Persona
Lauro, Achille
- Nascita
- Luogo:
- Piano di Sorrento
- Data:
- 16 Giugno 1887
- Morte
- Luogo:
- Napoli
- Data:
- 15 Novembre 1982
- Wikipedia
- Achille Lauro
- Biografia / Storia
- Achille Lauro (Piano di Sorrento, 16 giugno 1887 – Napoli, 15 novembre 1982) è stato un armatore, politico, editore e dirigente sportivo italiano.
La parabola della sua leadership politica fu l'espressione di un fenomeno politico-sociale definito come "laurismo", caratterizzato dalla costituzione di "un esteso e ramificato sistema di interessi" su cui convergeva un largo consenso "di stampo populista fondato sul culto del Comandante", appellativo con cui era chiamato dal popolo napoletano in quanto a capo della Flotta Lauro.
Quinto dei sei figli dell'armatore Gioacchino Lauro e di Laura Cafiero, dopo aver terminato gli studi presso l'istituto tecnico nautico "Nino Bixio" divenne armatore e fondatore della Flotta Lauro, una delle più potenti flotte italiane di tutti i tempi e tra le più importanti aziende del Meridione, nonché di un vero e proprio impero finanziario caratterizzato dalla compartecipazione alle sue attività da parte dei suoi dipendenti.
Nel 1933 si iscrisse al Partito Nazionale Fascista[3] e nel 1938 fu nominato consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, facilitato in questa operazione dalla famiglia Ciano, che apparteneva al mondo armatoriale. Sempre in quel periodo ottenne la carica di presidente della squadra di calcio del Napoli, prendendo il posto che fu di Giorgio Ascarelli.
Dopo la liberazione di Napoli, il 9 novembre 1943 fu arrestato dagli alleati angloamericani e internato nel campo di concentramento di Padula (Salerno), sospettato di aver conseguito "profitti di regime e illecito arricchimento". Dopo quasi due anni di privazione della libertà, tra internamento e carcere, nel settembre 1945 fu assolto da ogni accusa con sentenza della corte d'appello di Napoli.
Nel dopoguerra, dopo una iniziale adesione al movimento dell'Uomo Qualunque, si avvicinò al movimento monarchico di Alfredo Covelli, determinando con il suo apporto finanziario la nascita del Partito Nazionale Monarchico (PNM). Ebbe grandi risultati nella carriera politica, grazie anche al suo consigliere Raffaele Cafiero, autore di molti suoi discorsi pubblici.
Fu eletto parlamentare per una legislatura e in seguito, per pochi mesi nel 1961, sindaco di Napoli.
Nel periodo in cui fu sindaco della città indisse anche una campagna contro i film che proponevano una immagine distorta della città; nel 1959 tentò di entrare nel mondo del cinema e fondò la Paternope Cinematografica, ma l'unico film prodotto fu La contessa azzurra di Claudio Gora con Paolo Stoppa, Amedeo Nazzari e la futura moglie Eliana Merolla.
Alle elezioni comunali del 1952 e del 1956 riuscì ad arrivare fino a circa trecentomila preferenze, quota mai raggiunta prima da un candidato alle elezioni locali. Alle politiche del 1953 ottenne 680 000 preferenze alla Camera dei deputati, anche questa quota mai raggiunta fino ad allora da nessun deputato ma la sua elezione venne annullata per incompatibilità il 6 aprile 1954 in quanto era sindaco di Napoli[6] e venne sostituito da Raffaele Guariglia.
Lo stesso anno fondò da una scissione del PNM, il Partito Monarchico Popolare, che, nelle elezioni del 1958, portò diversi deputati al Parlamento. Fu lui stesso eletto deputato e fu capogruppo alla Camera, ma, in quelle stesse elezioni, dovette incassare la sconfitta personale nel seggio senatoriale di Castellammare di Stabia in cui prevalse il democristiano Silvio Gava.
Il PMP nel 1961 divenne il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica, Lauro venne rieletto sindaco il 4 febbraio 1961 grazie anche all'astensione dei democristiani in Consiglio comunale venne rieletto con 30 voti su 75, poi si dimise da deputato l'11 aprile per evitare di nuovo l'incompatibilità e mantenne la carica per pochi mesi fino al 29 novembre quando il comune venne commissariato dopo che gli unici partecipanti al Consiglio comunale erano i monarchici e i missini. Nel 1962 si candidò nuovamente sindaco ma nonostante i monarchici raggiunsero la maggioranza relativa in Consiglio comunale vinse il democristiano Vincenzo Mario Palmieri e quindi Lauro decise di rinunciare per sempre alle elezioni amministrative. Lo stesso anno appoggiò l'elezione del democristiano Antonio Segni come Presidente della Repubblica. Della sua attività da sindaco ne fa un ritratto critico, poco dopo, il film Le mani sulla città (1963) di Francesco Rosi.
Nel 1963 fu rieletto alla Camera nelle consultazioni del 1963. Nelle elezioni del 1968 lasciò il seggio al Senato al figlio Gioacchino Lauro, che però morì giovane nel 1970. Nel 1972 Lauro aderì, insieme alla maggioranza del partito, al Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale. Con quel partito fu eletto quell'anno ancora una volta alla Camera e ancora nel 1976. Nel 1977 partecipò alla scissione del MSI che diede vita a Democrazia Nazionale.
Fu anche editore del quotidiano napoletano Roma e presidente del Napoli, dal 1936 fino al 1969, quando fu sostituito dal giovane ingegnere e costruttore Corrado Ferlaino. Durante la sua lunga presidenza il Napoli visse più di colpi di mercato e promesse di grandezza che di risultati degni di nota (accanto a due retrocessioni poté vantare la sola conquista di una Coppa Italia nel 1962), ma costituì comunque, per Lauro, un'enorme cassa di risonanza.
In tarda età dal 1980, assistette al crollo finanziario della flotta Lauro, con la nascita della Lauro Line, in seguito, nel 1987, inglobata nella MSC. Lauro fu accusato di voto di scambio, che sarebbe stato gestito regalando ai suoi elettori una scarpa sinistra prima del voto e la scarpa destra dopo il voto.
Achille Lauro muore il 15 novembre 1982 all'età di 95 anni per un collasso cardiocircolatorio nella sua villa di via Francesco Crispi, 73 nel centralissimo quartiere di Chiaia.
La camera ardente si tenne a casa sua il giorno dopo e partecipò molta gente comune da tutta Napoli, a cui si aggiunsero il presidente del Napoli Corrado Ferlaino assieme all'allenatore Massimo Giacomini
Il funerale fu molto movimentato si svolse il 17 novembre nella Chiesa di San Ferdinando; parteciparono almeno 3.000 persone tra la folla c'erano persone che facevano le corna, la Gioventù monarchica e i missini che facevano i saluti romani all'uscita della chiesa impedendo l'uscita del feretro che venne portato fuori dai marinai della Flotta Lauro; al funerale partecipò anche il sindaco comunista Maurizio Valenzi che fu fischiato e il capo dell'ufficio stampa del Napoli Carlo Juliano assieme ai calciatori Giuseppe Bruscolotti, Claudio Vinazzani e Luciano Castellini con una rappresentativa e la Primavera, il corteo proseguì fino al municipio accompagnato da alcuni fedelissimi che protestarono perché la bandiera non era listata a lutto, poi il feretro passò davanti alla sede della Flotta Lauro e si concluse al cimitero comunale di Piano di Sorrento dove era già stata sepolta la moglie Angelina.
Lasciò in eredità un patrimonio di oltre 300 miliardi di lire ma senza alcun testamento perché era molto superstizioso.
Fonte: Wikipedia