Persona
Guglielminotti, Carlo
- Nascita
- Luogo:
- Cuorgnè
- Data:
- 1835
- Morte
- Luogo:
- Biella
- Data:
- 23 maggio 1887
- Biografia / Storia
- Dal necrologio apparso su "L'Eco dell'Industria - Gazzetta Biellese" del 26 maggio 1887:
Se i meriti d’un uomo si possono i giudicare dalle solenni onoranze tributategli nelle sue esequie, Carlo Guglielminotti è degno senza dubbio di perenne ricordanza, tale e tanto fu il concorso spontaneo di ogni ordine di persone per accompagnarne la salma lacrimala all’eslrema dimora. Nato a Cuorgnè nel Canavesano l’anno 1835, conobbe per tempo la vita del sacrificio e l’amarezza del servire. Datosi più lardi al commercio, ivi palesò la sua laboriosa attività, e in qualità di viaggiatore oltreché contribuire al vantaggio della ditta, seppe anco accrescere le sue tecniche cognizioni. Anzi, prima ancora de’ suoi viaggi, egli avea già maturato nella mente l’idea di una fabbrica di maglierie, idea tutta sua, fortificata poi nelle successive peregrinazioni. Con poche macchine, ma con forte energia pose ad effetto il suo disegno, e più lardi nel 1867 si univa in società col benemerito industriale geometra Antonio cav. Boglietti, dando impulso ad una fabbrica di maglierie giustamente celebrata fra le prime d’Italia. Recentemente stava per aprire per conto proprio un congenere opificio, quando, dopo breve inesorabile malore, la morte lo colse in età di 52 anni il 23 maggio 1887, lasciando nella desolazione la moglie idolatrata e sette figli.
Fu ottimo padre, e provò l’ineffabile dolore di perdere il primogenilo, fu marito esemplare; fu credente per intima profonda convinzione, non per ostentata ipocrisia; fu figlio delle proprie opere, probo, onesto, galantuomo; fu affabile cogli operai; amico cortese, e benefattore secreto secondo il precetto evangelico per cui la mano sinistra dee ignorare i benefici prodigati dalla destra.
Si potrebbe chiudere questa affrettata necrologia colla solita sterile frase; sia almeno di conforto alla famiglia in tanta iattura il compianto universale.
No, no. Si dànno sventure che nemmeno la generale condoglianza è bastevole a mitigare.
L’unico consiglio da darsi ai superstiti è questo. Piangete, o cari, e dato sfogo all’ambascia, ritemprati alle dure prove del dolore, riprendete coraggio e lena; guardate serenamente in faccia l’avvenire, e adempirete cosi al più vivo desiderio dell’amato defunto.