Ente
Lanificio Giuseppe Ubertini
- Lanificio F.lli P. e G. Ubertini (altra denominazione di autorità)
- Luoghi di attività
- Luogo:
- Ponzone (BI)
- Storia istituzionale
- I coniugi Bartolomeo Ubertini Rosso e Angela Ubertini costruiscono il loro primo opificio tessile a Ponzone, regione Prato Ferrero, tra il 1863 e il 1867 trasformando una cascina preesistente. Era stata la moglie, Angela, ad ereditare dal padre Giuseppe due appezzamenti di terreno in quella zona. Giuseppe Ubertini padre era già proprietario di quei terreni dal 1830 e nel 1858 avvenne la divisione tra le eredi (figlie) Angela (moglie di Bartolomeo Umbertini Rosso) e Felicita (moglie di Carlo Bonda). Non è stato possibile appurare se sui terreni caduti in eredità ad Angela esistesse o meno la cascina (cioè se fosse già stata costruita da Giuseppe). Più probabilmente la cascina fu edificata dalla figlia col marito. I mappali in oggetto sono il 1526, il 1527 e l’adiacente parte dell’ampio mappale 5344 (quest’ultimo, un pascolo, in regione Vaure). Questa zona del territorio di Trivero lungo il torrente Ponzone fu oggetto di una alienazione effettuata dal Comune di Trivero secondo una lottizzazione basata su un “tipo” planimetrico realizzato dal geom. Castelli in occasione della quale Bartolomeo Umbertini Rosso aveva probabilmente acquisito dei terreni (lotti diversi ricavati dal mappale 5344). E’ importante tenere conto della suddetta lottizzazione perché, spesso, nella documentazione del Fondo Ubertini, i mappali della catastazione geometrico-particellare settecentesca sono “sostituiti” dai numeri dei lotti del “tipo” Castelli.
In ogni caso nel 1867 la ex cascina (che, con le sue pertinenze, nella predetta lottizzazione ha il numero 109) era già stata trasformata in opificio perché in quell’anno (9 febbraio) comincia il contratto di locazione a favore dei fratelli Luigi, Pietro e Quirico Vaudano (vedi genealogia) che vi eserciteranno lanificio e “tingeria” e che si manterrà in essere fino al 30 giugno 1882. Nel 1881, anno della morte di Bartolomeo Ubertini Rosso, la moglie intese rientrare in possesso dello stabile diffidando i tre fratelli dal proseguirne l’occupazione.
Nel 1873 Bartolomeo Ubertini Rosso acquistò (pubblico incanto del 9 maggio) dal Comune di Trivero 487 giornate di brughiera incolta in regione Fangazzi. Dopo averne a sua volta alienata una parte, acquisì nel 1880 altre 518 giornate (sempre in regione Fangazzi, a pascolo e a “ghiaia”) da tale Giovanni Pera e da un omonimo Bartolomeo Ubertini. Anche in quella zona fu edificata una cascina, ma anche in questo caso non è specificato se l’edificio fosse già esistente all’atto di acquisto o se fu invece costruito dal Bartolomeo Ubertini Rosso.
Per il periodo compreso tra il 1882 e il 1887 non è stato possibile reperire informazioni sulla conduzione del lanificio del Prato Ferrero (lotto 109), ma dal 1887 (all’epoca della prima causa mossa da Pietro Vaudano per le questioni delle derivazioni d’acqua comuni dal Ponzone) la ditta Fratelli Ubertini esisteva già e vedeva impegnati i tre fratelli Giovanni, Giuseppe e Pietro fu Bartolome Ubertini Rosso.
Dalla seconda “Relazione del Curatore avv. Debernardi nelle fallite Ubertini” del 1° settembre 1898 si apprende invece che:
· la società di fatto “Fratelli Ubertini” (quella composta dai tre fratelli) durò almeno dal 1882 al 1894 (nel 1882 la madre Angela era tornata in possesso dello stabile affittato a Pietro Vaudano).
· ll lanificio in cui la prima “Fratelli Ubertini” aveva esercizio era di piccole proporzioni (costruito dal padre Bartolomeo su terreni della moglie Angela) e, quando fu distrutto da un incendio nel 1890, lo stabile fu ricostruito più grande e i fratelli Ubertini lo dotarono di macchinari migliori (dovettero però ricorrere al credito e cominciarono ad indebitarsi).
