A Miagliano, lungo la valle del Cervo, nel 1863, nacque il Cotonificio Poma. Nel 1870 si iniziò a costruire il villaggio operaio che costituisce, assieme al villaggio della Filatura di Tollegno e a quello Trossi di Vigliano, il più importante esempio di edilizia sociale del Biellese. Il Cotonificio Poma arrivò ad occupare oltre 4.000 operai nei vari stabilimenti di Miagliano, Biella, Occhieppo Inferiore, Sagliano ed Andorno. Nel periodo 1889-1892 circa, il Cotonificio Fratelli Poma fu Pietro cambiò la sua denominazione in Cotonificio Italiano (con sede a Torino e con uno stabilimento anche a Genova). Si trattava di una società per azioni costituita nel settembre del 1889 cui fu aumentato il capitale sociale nel gennaio del 1891, ma il colosso cotoniero non superò la morte di Antonio Poma e il sodalizio fu sciolto. Il cotonificio tornò a essere una realtà tutta biellese.
"Con l'acquisizione, agli inizi del 1889, della filatura di Massa, ove erano installati 25.000 fusi, la società tessile del F. si garantì in proprio parte delle forniture di filato, realizzando così una delle prime e sicuramente la più importante struttura genovese di produzione cotoniera ad integrazione verticale. Nel settembre dello stesso anno la Figari e Bixio si scioglieva, e i due titolari fondarono, insieme con la ditta Fratelli Poma di Torino, imprenditori tessili del Biellese fin dagli anni preunitari, il Cotonificio italiano. Il capitale sociale di 16 milioni venne sottoscritto al 50% tra i due gruppi; tre degli otto stabilimenti, Rivarolo, Varazze e Massa, per un valore complessivo di oltre 2 milioni, appartenevano alla ex accomandita genovese. La nuova società si espanse immediatamente: nel 1891 il capitale sociale fu portato a 20 milioni e il F. ne arricchì l'apparato produttivo con l'acquisto della filatura di Vignole Borbera, della filatura e tessitura riunite di Rossiglione e di un deposito di cotoni a Genova.
La grave crisi che travagliò l'economia italiana fino alla metà degli anni Novanta rallentò notevolmente il ritmo degli investimenti cotonieri genovesi ed ebbe pertanto pesanti riflessi anche sugli interessi imprenditoriali del Figari. Nel 1895 il Cotonificio italiano ridusse il capitale sociale da 20 a 10 milioni e scorporò tutte le attività che erano state apportate dal gruppo Figari e Bixio. I due imprenditori diedero vita, nello stesso anno, ad una nuova società in accomandita, il Cotonificio ligure, con un capitale di 4 milioni. Al ridimensionamento delle attività in ambito nazionale - in relazione alle difficoltà dovute alla saturazione del mercato interno - corrispose un'importante iniziativa del F. volta a stabilire, secondo un orientamento comune in quel periodo al capitale tessile ligure, la propria presenza in paesi che presentavano maggiori potenzialità espansive. Nel 1893, ancora insieme col Bixio e con altri industriali tessili genovesi, aveva sottoscritto il pacchetto di maggioranza di una società che, con il capitale di un milione, impiantò uno stabilimento di filatura e tessitura del cotone in Brasile, a Rio Grande do Sul. Alla società partecipava anche, con una quota del 20%, l'imprenditore tedesco G. Hensenberger. Nel 1896 l'impresa assunse la denominazione di Società per la tessitura italo-brasiliana e il gruppo genovese acquisì la proprietà dell'intero capitale sociale.
Nel corso degli anni Ottanta-Novanta le scelte imprenditoriali del F. si compendiavano dunque pressoché interamente nell'ambito della produzione cotoniera.
A partire dai primi anni del Novecento, in corrispondenza con l'inizio di un ciclo di generale espansione economica, mentre il suo impegno nel settore tessile diventava sempre più marginale prese ad estendere consistentemente i propri investimenti ad altri comparti, quali quello alimentare (in particolare saccarifero e molitorio) e metalmeccanico".
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