Ospizio di Carità della Città e Provincia di Biella (sede della Provincia di Biella) [ARCHITETTURA]
Tipologia
Tipologia edificio:
edificio socio-assistenziale
Notizie storiche
Descrizione:
Dal 1995 il palazzo dell'ex Ospizio di Carità è la sede istituzionale della Provincia di Biella. L'Ospizio di Carità di Biella trae la propria origine dagli editti con i quali, tra il 1716 e il 1717, Vittorio Amedeo II intese bandire la mendicità dai propri Stati, vietando l'accattonaggio e auspicando lo stabilirsi in ogni luogo ragguardevole di ospizi per il ritiro dei mendicanti o, almeno, di congregazioni di carità per il soccorso dei bisognosi.
In seguito a questi ordini, infatti, il 2 agosto 1718 il consiglio comunale nominò i quattordici membri d'elezione, tutti appartenenti a famiglie importanti della città, che avrebbero costituito, con due rappresentanti del capitolo di Santo Stefano e sette membri di diritto, la congregazione per il futuro Ospizio. Dopo vari intoppi, tra il 1721 e il 1722, grazie soprattutto alle sollecitazioni del governatore di Biella, Tommaso Minganti, la congregazione cominciò a operare concretamente, ospitando i primi poveri in una casa a pigione ai piedi della Costa d'Andorno.
L'Ospizio poté avere una sede propria l'anno successivo grazie all'eredità lasciata dal nobile Giuseppe Andrea Colombo.
Il 30 agosto 1737, Ferdinando Antonio Dal Pozzo lasciò tutto il suo patrimonio all'Ospizio, che ne entrò in possesso solo al termine di una lunga lite con il principe Enrico Dal Pozzo della Cisterna. Dopo un primo provvisorio trasferimento nello stabile lasciato dal canonico Vittorio Agostino Villanis in usufrutto alla Confraternita della Trinità (attuale oratorio di San Filippo), nel 1744 l'Ospizio acquistò dal marchese Celestino Ferrero della Marmora un sedime con giardino, forno e pertinenze sito nel cantone di Giara.
I lavori di adattamento si susseguirono fino a portare all'edificio attuale. Già nel 1740 era stato impiantato dai fratelli Agostino e Ludovico Gromo, drappieri in Biella, un lanificio interno per permettere il lavoro dei ricoverati (anche con la produzione di calze). Gli opifici interni continuarono la loro funzione seppur tra varie difficoltà anche nella nuova sede definitiva.