Architettura e Paesaggio
Casa Stallo [ARCHITETTURA]
- Palazzo Stallo (attribuito)
- già casa Fabio Canova (alternativo)
- Tipologia
- Tipologia edificio:
- residenza privata
- Notizie storiche
- Descrizione:
- La mostra dedicata ai Lora Totino inaugurata domenica scorsa alla Fabbrica della Ruota ha tratto fuori dal suo oblio, ormai più che secolare, il nome di una famiglia e di una ditta che, pur non essendo biellese, ha lasciato più di una traccia a Biella nella seconda metà dell'Ottocento. Gli Stallo, antica schiatta di mercanti torinesi di origine genovese (a Lorenzo Stallo sono dedicati un asilo e una via di Genova e la sua tomba a Staglieno è opera pregiata del talentuoso Luigi Orengo) concessero agli industriali di Pray un consistente credito sotto forma di approvvigionamento laniero. Il 19 febbraio 1878, in Torino, Gaetano Stallo sottoscrisse una fornitura di materia prima da 80.000 lire in controvalore, a ragione del fatto che: "la Ditta Lora Felice Totino volendo estendere ed ampliare le sue operazioni industriali e commerciali, richiede la ditta summenzionata Fratelli Stallo d'Agostino di farle un considerevole accreditamento di lane per un lungo periodo di tempo, offrendo all'uopo una cautela ipotecaria per la lunga durata del concesso accreditamento", ovvero dando in garanzia tutto l'impianto produttivo posto lungo il Sessera. L'obbligo ipotecario dei Lora Totino a favore della ditta Stallo fu cancellato nel 1896 con reciproca soddisfazione. L'accordo del 1878 fu siglato a Torino, ma poteva avvenire a Biella, dove gli Stallo avevano una filiale. Per scoprire dove si trovava bisogna risalire lungo via Italia a partire dai giardini. Percorsi pochi metri di quella che fu la via Maestra (poi via Umberto), a sinistra si nota il vicolo di Porta Torino. Lo stabile d'angolo, dove oggi si incontrano un'agenzia di viaggi e una farmacia, fu la sede della ditta Stallo. Nel catasto di fine Settecento l'edificio è già raffigurato. Apparteneva a tale Fabio Canova insieme alle sue immediate pertinenze, tranne una porzione minima proprio allo spigolo tra le due vie che era un'aia della Confraternita di Santa Marta. Il fabbricato, che tra il 1828 e il 1866 era stato di proprietà dello speziale (farmacista) Giovanni Battista Giudice, doveva essere molto diverso da come appare adesso e, probabilmente, più basso di un piano. Di sicuro occupava più spazio rispetto alla strada, che risultava di conseguenza più stretta. Queste caratteristiche si evincono da un documento conservato presso l'Archivio di Stato di Biella, tra le carte del "Consiglio Edilizio" della Città di Biella. La ditta Stallo aveva acquistato il caseggiato da Rosa fu Giovanni Battista Giudice il 25 febbraio 1866 e, a fronte dell'intenzione dell'autorità cittadina di rettificare e di ampliare l'odierna via Italia, aveva presentato un progetto di rifacimento della facciata a firma del geometra Eugenio Regis datato 12 marzo 1866. Il verbale del citato organo urbanistico, antesignano della "Commissione Edilizia", del 24 marzo seguente attesta che, conformemente ai disegni del geom. Regis, "verrebbe elevato il muro di facciata della stessa casa [...] mantenendo però sempre ferma la linea stata tracciata col verbale 22 luglio 1865 in modo che non venga a darsi alla contrada unna minor larghezza di quella ivi indicata". La ditta Stallo (la proprietà dell'immobile era dell'azienda e non in capo personalmente ai soci) aveva colto l'occasione della rettificazione della via Maestra per compiere importanti lavori di ristrutturazione, anzi voleva "procedere alla totale rimodernazione della sua casa, e rappresentando il poco regolare andamento, e la ristrettezza dell'attinente contrada, ne promuoveva dal Consiglio il rettifilo". L'arretramento della traccia del fronte dello stabile avrebbe comportato per gli Stallo una seppur minima perdita di terreno e per tale superficie ceduta era stata inoltrata la prevista istanza di indennizzo... D'altro canto, una più che florida realtà commerciale specializzata nell'importazione di lane (e non solo) a livello mondiale non poteva