“Il significato dogmatico si trova nella stessa materiale struttura e non potrà mai essere cancellato senza distruggere il complesso architettonico”. Così scrisse l’architetto Nicola Mosso a proposito della chiesa da lui progettata a Pavignano, a fianco dell’antico tempio divenuto insufficiente alle necessità della popolazione. L’edificio in cemento armato e mattoni a vista, la cui costruzione incominciò nel 1966, risulta infatti particolarmente interessante per i contenuti simbolici sottesi e per le soluzioni adottate per le funzioni liturgiche. Lo spazio si sviluppa attorno ad un unico grande vano culminante in tre cupole sovrapposte a tre livelli diversi: quella più elevata ha la forma del triangolo equilatero a ricordo della SS. Trinità e i suoi tre vertici corrispondono ai sottostanti spazi riservati al Battesimo, la Penitenza e l’Eucarestia; la cupola intermedia, a forma di stella raggiata, manda luce al sottostante “anello portante” esagonale che vuole ricordare la corona di spine del Salvatore. Punto focale del presbiterio è la pala d’altare, dalla cornice raggiata, con la fotografia delle due immagini impresse in negativo sulla Sindone che si trova a Torino grazie a San Carlo, a cui è intitolata la chiesa. Anche in questo progetto, come per altri di Mosso, si manifesta l’integrazione tra le arti, in particolare la fusione tra architettura e scultura: le stazioni della Via Crucis sono state impresse indelebilmente e direttamente sui pilastri in cemento armato durante il getto e sono ad opera dell’artista Carlo Rapp.
tratto dal catalogo della mostra Identità di pietra. Architettura del '900 a Biella, Biella 2011