Persona
Di Savoia, Elena
- Petrović-Njegoš, Elena (altra denominazione di autorità)
- Del Montenegro, Elena (altra denominazione di autorità)
Data: 1873 - 1952
- Nascita
- Luogo:
- Cettigne
- Data:
- 8 Gennaio 1873
- Morte
- Luogo:
- Montpellier
- Data:
- 28 Novembre 1952
- Wikipedia
- Elena del Montenegro
- Biografia / Storia
- Elena del Montenegro, nata Jelena Petrović-Njegoš, principessa del Montenegro (Cettigne, 8 gennaio 1873 – Montpellier, 28 novembre 1952), fu moglie di Re Vittorio Emanuele III di Savoia e Regina consorte d'Italia fino al 9 maggio 1946, giorno dell'abdicazione al trono del marito. È considerata Serva di Dio dalla Chiesa cattolica.
Nacque a Cettigne, all'epoca capitale del Principato del Montenegro. Figlia del futuro re del Montenegro Nicola I (Nikola Mirkov Petrović Njegoš), fu educata ai valori e all'unione della famiglia; la conversazione a tavola si svolgeva in francese e si discuteva con eguale disinvoltura di politica e di poesia; le abitudini e le relazioni nella famiglia Petrović-Njegoš erano accurate ma non soffocavano la spontaneità dei caratteri e delle personalità.
Elena crebbe schiva e riservata ma anche piuttosto caparbia, molti ricordano che era ben difficile farle cambiare idea. Molto attaccata alle tradizioni, di animo sensibile e una mente vivace e curiosa, era dotata di un forte amore per la natura: il suo fiore preferito era il ciclamino. Studiò nel collegio Smol'nyj di Pietroburgo, frequentò la casa reale russa e collaborò con la rivista letteraria russa Nedelja pubblicando poesie. Era una donna molto alta (180 cm).
In Italia nel frattempo, la regina Margherita si preoccupava per le sorti dell'unico figlio, futuro re e, in accordo con Francesco Crispi, di origini albanesi e desideroso di una maggiore influenza dell'Italia nei Balcani, combinarono l'incontro tra i due giovani che avvenne al teatro La Fenice di Venezia in occasione dell'Esposizione Internazionale d'Arte.
La scelta può essere vista come il tentativo di arginare gli effetti delle nozze fra consanguinei che affliggevano grande parte della nobiltà europea dell'epoca, favorendo il diffondersi di difetti genetici e di malattie come l'emofilia. Vittorio Emanuele III, figlio di cugini primi, non avrebbe potuto generare un erede sano con una sposa troppo vicina a lui per albero genealogico. Grazie al matrimonio con Elena, invece, ebbe come erede Umberto II, niente affatto simile al padre per quanto riguardava statura (il padre: 153 cm.) e salute.
Dopo un altro incontro in Russia, in occasione dell'incoronazione dello Zar Nicola II, Vittorio Emanuele formulò la richiesta ufficiale al padre di Elena, Nicola I. Il fidanzamento venne ufficializzato nel 1896. Essendo di religione ortodossa, Elena, per motivi di opportunità politica e per assecondare la regina Margherita madre di Vittorio Emanuele, lasciò il Montenegro ed il 21 ottobre 1896 con Vittorio Emanuele sbarcarono a Bari, dove nella basilica di S. Nicola, prima del matrimonio abiurò il credo ortodosso e si convertì alla fede cattolica, anche se il padre Nicola di Montenegro avrebbe preferito che la conversione fosse proclamata dopo il matrimonio.
Il matrimonio fu celebrato il 24 ottobre 1896: la cerimonia civile si tenne al Quirinale, quella religiosa nella Basilica romana Santa Maria degli Angeli alla quale la madre di Elena non partecipò perché ortodossa osservante. Elena indossava in capo un velo intessuto di fili d'argento che disegnavano migliaia di margherite. Il corteo era composto da sei berline di gran gala, alcune tirate da sei cavalli bai, precedute da corazzieri. A seguito della sconfitta di Adua, non furono nozze sfarzose, non c'erano reali stranieri tra gli invitati.
Per l'evento fu ideato un francobollo speciale, noto come Nozze di Vittorio Emanuele III, che però non fu mai emesso, a parte rare copie circolate sotto forma di saggio. Tuttavia esistono numerose medaglie-ricordo con i busti della coppia di sposi.
In viaggio di nozze gli sposi si recarono con il panfilo Jela (Elena in lingua montenegrina) sull'isola di Montecristo dove vissero il loro amore semplicemente, evitando gli appuntamenti mondani. Elena assecondò il marito in tutto. La sua presenza accanto al sovrano si mantenne sempre umile e discreta, non fu mai coinvolta in questioni strettamente politiche, ma dedita e attenta ai bisogni del suo popolo adottivo. Predisposta particolarmente per lo studio delle lingue straniere, fece da traduttrice al marito per il russo, il serbo e il greco moderno, tenendogli in ordine l'emeroteca dei giornali stranieri.
Dal matrimonio con Vittorio Emanuele III ebbe quattro figlie, Iolanda (1901-1986), Mafalda (1902-1944), Giovanna (1907-2000) e Francesca (1914-2001), e un figlio, Umberto (1904-1983), che fu l'ultimo re d'Italia.
Nel 1903 la sua passione per l'arte la portò a fare pressioni affinché fosse ideata una nuova serie di francobolli utilizzando come bozzettista il pittore Francesco Paolo Michetti a cui diede precise indicazioni grafiche. Dai bozzetti fu poi ricavato il francobollo noto come Michetti a destra in quanto illustrava l'effigie di Vittorio Emanuele III rivolta a destra.
