Evento
Biella all'opera. Quando il lavoro era un mestiere (4 luglio-6 settembre 2015)
L’operosità e la propensione al lavoro dei suoi abitanti è una caratteristica da sempre riconosciuta al Biellese. Terra storicamente contrassegnata da un massiccio sviluppo dell’industria tessile, il nostro territorio è sempre stato un modello esemplare dell’organizzazione del lavoro in fabbrica. Eppure Biella non era fatta solo di lanifici e filature, era anche un luogo popolato da uomini e donne che ogni giorno si adoperavano con impegno nelle più svariate professioni.
Il Biellese degli anni ’50 e ‘60, quello ancora impresso nella memoria di tanti e che è raccontato dalle immagini storiche degli archivi fotografici della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, era una terra florida, operosa, ricca di uomini e donne orgogliosi del proprio lavoro, mezzo di sostentamento necessario e valore civile.
Oggi forse ciò che è cambiato di più nel lavoro rispetto al passato è proprio la sua capacità di dare a chi lo svolge un’identità professionale ben definita. Un tempo avere un lavoro voleva dire soprattutto imparare un mestiere, apprenderne i segreti, “rubandoli” dai più anziani, e costruirsi lentamente una propria professionalità. Oggi purtroppo il lavoro, sempre più incerto e saltuario, da strumento di crescita personale si trasforma per molti in un susseguirsi di esperienze scollegate tra loro; per altri ancora è un vero e proprio miraggio.
Nelle immagini presentate, selezionate dagli archivi Cesare Valerio, Lino Cremon e Giancarlo Terreo, ci imbattiamo in facce sorridenti, a volte stanche, ma sempre orgogliose di mostrare la propria identità professionale, i propri strumenti, i frutti degli sforzi quotidiani. Ognuno, in quel preciso momento, sembra dirci con fermezza chi è. Forse perché ognuno di essi sapeva bene chi era: artigiano, maniscalco, panettiere, muratore, cuoco, impiegato, medico, operaio, benzinaio, contadino... Uomini e donne che, pur in una realtà sociale complessa e difficoltosa, attraverso il lavoro acquisivano la propria dignità. Alcune di queste professioni sono ormai scomparse, altre resistono all’effetto dei tempi, altre ancora possono essere riscoperte e reinterpretate.
Certo, il lavoro resta centrale nelle nostre vite. È ciò che ci permette di costruire la nostra immagine. E il Biellese, costretto dai tempi a svestire in parte l’abito tessile, è da anni alla ricerca di una nuova identità.
Nel 2015 la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella realizzava così la mostra Biella all’opera. Quando il lavoro era un mestiere, che voleva essere non solo una vetrina sul passato per tramandare il ricordo dei lavoratori che contribuirono a rendere tanto vitale la nostra società, ma - soprattutto - un invito a utilizzare la memoria come fonte di innovazione per progettare insieme nuovi futuri possibili.
Il Biellese degli anni ’50 e ‘60, quello ancora impresso nella memoria di tanti e che è raccontato dalle immagini storiche degli archivi fotografici della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, era una terra florida, operosa, ricca di uomini e donne orgogliosi del proprio lavoro, mezzo di sostentamento necessario e valore civile.
Oggi forse ciò che è cambiato di più nel lavoro rispetto al passato è proprio la sua capacità di dare a chi lo svolge un’identità professionale ben definita. Un tempo avere un lavoro voleva dire soprattutto imparare un mestiere, apprenderne i segreti, “rubandoli” dai più anziani, e costruirsi lentamente una propria professionalità. Oggi purtroppo il lavoro, sempre più incerto e saltuario, da strumento di crescita personale si trasforma per molti in un susseguirsi di esperienze scollegate tra loro; per altri ancora è un vero e proprio miraggio.
Nelle immagini presentate, selezionate dagli archivi Cesare Valerio, Lino Cremon e Giancarlo Terreo, ci imbattiamo in facce sorridenti, a volte stanche, ma sempre orgogliose di mostrare la propria identità professionale, i propri strumenti, i frutti degli sforzi quotidiani. Ognuno, in quel preciso momento, sembra dirci con fermezza chi è. Forse perché ognuno di essi sapeva bene chi era: artigiano, maniscalco, panettiere, muratore, cuoco, impiegato, medico, operaio, benzinaio, contadino... Uomini e donne che, pur in una realtà sociale complessa e difficoltosa, attraverso il lavoro acquisivano la propria dignità. Alcune di queste professioni sono ormai scomparse, altre resistono all’effetto dei tempi, altre ancora possono essere riscoperte e reinterpretate.
Certo, il lavoro resta centrale nelle nostre vite. È ciò che ci permette di costruire la nostra immagine. E il Biellese, costretto dai tempi a svestire in parte l’abito tessile, è da anni alla ricerca di una nuova identità.
Nel 2015 la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella realizzava così la mostra Biella all’opera. Quando il lavoro era un mestiere, che voleva essere non solo una vetrina sul passato per tramandare il ricordo dei lavoratori che contribuirono a rendere tanto vitale la nostra società, ma - soprattutto - un invito a utilizzare la memoria come fonte di innovazione per progettare insieme nuovi futuri possibili.