che fondare la propria forza sull'attenzione agli spiccioli e ai mezzi metri quadrati... Ironia a parte, l'acquerello del geometra Regis rispecchia in modo fedele l'aspetto attuale del palazzo, il che porta a una datazione affidabile e precisa. La scelta degli Stallo non poteva essere più oculata e strategica: nel cuore di Biella e a due passi dalla stazione ferroviaria inaugurata nel 1856. E alla conclusione del cantiere quella non sarebbe più stata una vetusta costruzione, bensì una bella palazzina, signorile ed elegante come si addiceva a una "casa" rispettabile. Nel giro di qualche anno, però, la fortuna voltò le spalle agli abili fondachieri. Nel 1878, qualche mese dopo la transazione coi Lora Totino, venne a morte Andrea Stallo, il più anziano dei due fratelli che avevano ereditato la ditta dal padre cav. Agostino (che fino al 1869 era anche direttore della Banca Nazionale in Torino). Colto da male improvviso, il 3 ottobre, il banchiere comm. Andrea Stallo morì a Milano a 63 anni. Era stato impegnato anche nella vita pubblica torinese e nazionale. Fu consigliere comunale e deputato attorno al 1870, fu amministratore di opere pie, filantropo e più volte membro di commissioni di valutazione in ambito borsistico e commerciale in qualità di giudice delegato per processi fallimentari e affini. Si interessò anche di istruzione tecnica e volle sostenere anche la Scuola Professionale di Biella (il suo nome compare sulla lapide dei benefattori al chiostro di San Sebastiano). All'inizio di quello stesso 1878, la "Fratelli Stallo" fu uno dei firmatari di una lettera inviata al Re d'Italia in merito alla mancata ratifica del trattato doganale con la Francia, segno di buona salute della ditta, che aveva interessi anche Oltralpe, ma la dipartita del primogenito diede il via al declino. La ragione sociale si consolidò dunque nelle mani di Gaetano che, a sua volta, era molto noto e apprezzato negli ambienti finanziari, culturali e assistenziali di Torino. Sostenitore della Società Promotrice delle Belle Arti e della scuola per ragazzi rachitici, come il fratello fu giudice di commercio e facoltoso imprenditore, ma col passare del tempo non poté che assistere alla progressiva contrazione delle vaste ramificazioni della sua ditta. Se è vero che il 5 febbraio 1889 il cavalier Gaetano Stallo fu chiamato a far parte del Consiglio di Amministrazione del Lanificio Italiano costituitosi quel giorno in Genova (il sodalizio, di cui deteneva un quarto del capitale il Lanificio Sociale Biellese, avrebbe operato in due siti produttivi, uno a Coggiola e l'altro a Terni e poteva contare anche su due biellesi: Virginio Ferrua e l'avv. Ernesto Flaminio Bona) è altrettanto vero che di lì a qualche settimana il ramo biellese della stessa "Fratelli Stallo" era già entrato in procedura fallimentare (curata dal citato avvocato Bona). Fu forse in quel contesto che lo stabile di via Umberto 19 passò di mano: la Associazione dell'Industria Laniera Italiana, nata a Biella nel 1877, si installò (in affitto) proprio in quel palazzo e vi rimase per quasi mezzo secolo, ospitando al suo interno anche la sede della Lega Industriale Biellese (creata da Felice Piacenza nel 1901) e della Federazione Industriale Biellese (dal 1918). Quando la "Laniera" si trasferì a Palazzo Ronco nel 1925, le due precorritrici dell'Unione Industriale Biellese rimasero in quelle sale fino al 1938. Nel frattempo, fin dal 1918, il commerciante di carbone Pietro Mercandino era entrato in possesso dell'immobile. Gaetano Stallo sopravvisse molti anni ad Andrea, ma non ebbe la possibilità di far continuare l'attività della ditta. Nel 1895 si dimise da amministratore del Credito Industriale di Torino per ragioni di salute. Si spense il 28 aprile 1896 a sessantasette anni. Nel trafiletto dedicato allo stato civile da "La Stampa" è indicato come "negoziante". La "Fratelli Stallo", di fatto, morì con lui. Scomparendo dal mondo degli affari, scomparve anche dai ricordi delle persone e, al di fuori degli archivi, non ne restano che poche labili tracce.
(da "Eco di Biella" del 5 luglio 2014)