Il 5 maggio 1894 la società “di fatto” Lanificio Fratelli Ubertini corrente in Trivero si scioglie senza un vero e proprio atto, ma per semplice “convenzione”. A Giuseppe e Pietro resta la fabbrica di Prato Ferrero (e gli immobili di Mezzana non destinati alle sorelle), mentre a Giovanni rimane la fabbrica detta “Molino” (quella posta in regione Fangazzi).
Il 26 luglio 1894 i fratelli Giuseppe e Pietro Ubertini affittarono la loro fabbrica (quella di Prato Ferrero) alla ditta Castello & Taverna (detta ditta aveva qualche nesso con tale Giacomo Loro Piana). All’interno della fabbrica degli Ubertini esistevano macchinari (principalmente carde) di proprietà di Pietro Valle affittate agli Ubertini (periziate l’11 febbraio 1895) e quindi subaffittate alla ditta Castello & Taverna.
Per quanto riguarda il “molino” della regione Fangazzi, anch’esso divenuto un opificio tessile toccato per divisione a Giovanni e dotato di ruota idraulica ed adatto per tessitura meccanica, fu ceduto in locazione perché il predetto Giovanni si trasferì a Pianezze ad esercire un lanificio di proprietà della ditta Mino Giovanni e Figlio (vedi scrittura di locazione del 2 agosto 1894) fino al 1898, quando lo stabilimento andò distrutto in un incendio. Stando alla causa per il sequestro preventivo dei telai 22 luglio 1899 mossa contro la ditta Trabaldo, la locazione alla ditta Trabaldo Gio. e Giacomo (prima Zignone, Trabaldo & C.ia fallita il 23 novembre 1895), era cominciato nel 1896. La conduzione tecnica del lanificio era stata però affidata a Giovanni Ballada. Sembrerebbe che sia stato proprio Giovanni Ballada a ripianare i debiti dei Trabaldo verso gli Ubertini, cedendo loro telai pignorati e tettoie (di proprietà dei Trabaldo) che si trovavano nello e presso lo stabilimento della regione Fangazzi. Lo stabile fu comunque tenuto in affitto dai Trabaldo fino al 1900. Nel biennio seguente (1900-1902) la fabbrica viene affittata alla ditta Masso & C.ia che contemporaneamente aveva affittato l’opificio di Prato Ferrero. Nel 1902 (16 febbraio) la locazione viene affidata a Celestino Tonella in comunione con i fratelli Trabaldo che presto lasceranno al solo Tonella. Nel 1905 si era prospettata la costruzione di un nuovo salone attiguo allo stabilimento che già era stato dotato di una tettoia. Celestino Tonella rimase fino al 31 dicembre 1912. Non è chiaro cosa avvenne dell’opificio negli anni successivi. Gli eredi di Giovanni Ubertini vendettero l’opificio in regione Fangazzi a Pietro Caparoni (quello della Torneria Caparoni) il 15 giugno 1934 (ancora vivente Giovanni), mentre i terreni al Pianello furono ceduti ad Adolfo fu Celestino Tonella il 10 maggio 1940.
Il 23 novembre 1894 (con atto rogato Guelpa, vedi domanda per il mutuo alla Opera Pia San Paolo di Torino del dicembre 1894) i fratelli Giuseppe e Pietro Ubertini acquistarono i beni immobili di Pietro Vaudano. Gli stabili che Pietro Vaudano aveva venduto nel 1894 li aveva acquistati l’11 gennaio 1886 da Giuseppe Bonda (rogato Mecco). Da notare che quei beni risultavano all’epoca indivisi tra Giuseppe Bonda e Angela Ubertini (la madre di Giuseppe Bonda e moglie di Carlo, Felicita Ubertini, era sorella di Angela). Sui beni acquistati da Pietro Vaudano gravava un’ipoteca a favore di Carlo Zignone (FdR). Pietro Vaudano aveva rilevato da Giuseppe Bonda uno stabile rustico (cascina) adibito a mulino e panetteria e lo aveva in parte trasformato ad uso di lanificio (per la precisione filatura e carderia) aggiungendovi anche un nuovo stabile (attorno al 1887). Lo stabile era dotato di ruota idraulica, trasmissioni e macchinario per l’apparecchiatura e la sfilacciatura. Da vedere a questo proposito la planimetria Castelli del 1891 e, soprattutto, la perizia dell’ing. Eugenio Maglioli del 24 settembre 1887 (in essa si legge che il nuovo edificio Vaudano era stato appena costruito) Stranamente, a livello catastale, non si parla del passaggio di proprietà dello stabile, ma solo dei terreni su cui insisteva.
