Quando si laureò era il 1940. Trompetto era quasi quarantenne ma per lui la vita doveva proprio cominciare a quarant’anni. Finita la guerra si impose subito all’attenzione cittadina per le sue capacità operative. Contemporaneamente a una intensa attività professionale sviluppò la partecipazione alla vita pubblica. Per la politica aveva un interesse spiccato che gli derivava dal ruolo assunto durante la Resistenza: qu;lk> di rappresentante della Democrazia Cristiana nel CLN biellese. Nel 1946 veniva eletto consigliere comunale di Bulla e capeggiò subito il gruppo democristiano; poi fu consigliere provinciale e assessore ai lavori pubblici, amministratore della Cassa di Risparmio e dell’ Ospedale, membro di parecchi: commissioni. Ciò che resta della sua moltiforme attività politico-amministrativa si manifestò soprattutto in campo urbanistico. Trompetto fu uno dei padri del primo piano regolatore del dopoguerra grazie al quale la città, almeno in parte, si sottrasse ai caotici sviluppi che caratterizzarono quasi tutte le città italiane nei due decenni degli anni cinquanta e sessanta. Contemporaneamente all’urbanistica, Trompetto legava il suo nome a specifiche costruzioni fortemente rappresentative dell’architettura post-bellica. Ne citiamo alcune: la «Casa giardino» del Quartiere degli affari (1950), il Palazzo San Marco (1952) sul lato est della piazzetta del medesimo quartiere, 11 palazzo e la galleria «Leonardo da Vinci» (1954), la Pettinatura Biellese di Vigliano (1960), il palazzo dell’ Amministrazione regionale di (Aosta (1961), la nuova sede della Croce Rossa Italiana di Biella (1961), la Chiesa della Madonna Pellegrina al Villaggio La Marmora, l’ampliamento del cimitero d’Oropa. Politicamente era un moderato. Nella De apparteneva a quello stesso gruppo di uomini biellesi che avevano gestito la De nel periodo migliore della vita del partito: Sormano, Biotto Baldo. Lidia Lanza, per citarne soltanto alcuni. La carriera politica di Trompetto non si prolungò oltre il normale. Non contrastò il passo alle nuove e incalzanti generazioni. Il centro-sinistra lo vide assente dalla lotta. Nel periodo degli anni Sessanta si ritirò anche, a poco a poco, dall’attività di progettazione. Vedovo da molto tempo, gli era cara la compagnia della sorella e del fratello, canonico Mario. Lascia pure l’unica figlia che lo amava moltissimo. Si è spento con lui un uomo di animo nobile, un costruttore infaticabile, un politico fedele ai contenuti più autentici del suo partito e che spesso, negli ultimi tempi, lamentava di trovare disattesi. La salma è stata sepolta nel cimitero di Oropa.
Da "Eco di Biella" del 9 gennaio 1978:
Fu lui a promuovere in città la formula giuridica e costruttiva del nuovo modo di abitare E vennero gli anni ruggenti, le costruzioni dilagarono, furono commessi errori, ma intanto la famiglia media vide realizzare il sogno lungamente accarezzato: abitare nella propria casa.
