Architettura e Paesaggio
Cotonificio Fratelli Poma fu Pietro (stabilimento di Miagliano) [ARCHITETTURA]
- Poma (alternativo)
- Tipologia
- Tipologia edificio:
- stabilimento produttivo
- Tipologia specifica edificio:
- cotonificio
- Notizie storiche
- Descrizione:
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Lo stabilimento
Secondo quanto riportato nel volume istituzionale della ditta Poma ("Manufacture de coton Fratelli Poma fu Pietro", pubblicato in occasione della Esposizione Universale di Parigi del 1900), nel 1863 i fratelli Antonio e Pietro Poma acquistarono a Miagliano, a ridosso del torrente Cervo, un mulino utilizzato per lavorare il riso o, secondo altre fonti, la canapa. Agli imprenditori cotonieri non interessava la battitura del riso o la pestatura della canapa, bensì il "salto d'acqua" di cui il mulino godeva i diritti. Fu quella la prima forza motrice del Cotonificio Fratelli Poma fu Pietro di Miagliano, che si sviluppò dapprima sull'area pianeggiante compresa tra il torrente e la ripida scarpata che sale alla Bazzera di Tollegno.
In una fotografia di Vittorio Besso della fine degli anni Sessanta dell'Ottocento raffigura il corpo di fabbrica principale dislocato in lunghezza perpendicolarmente al Cervo, secondo la più tipica disposizione della prima industrializzazione: quella era la posizione più semplice per sfruttare il "motore" idraulico fornito dal torrente. L'edificio appare diviso in due parti, entrambe a tre piani fuori terra, collegate da un "collo di bottiglia" e una tettoia. L'architettura è quella della maniera di Manchester, con una larghezza in pianta di una ventina di metri per un'estensione sull'asse lungo di poco meno di duecento. Poco o nulla rimane di quell'enorme edificio "segmentato", sul cui solo fronte rivolto a sud si aprivano almeno 150 finestre. Nella stessa fotografia si nota l'avancorpo più basso, con terrazzo, ricavato tra lo stabile della caldaia, su cui svetta un'insolita piccola ciminiera a pianta quadrata, e il torrente: le finestre alte indicano vani interni altrettanto alti. Una lunga tettoia e una muraglia di cinta chiudono l'area produttiva delimitando una zona antistante alla manica più grande su sui si "leggono" i segni di scavi recenti o di un cantiere in fase di avvio. A ridosso della facciata si scorgono matasse appese ad asciugare al sole.
Verso il 1900 i 23 edifici destinati alla produzione ricoprivano una superficie totale di 24 ettari. La superficie antistante al "parallelepipedo" originario fu tutta coperta dai capannoni a shed (con falde simmetriche ed entrambe cieche) del "super salone" di cui si dirà a breve. Il progettista, ingegner Giovanni Pezzia, dovette improvvisare soluzioni non convenzionali. "l forti dislivelli del terreno imposero di distribuire i fabbricati in parte adagiati sul pendio ed in parte sul dirupo a picco sul torrente Cervo. collegati da una serie di ponti e raccordi interni" (vedi "Villaggio operaio Poma", parte di "Patrimonio edilizio esistente"). Le fonti documentarie attestano che il nucleo originario era costituito da un "immenso fabbricato" a cinque piani edificato tra il 1864 e il 1865. Ma il primo edificio isolato e ortogonale al torrente tramandato dalla fotografia di Vittorio Besso fu rapidamente trasformato: nuove costruzioni gli furono pian piano annesse mutando la fabbrica primigenia in un polo industriale che "palpita, lavora e vive sulle rive del Cervo, in mezzo a prati ridenti e boschi fitti". L'abilità dell'ingegner Pezzia aveva saputo realizzare un insieme "che ha qualcosa di fantastico e di imponente", con stabili che superavano in altezza i 25 metri. Alla fabbrica "vecchia" fu aggiunto un salone di 6.100 metri quadrati destinato alla tessitura. Il salone era dotato di un sotterraneo voltato, alto tre metri, nel quale si muovevano gli alberi di trasmissione e le relative cinghie, e nel quale venivano immagazzinati i semilavorati. Difficile trovare altrove una simile struttura produttiva.
A titolo di curiosità: lo stabilimento di Miagliano era collegato agli altri più lontani (Biella e Occhieppo Inferiore) sia tramite le linee a scartamento ridotto delle Ferrovie Economiche Biellesi, sia per mezzo di una linea telefonica privata di 13 kilometri.