Appena avvenuto il fallimento delle ditte Umbertini (luglio 1898), il curatore fallimentare affittò gran parte dello stabile industriale della fallita ditta Fratelli Ubertini di Ponzone a favore di Secondo Perino. Probabilmente si riferisce al lanificio di Prato Ferrero (lotto 109), ma l’indicazione è vaga e non è chiaro nemmeno quanto sia durato questo regime di affitto. Nel periodo compreso tra il 1898 e il 1902 è probabile che gli stabili ex Vaudano siano stati utilizzati da Giovanni a seguito dell’incendio del lanificio Mino di Pianezze.
Nel 1902 (1° luglio) lo stabile ex Vaudano fu affittato a Fedele Zignone (dapprima il primo piano, poi, dal 1° aprile 1904 l’affitto si estese a tutto il fabbricato) e tale locazione rimase in essere fino al 1922 (con almeno un rinnovo intermedio nel 1906). Non è stato chiarito quale sia stato il destino di questi stabili: nella divisione del 31 dicembre 1902 che sancì la separazione dei beni immobili tra i fratelli Giuseppe e Pietro (Giovanni aveva già avuto la sua parte nel 1894), a Giuseppe rimase il lotto 109 (mappali 1526 e 1527), ossia l’opificio di famiglia (lanificio e tintoria), mentre a Pietro toccò l’ex Vaudano (ossia “una fabbrica, una casa ad uso panetteria ed altro fabbricato ad uso molino”). La locazione ventennale a favore di Fedele Zignone ebbe inizio proprio nel 1902. Dalla documentazione catastale sembrerebbe che, alla morte di Pietro (1938) privo di eredi, l’ex Vaudano sia finito (almeno in parte) ai figli della sorella Anna, moglie di Luigi Ubertini.
Nella divisione del 31 dicembre 1902, nella quale erano stati spartiti (anche con Giovanni) i mobili derivati dall’eredità materna, a Giuseppe Ubertini Rosso era quindi toccato il lanificio di famiglia (lotto 109). Nel 1900 (27 marzo) l’opificio era stato affittato alla ditta Masso & C.ia unitamente alla fabbrica dei Fangazzi. La conduzione della ditta Masso & C.ia non risultò soddisfacente tanto che nel 1902 (20 ottobre), gli Ubertini fecero subentrare nella locazione la ditta Foglia Quirico & Figli per il lanificio del Prato Ferrero (lotto 109). In realtà è probabile che la ditta Foglia fosse già in attività per conto della ditta Masso (come sublocataria) e che gli Ubertini si fossero limitati a prendere atto di una situazione già esistente a loro insaputa o quasi. Inoltre i Foglia avevano a loro volta subaffittato a Fedele Zignone che proprio nel 1902 stava entrando nella conduzione dell’ex Vaudano. Il 1903, 8 dicembre la fabbrica del Prato Ferrero viene distrutta (o comunque gravemente danneggiata) da un incendio. Il 29 dicembre la ditta Foglia Quirico & Figli dichiara di non voler continuare la locazione dello stabile. Ripristinato lo stabile (lotto 109), il 25 agosto 1904 Giuseppe Ubertini lo affittò alla ditta Barberis Canonico Giuseppe che era specializzata nella produzione di stoffe per berretti. La locazione si concluse nel 1911.
Tra il 1911 e il 1912 la fabbrica di Giuseppe Ubertini viene messa in vendita, ma l’alienazione non avviene. Il 1914, 19 gennaio Giuseppe Ubertini affitta la “sua” fabbrica alla ditta Spianato Giovanni e Fratello per nove anni a partire dal 1° ottobre 1914. La locazione fu rinnovata fino al 1926. Si tratta della fabbrica con tettoia e tintoria in prossimità della confluenza del rio Viasca nel torrente Ponzone. I figli Fides e Libero del defunto Giuseppe Ubertini ereditarono gli opifici e i terreni dei mappali 1526 e 1527 al Prato Ferrero.