Nel 1832 Giuseppe Ormezzano impiantò un lanificio nello stabilimento situato tra l’odierna via Carso e il torrente Cervo.
La proprietà passò ad Antonio Galoppo nel 1870 e si dedicò ai primi ampliamenti dello stabile.
Nel 1894 i Rivetti affittarono il lanificio da Galoppo per poi acquistarlo e trasformarlo in uno dei maggiori d’Italia. Questo fu l’ultimo capitolo di una vicenda iniziata circa vent’anni prima, nel 1872, quando Giuseppe Rivetti, figlio di un operaio affittò uno stabilimento a Vallemosso per dedicarsi alla sfilacciatura di stracci in conto terzi.
In poco tempo, tra il 1879 e il 1886, i figli Quinto, Ottavio, Pietro e Giovanni Rivetti affittarono quattro fabbriche a Callabiana, Pianezze e a Biella, tutte sotto la ragione sociale “Lanificio Giuseppe Rivetti & Figli” per la fabbricazione di pannilana
Lo stabilimento di Biella divenne presto il più importante. Pietro e Ottavio Rivetti lo ampliarono, tanto da spingerli a concentrare in città tutte le attività della ditta. Prima tra tutte le aziende biellese, il Lanificio Rivetti smise di acquistare lane meccaniche, sostituendole con stracci da sfilacciare in proprio. Nel Novecento la ragione sociale cambiò in Lanificio Rivetti S.A. e iniziò a specializzarsi nella produzione di cascami di rayon.
Allo scoppio della Grande Guerra, il lanificio fu dichiarato stabilimento industriale utile per la produzione di tessuto grigioverde per le divise militari. Sull’arco di ingresso, infatti, si leggeva in lettere capitali “Lanificio Giuseppe Rivetti e Figli. Stabilimento ausiliario per decr.to min.le 31 ottobre 1916 n.ro 132“.
A seguito degli ampliamenti l’ingresso principale del complesso Rivetti si trovava sull’odierna via Repubblica: richiamava quella che oggi è l’entrata di Palazzo Rivetti, un complesso di abitazioni e uffici privati. L’arco d’ingresso dello stabilimento era più arretrato rispetto alla strada, la via Vittorio Emanuele di allora, ma ancora ben riconoscibile.
Nel dopoguerra l’azienda assunse maggiore importanza, impiegava circa 3.000 operai, un numero destinato a crescere ancora.
Dal 1962 con le prime avvisaglie della crisi industriale e la morte di Oreste Rivetti (così influente che sembra abbia imposto la deviazione del tracciato dell’Autostrada Torino-Milano, perché passasse da Santhià e Carisio, per agevolare i traffici biellesi), iniziò il declino dell’azienda. Lo stabilimento, non più produttivo, è ancora esistente, ma versa in stato di abbandono.
Note di lavoro
Il rilevamento fotografico è stato effettuato da Andrea Perino nel mese di novembre 2021 nell'ambito del progetto "Fotofabbrica".