- Descrizione:
- La roggia e la forza motrice
Una descrizione dello stabilimento di Miagliano si trova su "L'Eco dell'Industria - Gazzetta Biellese" dell'8 ottobre 1882. In un articolo anonimo si legge che, all'epoca, lo stabilimento di Miagliano era mosso da "una forza idraulica derivata dal Cervo di più che 200 cavalli, rinforzala da due turbini a sistema Schulzer del salto di 23 metri, si aggiunge un motore della forza di 400 cavalli, dei quali non se ne impiegano abitualmente che 280 a 300". Nella fotografia che Vittorio Besso realizzò verso la fine degli anni Sessanta dell'Ottocento si intuisce lo stabile dell'antico mulino alle spalle del corpo di fabbrica principale, a ridosso del ponte ad arco sul Cervo e si vede lo scarico dell'acqua utilizzata per dar moto alle macchine dello stabilimento.
Lo stabilimento Poma di Miagliano fin dall'autunno del 1887 poteva contare su una dinamo in grado di illuminare i reparti. La corrente continua non serviva a dar moto alle macchine, ma solo a portare la luce all'interno della fabbrica, ma si trattava comunque tra i primissimi impianti attivati nel Biellese. Se ne trova notizia su "L'Eco dell'Industria" del 30 novembre 1887.
Verso il 1900 la forza motrice era ancora fornita in buona misura dall'acqua, ma alla fonte primaria erano stati affiancati il vapore e l'elettricità. Il canale, ovvero la roggia (ricavata ingrandendo l'antico tracciato della bealera molinaria), era realizzato in mattoni, così come appare ancora oggi. Capta e conduce, come allora, l'acqua del Cervo 900 metri a monte dello stabilimento ed è largo 3 metri e 20 centimetri. Ha una portata di 3.000 litri al secondo che cadevano da una differenza di quota 21 metri. Con quelle caratteristiche la potenza prodotta era di 840 cavalli dinamici nominali. Ma per quanto immane, quella forza non era sufficiente per dar moto a tutti i macchinari del cotonificio. Ragion per cui erano attive ben 20 caldaie che bruciavano annualmente 4.500 tonnellate di carbone inglese proveniente per lo più da Cardiff.
Lo stabilimento fu dotato di impianto elettrico (luce e forza) nel 1898. Una turbina sfruttava parte del salto d'acqua per illuminare il lavoro notturno della filatura della Polla, mentre un generatore di corrente continua contribuiva a soddisfare il fabbisogno di energia fornendo ulteriori 200 cavalli.
All'acqua corrente, al vapore generato con le caldaie e all'elettricità si doveva sommare anche l'apporto del gas. Un gasometro da 420 metri cubi alimentato da tre forni a carbone generava 50.000 metri cubi di gas combustibile all'anno. Quel gas serviva per illuminare una buona parte dello stabilimento, ma anche parte dell'elettricità era prodotta per lo stesso scopo (soprattutto per la tintoria e la filatura della Polla). Per produrre abbastanza energia elettrica a Miagliano erano attive tre dinamo compound Thury da 95 ampère e 300 volt. Leggendo quanto riportato nell'album della "Manufacture de coton Fratelli Poma fu Pietro", edito nel 1900 circa, si scopre che "in inverno, duecentottanta lampade a incandescenza, e più di centodieci ad arco, vi diffondono luce a profusione. Più di 75 di queste ultime illuminano il reparto della filatura, conferendogli un aspetto fiabesco in mezzo alle tenebre che avvolgono questo angolo di mondo selvaggio e pittoresco". Dalla stessa fonte si apprende che lo stabilimento di Miagliano era dotato anche di un impianto di riscaldamento, tant'è che "durante quattro mesi all'anno è in funzione un sistema di riscaldamento a vapore, a bassa pressione, con diramazione in tutte le aree produttive. La proporzione è di un metro quadrato di superficie riscaldante ogni cento metri cubi d'aria da riscaldare. In questo modo anche durante le giornate più fredde di queste vallate alpine, la temperatura negli ampi saloni non scende mai sotto i 15° centigradi; e gli operai vi trovano un vero e proprio rifugio contro i rigori dell'inverno in queste regioni".
- Descrizione:
- ENGLISH VERSION
The Pomas textile worker's village
According to what is reported inside the Pomas’ mill institutional volume ("Manufacture de coton Fratelli Poma fu Pietro", which was published on the occasion of the Universal Exhibition in Paris in 1900), the two Poma brothers, Antonio and Pietro in 1863 purchased a water mill used to process rice or, according to other sources, hemp, next to the Cervo river in Miagliano. The cotton entrepreneurs were not interested in either the grinding of the rice or the hemp crushing, but rather the “waterfall” whose legal ownership belonged to the mill itself. Their interest marked the beginnings of the motive power of the Cotton Mill Fratelli Poma fu Pietro in Miagliano, which was initially developed on the level area spanning from the river to the steep escarp that ascends towards the Bazzera Region in Tollegno.
