Persona
Calliano, Pietro
- Nascita
- Luogo:
- Muzzano
- Data:
- 28 gennaio 1857
- Morte
- Luogo:
- Biella
- Data:
- 30 giugno 1930
- Biografia / Storia
-
Pietro Calliano nacque il 28 gennaio 1857 da Cipriano e Caterina Maria Poma. Era nipote del cav. Antonio Poma e del comm. Giuseppe Poma e fratello di Carlo, medico e filantropo, fondatore, a Torino, della Scuola Samaritana d’Italia o Scuola Popolare di Soccorso d’Urgenza e autore di varie opere di Medicina, morto a soli 53 anni nel 1908.
Nel 1887 sposò Noemi Lanza, che fu poi presidente dell’Opera Bonomelli, istituita da mons. Geremia Bonomelli che si occupava di aiutare in senso spirituale, ma anche e soprattutto in termini concreti e materiali, i lavoratori italiani attivi all’estero.
Pietro Calliano era un Industriale conosciuto e stimato nel Biellese, molto attivo in ambito sportivo e sociale. Negli anni tra la fine dell’800 e inizio ‘900 fu sindaco-revisore della Società di Mutuo Soccorso degli Operai di Biella, Presidente della Società di Mutuo Soccorso tra militari di truppa congedati “L’esercito”, membro del Comitato della Croce Rossa e Consigliere Comunale a Biella.
Fu Presidente della Società di Ginnastica Pietro Micca dal 1901 al 1911 impegnandosi, come primo atto del suo mandato, di trovare una sede più decorosa, traslocando al piano terra di un edificio (casa Tempia) nell’allora Viale Regina Margherita (oggi Viale Matteotti). In campo sportivo fu inoltre abile e provetto tiratore di scherma, giudice nelle gare di palla allo sferisterio e Presidente della Società di Tiro a Segno Nazionale di Biella.
Nel 1894 entrò in società con Sebastiano Protto e Antonio Vaciago nella ditta Boglietti “in seguito al decesso del cav. A. Boglietti che erasi ritirato dal commercio, rimanendovi però quale capitalista per
400 000 lire” e nel 1899 venne insignito della Croce di Cavaliere della Corona d’Italia.
Nel 1901 era nel Consiglio di Amministrazione di una nuova Società Anonima, denominata “Stabilimento meccanico biellese con fonderia”, che rilevava e continuava l’esercizio dello stabilimento della disciolta “Ditta Tamasso, Musso e Squindo”. Presidenti erano Antonio Tamagno, Giuseppe Squindo, Federico Petiva, Francesco Pugno, cav. Alberto Vercellone, cav. Alberto Garbaccio. Insieme a lui, nel Consiglio di Amministrazione, figuravano il cav. Ing. Eugenio Maglioli, il cav. Avv. Flaminio Regis, sindaci effettivi e cav. Gregorio Reda e Enrico Bozzalla, sindaci supplenti.
Nel 1902 era socio accomandatario con Antonio Vaciago nella fabbrica di ovatte e generi affini “Enrico Lonì e C.”, nel 1905 uscì dalla ditta Boglietti, di cui era socio e comproprietario, e nel 1906 impiantò un grande maglificio nel Vernato, a Biella, la S.a.s. “Pietro Calliano”, per ingrandire l’originaria filatura di maglieria impiantata nel 1870 dal padre Cipriano. “Con atto 22 agosto p.p. fra i signori Calliano cav. Pietro fu Cipriano, residente a Biella ed ing. Canova Giovanni fu Carlo, residente in Torino, venne costituita la società accomandita semplice sotto la ragione “Pietro Calliano” per la fabbricazione ed il commercio di tessuti a maglia, filatura della lana ed affini con sede in Biella. Il capitale sociale è di L. 600 000 conferito dai due soci in parti uguali. Il cav. Calliano è socio accomandatario ed a lui spetta la firma sociale. La società avrà durata sino al 31 dicembre 1912” (Da: “La Tribuna Biellese”, 27 settembre 1906)
Nel 1906 venne nominato Ufficiale della Corona d’Italia. Nel 1908 la sua ditta subì una trasformazione diventando la “Società Anonima Maglieria Pietro Calliano”, con un Consiglio di Amministrazione che aveva come Presidente l’ing. Giovanni Canova, Ernesto Poma come Vice-Presidente e come consiglieri Pietro Calliano stesso, Alessandro Zoia, Enrico Zaccheo, Giovanni Poma e Pietro Axerio Cilies.