Il 28 dicembre 1908 Reggio Calabria e Messina furono colpite da un disastroso terremoto e maremoto. La regina Elena si dedicò subito ai soccorsi, come mostrano fotografie dell'epoca; ciò contribuì ad aumentare la sua popolarità.
Studiò medicina e ne ebbe la laurea honoris causa; finanziò opere benefiche a favore degli encefalitici, per madri povere, per i tubercolotici, per gli ex combattenti ecc. Il Sommo Pontefice Pio XI il 15 aprile 1937 le conferì la Rosa d'oro della Cristianità, la più importante onorificenza possibile a quei tempi per una donna da parte della Chiesa cattolica. Il papa Pio XII nel messaggio di condoglianze inviato al figlio Umberto II per la morte di Elena, la definì "Signora della carità benefica".
L'impegno contro le malattie era un dovere che sentiva profondamente, promosse infatti negli anni iniziative per la formazione e l'aggiornamento professionale dei medici e degli operatori sanitari, per la ricerca contro la poliomielite, per la malattia di Parkinson e soprattutto contro il cancro.
La regina Elena, nel corso del suo regno, visse entrambe le guerre mondiali: l'11 agosto 1900, infatti, in seguito all'assassinio del padre, Vittorio Emanuele dovette improvvisamente salire al trono. Dal punto di vista ufficiale Elena assunse tutti i titoli del marito Vittorio Emanuele III: Regina d'Italia e, con l'avvento dell'Impero, Regina d'Albania e Imperatrice d'Etiopia. La coppia reale si trasferì a Roma, al Quirinale.
Durante la prima guerra mondiale Elena fece l'infermiera a tempo pieno e, con l'aiuto della Regina Madre, trasformò in ospedali sia il Quirinale sia Villa Margherita; per reperire fondi lei stessa inventò la "fotografia autografata" che veniva venduta nei banchi di beneficenza, mentre alla fine del conflitto propose la vendita dei tesori della corona per estinguere i debiti di guerra.
Nel 1939, tre mesi dopo l'inizio della Seconda Guerra Mondiale[2] Elena scrisse una lettera alle sei sovrane delle nazioni europee ancora neutrali (Danimarca, Paesi Bassi, Lussemburgo, Belgio, Bulgaria e Jugoslavia), al fine di evitare all'Europa e al mondo l'immane tragedia.
Visita ufficiale di Hitler a Roma nel 1938; sul palco in prima fila da sinistra: Benito Mussolini, Adolf Hitler, Vittorio Emanuele III d'Italia, Elena del Montenegro; in seconda fila, da sinistra: Joachim von Ribbentrop, Joseph Goebbels, Rudolf Hess, Heinrich Himmler
Ciònonostante, Elena era a fianco del marito quando questi dichiarò l'entrata in guerra dell'Italia il 10 giugno 1940. Nelle sue memorie, la Regina scrive di essere stata presente il 25 luglio a Villa Ada quando Vittorio Emanuele fece arrestare Mussolini: l'arresto del Duce provocò grande indignazione in lei, che rimproverò al marito di aver compiuto un atto indegno di un sovrano affermando che suo padre Nicola non avrebbe mai convenuto a un atto così disonorevole. Il 9 settembre del 1943 seguì il marito nella cosiddetta "fuga" a Brindisi, dove il re si rifugiò lasciando Roma subito dopo che fu reso noto al pubblico l'armistizio con gli Alleati che egli aveva segretamente firmato a Cassibile il 3 settembre per porre fine alla guerra. Il 23 settembre la figlia Mafalda venne arrestata dai nazisti e portata nel lager di Buchenwald, dove morì nel 1944.
Dopo la fine della guerra, che per l'Italia viene fissata convenzionalmente nel 25 aprile 1945, Elena andò in esilio col re il 9 maggio del 1946, subito dopo che Vittorio Emanuele III ebbe abdicato a favore del figlio Umberto assumendo il titolo di Conte di Pollenzo.
La coppia reale si ritirò a Villa Jela, ad Alessandria d'Egitto, ospite di re Farouk I d'Egitto, che ricambiò così l'ospitalità data a suo tempo dal regno italiano a suo nonno, Isma'il Pascià. Durante l'esilio i due coniugi festeggiarono il cinquantesimo anniversario di matrimonio. Elena rimase col marito in Egitto fino alla morte di quest'ultimo, avvenuta il 28 dicembre 1947.
Tre anni dopo si scoprì malata di cancro e si trasferì in Francia, a Montpellier, e nel novembre 1952 si sottopose a un difficile intervento chirurgico nella clinica di Saint Cóm, dove morì il 28 novembre. Fu sepolta, come suo desiderio, in una comune tomba del cimitero Saint-Lazare a Montpellier. L'intera città si fermò per assistere e partecipare al suo funerale. La Municipalità di Montpellier ha intitolato il viale che porta al cimitero alla regina Elena e le ha innalzato un monumento.
65 anni dopo la sua morte, il 15 dicembre 2017, la salma della regina è stata rimpatriata da Montpellier e sepolta nel santuario di Vicoforte, nella cappella di San Bernardo (la stessa dove è sepolto il duca Carlo Emanuele I), dove il 17 dicembre successivo sono stati tumulati anche i resti del consorte Vittorio Emanuele III da Alessandria d'Egitto.
Fonte: Wikipedia