Evento
La Regina d'Autunno. Le Feste dell'Uva nella tradizione biellese (21 ottobre-30 novembre 2013)
Data: 21 ottobre 2013 - 30 novembre 2013
Radicate quasi ovunque nel territorio italiano da tempo immemorabile, le Feste dell’Uva giungono puntuali all’arrivo dell’autunno per celebrare la vendemmia e la raccolta dell’uva. Così avveniva anche in passato.
Durante il Ventennio tuttavia anche queste feste, così come accadde per altri eventi collettivi, furono assorbite dall’ideologia fascista. Le Feste dell’Uva del regime furono progettate nel 1930 dal Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste e poi diffuse capillarmente in tutto il Paese.
Se le circolari che giunsero ai Comuni ponevano l’accento sulla necessità di diffondere il consumo dell'uva in virtù delle sue qualità nutritive, le motivazioni reali furono di ordine economico e politico. Si trattava infatti di promuovere il consumo sia di vino che di uva da tavola per fronteggiare la grave crisi in cui versava l’intero settore a causa della sovrapproduzione e della conseguente svalutazione del prodotto. Dato però che l’esaltazione del vino andava in contrasto con la politica antialcolica del partito di Benito Mussolini, la propaganda fu organizzata in modo tale da sostenere che lo stesso vino, in dosi moderate, era un alimento dalle importanti proprietà terapeutiche. La valorizzazione di tradizioni che andavano scomparendo serviva inoltre al fascismo per divulgare la propria immagine di partito ruralista e difensore dei costumi.
Nel Biellese le Feste dell’Uva si svolsero nel capoluogo e nei più importanti centri del circondario, ma la più importante era senza dubbio quella di Masserano, che in alcuni anni assunse carattere provinciale.
Nel dopoguerra le Feste dell’Uva, liberatesi da ogni ombra ideologica, furono perlopiù promosse dall’ENAL Ente Nazionale Assistenza Lavoratori, l’ente pubblico dopolavoristico nato nel 1945 per sostituire l'OND Opera Nazionale Dopolavoro creata dal regime.
Durante il Ventennio tuttavia anche queste feste, così come accadde per altri eventi collettivi, furono assorbite dall’ideologia fascista. Le Feste dell’Uva del regime furono progettate nel 1930 dal Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste e poi diffuse capillarmente in tutto il Paese.
Se le circolari che giunsero ai Comuni ponevano l’accento sulla necessità di diffondere il consumo dell'uva in virtù delle sue qualità nutritive, le motivazioni reali furono di ordine economico e politico. Si trattava infatti di promuovere il consumo sia di vino che di uva da tavola per fronteggiare la grave crisi in cui versava l’intero settore a causa della sovrapproduzione e della conseguente svalutazione del prodotto. Dato però che l’esaltazione del vino andava in contrasto con la politica antialcolica del partito di Benito Mussolini, la propaganda fu organizzata in modo tale da sostenere che lo stesso vino, in dosi moderate, era un alimento dalle importanti proprietà terapeutiche. La valorizzazione di tradizioni che andavano scomparendo serviva inoltre al fascismo per divulgare la propria immagine di partito ruralista e difensore dei costumi.
Nel Biellese le Feste dell’Uva si svolsero nel capoluogo e nei più importanti centri del circondario, ma la più importante era senza dubbio quella di Masserano, che in alcuni anni assunse carattere provinciale.
Nel dopoguerra le Feste dell’Uva, liberatesi da ogni ombra ideologica, furono perlopiù promosse dall’ENAL Ente Nazionale Assistenza Lavoratori, l’ente pubblico dopolavoristico nato nel 1945 per sostituire l'OND Opera Nazionale Dopolavoro creata dal regime.