Architettura e Paesaggio
Conceria Antonio Varale [ARCHITETTURA]
Data: 1733 - esistente
Esistente, ma con differente destinazione d'uso
- Tipologia
- Tipologia edificio:
- stabilimento produttivo
- Notizie storiche
- Descrizione:
- La conceria Varale iniziò la sua attività artigianale nel 1733 con una produzione di pellicceria e guanti.
Nel 1840 Antonio Varale, proprietario della ditta impiantò la prima fabbrica biellese di cinghie e cuoio, potenziandone la produzione attraverso attraverso dei successivi ampliamenti.
Nel 1866 Antonio Varale richiese l'autorizzazione per riadattare la fabbrica in via S. Antonio, acquistata da Vittorio Varale (ASCB, verbali del Consiglio Edilizio, Licenze Edilizie, 1866).
Nel 1870 la ditta decise di usufruire di una casa di tre piani in via della Rocchetta con il fine di adibire il fabbricato a laboratorio e magazzino. Fu ampliato il loggiato situato all'ultimo piano, apportando una ringhiera fra un pilastro e l'altro, senza far sporgere il balcone sul suolo pubblico. Fu demolita una parte del muro esterno e ristrutturata la parte restante. Questi lavori furono portati a termine ne 1880 con l'inserimento di una ringhiera in ferro sulla parte terrazzata dell'edificio (ASCB, verbali del Consiglio Edilizio, Licenze Edilizie, 1870. Ibid., Licenze Edilizie, 1880).
Nel 1881 iniziò la produzione di cuoio corona al cromo e di articoli per l'industria tessile.
Nel 1883 i fratelli Quinto, Carlo e Giuseppe Varale cedettero merci, utensili, attrezzi e crediti relativi alla manifattura all’ingegner Pelli, che continuò l’attività mantenendo la ragione sociale “Antonio Varale” (ASBi, Atti delle società del Tribunale di Biella). Quinto Varale costituì con la moglie Clotilde Catti una nuova società per la concia e il negozio di pellami, sotto la ragione sociale “Varale Quinto e Catti” a Biella, mentre Giuseppe continuò a lavorare le pelli nella Antonio Varale. (ASBi, Atti delle società del Tribunale di Biella).
Con il nuovo secolo, Giuseppe Varale, non “più in grado di continuare con la necessaria energia” l’attività lavorativa a causa della “malferma salute”, fu costretto a cedere l’azienda a Villa Enrico e Sozzi Pietro, commercianti e mariti delle figlie, che costituirono, nel giugno del 1900, una società per “la lavorazione del cuoio e fabbrica di cinghie” sotto la nuova (vecchia) ragione sociale “Antonio Varale”. Giuseppe Varale cedette anche gli stabili con le macchine motrici idrauliche e a vapore, gli attrezzi e i diritti d’acqua relativi. Giuseppe Varale "promette di prestare la sua cooperazione e i suoi consigli frutto di lunga esperienza per quanto ciò gli sarà possibile e per il termine di un anno da oggi" (ASBi, Atti delle società del Tribunale di Biella).
Nel 1904 i nuovi membri della società decisero di effettuare l'ampliamento dell'edificio a tre loggiati sovrapposti con orologio sul tetto a capriate e lunghi stenditoi in legno.
Nel 1906 la nuova società decise di costruire un nuovo locale nel cortile interno all'ex Convento di S. Antonio (ASCB, verbali del Consiglio Edilizio, Licenze Edilizie, 1906).
Nel 1907 la ditta acquistò i locali dell'antica Conceria Strobino che si trovavano a nord della proprietà Varale. La corceria venne riattivata, modificandone alcune entrate, crendo due aperture e cancellando le insegne del vecchio proprietario (ASCB, verbali del Consiglio Edilizio, Licenze edilizie, 1907).
Sempre nel 1907 furono decise alcune modifiche strutturali nel locale adibito a conceria lungo via della Rocchetta. Il locale venne coperto con voltine in laterizzi e putrelle, il tetto venne elevato con la finalità di poter usufruire dello spazio dato dal solaio e di date alla copertura una maggior pendenda che permettese lo scolo delle acque (ASCB, verbali del Consiglio Edilizio, Licenze Edilizie, 1907).
Nel 1908 vi fu un ulteriore ampliamento: la costruzione di una tettoia lungo la Costa del Piazzo con sostegni in muratura e la copertura con una struttura in legno e il manto in coppi (ASCB, verbali del Consiglio Edilizio, Licenze Edilizie, 1908).
Nel 1909 la ditta richiese l'approvazione del progetto alla Commissione Edilizia per svolgere dei lavori di manutenzione in alcuni locali e la costruzione di un nuovo magazzino con una copertura a tetto piano progettato dal geom. Gurgo (ASCB, verbali del Consiglio Edilizio, Licenze Edilizie, 1909).