This picture by Vittorio Besso dating from the end of the 60s of the 18th century, shows the main factory body stretching lengthwise perpendicularly to the Cervo river, in accordance with the most typical orientation of the first industrialization: that was the most convenient position to exploit the hydraulic motor afforded by the river. The building appears to be divided into two parts, both with three floors above ground connected to one another by a “bottleneck” arrangement and a shelter. The architecture is typical of a Manchesterian built whose layout is circa twenty metres wide by two hundred metres long. Very little if anything is left of that “fractioned” building whose only south-facing side sported at least 150 windows. In the same picture we can see the lower terraced projection, sitting between the edifice and the boiler room, above which stands a peculiar chimney with a square layout, and the river: the higher windows suggest the presence of similarly high ceilinged rooms. The production area is enclosed within a long shelter and a fencing wall which define a region facing a larger zone on which either the recent signs of excavation or an imminent building site can be appreciated. Near the facade one can see some skeins hanging to dry in the sunshine.
Towards the year 1900 the 23 buildings covered a total area of 24 hectares. The area opposite the original “parallelepiped” (rectangular “box like” structure) was completely covered by sheds (with window-less symmetrical pitches) of the “super-sized room” which will be mentioned later.
The project manager, Mr Giovanni Pezzia had to improvise non conventional solutions. The written evidence states that the original factory body comprised of a five floor “huge building” erected between 1864 and 1865. But the first isolated building, perpendicular to the river, passed down by Vittorio Besso’s picture was swiftly transformed: new buildings were gradually added and in so doing they transformed the early factory into an industrial centre that “Breathes, works and lives along the Cervo river banks, in the middle of delightful meadows and thick woodland”. Engineer Pezzia’s talent had realized a whole project that “exudes an awesome and imposing outcome”, with buildings that exceeded 25 metres in height. A shed of 6,100 square metres was added to the “old” factory and was destined to the weaving. The sheds were provided with a three metres high vaulted subterranean area, inside which the drive shafts and relative transmission belts worked and which served also the purpose of warehouse for the semi-finished products. It is difficult to find a similar productive structure elsewhere.
- Descrizione:
- ENGLISH VERSION:
The Poma Brothers' cotton mill: the motive power and the water canal
A description of Miagliano’s mill is found in “L’Eco dell’Industria-Gazzetta Biellese” newspaper dating back to the 8th of October 1882. An anonymous article reports that, at the time, Miagliano’s mill was powered by “an hydraulic drive in excess of 200 horse power derived from the Cervo river, and was further aided by two Schulzer-make turbines fed with a waterfall 23 metres high to which was added a driving motor of 400 horse power of which normally only between 280 and 300 power is employed”. From the photograph taken by Vittorio Besso towards the end of the 60s of the 18th century, one can guess the presence of the ancient water mill building behind the main factory body, next to the arched bridge spanning the Cervo river, while the effluent water drain utilized to afford motive power to the factory machines can also be seen. The Pomas’s factory in Miagliano could rely on a generator capable of lighting up the floors since the Autumn of 1887. The continuous current was not used to provide the machines with motive power but was utilized exclusively to illuminate the factory interiors, and was nevertheless one of the very first systems implemented in the Biellese region. Towards the 1900s the motive power was still largely provided by the water, but to the primary source both steam and electricity had been added. The water canal, otherwise known as la roggia, which was derived from the expansion of the ancient layout of the bealera molinaria (irrigation canal for the water mills), was built with bricks as it appears in the present day. The canal, catches and conveys the Cervo river water 900 metres upstream from the factory and it is 3 metres and 20 centimetres wide. It carries 3000 litres per second that fell down 21 metres. According to the given characteristics the produced power was of 840 dynamic rated horse power. However immense, such power was not sufficient to power all of the mill’s machines. For this reason there were 20 boilers that burnt 4,500 tons of English coal annually, which were derived mainly from Cardiff. The mill was provided with an electric plant for both illumination and motive power in 1898. One turbine exploited a part of the waterfall to light up the night shift of the spinning processes at La Polla, while a continuous current generator contributed to the need for energy by supplying further 200 horse power. An input of gas was to be added on to the water supply, the steam being generated by the boilers and the electricity. A 420 square metres gasometer which was fed by three coal ovens produced 50,000 square metres of gas fuel every year. That gas was used to light up a large proportion of the mill, however a fair share of electricity was produced for the same aim (above all for both the dying and the spinning processes at La Polla). In order to provide enough electric energy in Miagliano, there were three 95 amperes and 300 volts compound Thury-make generators.