Parlare di Alessandro Trompetto significa soprattutto illustrare la figura di un costruttore. Già l’abbiamo rievocata in occasione della morte e dei commossi funerali, ma forse qualche altra breve considerazione va aggiunta. Il nome di Trompetto si lega ad alcuni dei più noti palazzi cittadini realizzati nel dopoguerra. Anzitutto un dato di cui andava molto orgoglioso; fu lui a introdurre in Biella il condominio partecipando, si può dire, alla prima riunione per gettare le basi realizzative e giuridiche di una simile costruzione, anzi promuovendola. Pochi oggi sono in grado di comprendere la rivoluzione che il condominio rappresentò per Biella come per tutta Italia. Si inserì direttamente nel fenomeno dell’inurbanamento con una sua proposta realistica e concreta. Alla formula condominiale è dovuto un trentennio di sviluppo edilizio, è dovuto l’ingrandirsi delle città, la loro espansione a macchia d’olio, sono dovute, anche, le molte brutture che hanno deturpato il volto urbano soprattutto dei grandi centri, ma non si dovranno mai dimenticare le soluzioni di cui il condominio fu portatore a livello abitativo. Certo è facile oggi criticarne l’aspetto e la funzione, ma non sarà male ricordare che prima del suo avvento l’80 per cento delle famiglie italiane non disponevi di doccia o di bagno, aveva il gabinetto ridotto ai minimi termini, spesso disposto sul ballatoio e in comune con gli altri inquilini. In molti alloggi la cucina fungeva anche da ingresso e da sala, non c’erano locali di disimpegno, le camere da letto erano ridotte al minimo. Il condominio pose fine, almeno nell’Italia del Nord e per una maggioranra di famiglie, a condizioni abitative ottocentesche e in alcuni casi addirittura medievali. Ma ci fu di più: grazie al condominio il numero di famiglie proprietarie del rispettivo alloggio salì rapidamente al 50 per cento e la quota fu presto superata. Per milioni di italiani si realizzava il sogno lungamente accarezzato: essere padroni della propria casa. Il «boom» del condominio coincise con gli anni cinquanta per esplodere nel decennio successivo. Nel solco del condominio e delle soluzioni che esso rappresentava si inserirono purtroppo anche gli aspetti negativi del problema urbanistico. Ma è anche vero che adesso corrono tempi in cui tutto si tende a negare attraverso una critica totale, assoluta, e per ciò stesso ingiusta. Certo del condominio prevaleva l'aspetto utilitaristico proprio perchè recava in sè la soluzione di un grosso problema, bisognava costruire ad ogni costo passando sopra a regolamenti o cercando di eluderli o di ritardare l’approvazione di normative indispensabili. Si arrivò a una sorta di collasso urbanistico da cui nacque una coscienza nuova che portò a reclamare più verde, più spazio, più cielo. Di Trompetto resteranno vive nella memoria alcune costruzioni che risposero alle esigenze del tempo: dare una casa razionale ed efficiente a quel ceto medio che emergeva negli anni del «miracolo economico». Trompetto aveva dedicato la sua attenzione al condominio muovendo da un dato umano e sociologico il bisogno di casa della famiglia italiana. Come tutte le costruzioni di quel tempo, l’architettura risponde più ad esigenze interne, di alloggio, che esterne, di facciata. La decorazione fu ridotta al minimo, tutto divenne funzionale. Ciononostante alcuni edifici costruiti da Trompetto testimonieranno incisivamente, in futuro, gli orientamenti stilistici degli anni cinquanta-sessanta. Uno è lo edificio della galleria Leonardo da Vinci, un palazzo commerciale di notevole compattezza che si inserisce bene nel centro storico. L’altro è il condominio San Marco, uno dei due palazzi porticati di via Pietro Micca nella piazzetta del Quartiere degli Affari. Il motivo delle colonne dei portici dove il capitello è appena accennato viene qui ripetuto sui balconi della facciata. Un edificio progettato da Trompetto è la chiesa del Villaggio La Marmora. Slanciata e sottile, ha forse il difetto di una riavata eccessivamente alta. Essa comunque si oppone recisamente a una certa architettura sacra che vorrebbe essere moderna ma che in realtà è convenzionale. Anche la Chiesa del Villaggio, come del resto quella del Vernato, necessita di tutta un’opera decorativa che ne aumenterebbe il calore mistico e la intimità. Ma, si sa, i templi sono frutto di un lavoro secolare. Verranno tempi più adatti perchè altri parroci meno indebitati possano dedicare un po’ d’attenzione anche alla pittura e all’ornamento dopo che i loro predecessori hanno dovuto puntare tutto sull’architettura.