Sempre nel 1909, a febbraio, la ditta dichiarò al comune di aver acquistato dagli eredi Mosca una piccola casa rustica, inabitabile. Richiese l'autorizzazione per ristrutturarla ed incorporarla allo stabilimento essendo confinante con esso. il nuovo fabbricato era di tre piani, oltre l'amplio sottotetto che fu adibito a stenditoio di pellami. I tre piani inferiori avevano una copertura in solai con voltine laterizie sostenuti da putrelle in ferro e pavimenti in battuto di cemento. L'ultimo piano aveva invece una copertura a nudo tetto ed era decorato in lamiera in zinco. Il progetto prevedeva l'impiego di colonne in ghisa con tamponamenti in muratura e l'innalzamento di un camino per la caldaia a vapore che trovava posto nel piano inferiore (ASCB, verbali del Consiglio Edilizio, Licenze Edilizie, 1909).
Nel 1910 la ditta decise di costruire sul terreno di sua proprietà lungo via Ivrea un nuovo edificio da adibire a magazzino, portineria e deposito biciclette. Furono elevati due bracci del fabbricato lungo via Rocchetta e lungo la Costa del Piazzo. La costruzione aveva i muri perimetrali predisposti a nuovi ampliamenti, era ad un solo piano con una copertura a solaio in cemento armato e un soprastante terrazzo. Al centro dell'edificio vi era l'entrata principale allo stabilimento, con una copertura rialzata dove trovava posto lo stemma e il nome della ditta (ASCB, verbali del Consiglio Edilizio, Licenze Edilizie, 1910).
Nel 1913 la ditta inoltrò la richiesta di costruire un fabbricato industriale da erigersi fuori porta del Vernato, a destra lungo via Ivrea, il nuovo edificio aveva una copertura a sheds, fu adibito a laboratorio cinghie e a reparto incollatura. Attraverso un corridoio il nuovo salone comunicava con alcuni locali adibiti a ufficio, archivio, sala d'aspetto e bagni.
Nel 1914 furono riformate le aperture esterne lungo via della Rocchetta (ASCB, verbali del Consiglio Edilizio, Licenze Edilizie 1914).
Una parte dei locali lungo via della Rocchetta fu ridotta nel 1915 con la demolizione del muro centrale e della scala (AUTCB, verbali del Consiglio Edilizio, permessi in carta semplice, 1934).
Durante il periodo bellico la ditta registrò un aumento della produzione dovuta alla fornitura di cinghie e prodotti vari di cuoio allo Stato per le ferrovie e i cantieri navali. Fu creata una filiale a Milano per la vendita e vi fu l'acquisizione di 20.000 mq di terreno, prossimo allo stabilimento da adibire alla costruzione di nuovi locali. Il reparto adibito alla produzione di cinghie si estendeva in un'area complessiva di 35.000 mq, veniva utilizzata una triplice forza motrice: idraulica, elettrica e a vapore. All'interno dello stabilimento vi erano alloggi per gli impiegati e per gli operai. Essendo un'azienda di medio-grandi dimensioni usufruiva al suo interno di un'officina meccanica per le riparazioni e un dispensario medico.
Nel 1929 fu sopraelevata lungo la Costa del Piazzo una cabina elettrica (ASCB, verbali del Consiglio Edilizio, Licenze Edilizie, 1929).
L'attività continuò fino al 1968.
- Configurazione strutturale primaria
- Corpo 1:
- edificio a tre loggiati. Il braccio centrale dell'edificio è costituito da alcuni locali chiusi al piano terreno che sostengono un ampio terrazzo e da due ballatoi situati al primo piano e nel sottotetto (aree utilizzate per stendere le pelli), sormontati da un orologio. I due bracci laterali sono costituiti da locali aperti da piccoli terrazzi. Esternamente sono ancora presenti i lunghi stenditoi in legno.
- pianta longitudinale a C a tre piani;
- muratura perimetrale in mattoni;
- orizzontamenti con voltini in laterizio sostenuti da putrelle a doppia T e pavimenti in battuto di cemento;
- cortile interno;
- entrata principale su via della Rocchetta;
- intonaco interno ed esterno;
- nell'ala destra dell'edificio si erge una ciminiera;
- la copertura ha una struttura a capriate lignee con una copertura con un ornato di lamiera zincata.
Corpo 2 (portineria e magazzino lungo via Ivrea):
- pianta longitudinale a C ad un solo piano;
- muri perimetrali in muratura;
- copertura piana in cemento armato con sovrastante terrazzo;
- intonaco esterno e interno;
- ingresso principale della ditta su via Ivrea sormontato dal nome e dallo stemma della ditta.
- Stato di conservazione
- Riferimento alla parte:
- intero bene
- Stato di conservazione:
- buono
- Indicazioni specifiche:
- giugno 1999
- Note di lavoro
- NCTN: R0252564 Numero della schedatura DocBi: non indicato (scheda originale compilata da A. Pezzutto, 2000)