Il maglificio Calliano, tra il 1910 e il 1911, fu al centro di accese polemiche che si protrassero per alcuni mesi e che furono oggetto di numerosi articoli sui giornali dell’epoca. La Tribuna Biellese del 15 maggio 1910, all’interno della Pagina Umoristica, riferiva con ironia che il cav. Uff. Pietro Calliano “istituì le monache negli stabilimenti industriali”. In effetti la ditta aveva costruito nell’area del suo stabile un edificio ad uso convitto la cui gestione era stata affidata a suore dell’ordine delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Nel convitto trovavano “alloggio per due soldi e vitto per 12 soldi le ragazze lavoranti nello stabilimento e prive di genitori o lontane dalla famiglia” e anche il Corriere Biellese ironizzava su questa iniziativa, dubitando sia sulla filantropia industriale che sulla carità monacale e concludendo che le operaie, all’interno del convitto, avrebbero condotto una vita ben misera, totalmente priva di libertà e segnata da continui soprusi da parte delle monache. Il 27 luglio 1911, sulle pagine della Tribuna Biellese e in seguito alla pubblicazione sul Corriere Biellese di due articoli sulle ingiustizie, i soprusi e i maltrattamenti che le operaie avrebbero subito all’interno del convitto, Pietro Calliano pubblicò una lettera aperta all’on Felice Quaglino, Deputato al Parlamento, invitandolo a recarsi nel suo stabilimento per procedere ad una severa inchiesta per appurare la verità sui fatti e renderla di pubblico dominio. Il 28 luglio il Corriere Biellese, in risposta a tale lettera, confermava, senza timore di smentita, quanto scritto in precedenza, aggiungendo, a conferma di quanto scritto, che le operaie reclutate a Cossato, inizialmente più di 50, si erano ormai ridotte ad una mezza dozzina soltanto e che il Maglieficio Calliano era l’unico ad essere continuamente sprovvisto di operai (a differenza ad esempio del Maglieficio Boglietti), tanto da andarli a prendere in carrozza o pagare loro il treno per la trasferta, come accaduto per le operaie di Cossato. Le polemiche proseguirono tra i dubbi che le operaie, sotto inchiesta e in presenza del padrone, avrebbero potuto smentire quanto denunciato in precedenza per timore di un licenziamento e di ritrovarsi senza mezzi di sussistenza. L’on Quaglino si recò nello stabilimento il 9 agosto e avviò l’inchiesta confidando nella serietà di chi l’aveva chiamato ad investigare ma la ditta cercò pretesti per intralciare il suo operato, togliergli l’incarico affidato e restringere il campo delle indagini. Grazie agli elementi raccolti, l’on Quaglino arrivò alla conclusione che, non solo tutte le accuse formulate dal Corriere Biellese corrispondevano a verità, ma che ci fosse anche dell’altro che presto sarebbe venuto a galla. “Io interpellerò il Governo per sapere a quale punto si trovi l’inchiesta ordinata dall’ex Presidente del Consiglio sull’opera dei Convitti religiosi nelle fabbriche, e — per mio conto — mi sento fin d’ora in grado di assicurarlo che ciò che avviene presso la Ditta Calliano sorpassa l’incredibile”, scriveva l’on. Quaglino. Dopo le accese polemiche, durate settimane, tra i giornali locali di opposte fazioni, a partire dal settembre del 2011, non si ebbe più notizia sull’esito delle indagini.
Il maglificio chiuse definitivamente i battenti nel 1912, anche a causa del conflitto libico che, causando il blocco delle esportazioni verso alcuni paesi, determinò la perdita delle commesse in corso (Da: Sotto lo sguardo del padrone di Massimiliano Franco)
Si sa che, nel 1913, Pietro Calliano tentò una nuova avventura imprenditoriale aprendo uno studio di rappresentanze industriali e, date le migliori garanzie che il suo nome offriva, ebbe la fiducia e la conferma di primarie case europee in lane e cotoni. Nel 1917, però, gli affari non erano particolarmente floridi e il Calliano lasciò Biella per Milano.
Morì il 30 giugno 1930