Evento
Acqua e lavoro: 1200 anni di storia, attraverso documenti di archivio, del rapporto tra la forza motrice e il lavoro nel Biellese
Data: 10 Ottobre - 28 Novembre 2010
La mostra, suddivisa in due sedi, analizza il rapporto tra l'acqua e l'industria nel Biellese. In questo territorio la vita e il lavoro, del comparto tessile in particolare, devono tutto alla ramificata, capillare e abbondante rete idrica naturale; tale rete è stata ulteriormente infittita con un'opportuna e non invasiva canalizzazione che serviva e serve all'irrigazione, che ha movimentato i mulini e i semplici macchinari della protoindustria e che per un lungo periodo è stata il "motore" dell'industria locale fino all'avvento dell'energia elettrica distribuita su scala nazionale. Praticamente tutti i corsi d'acqua del Biellese hanno fornito la forza motrice necessaria ai lanifici e alle altre manifatture sopperendo in modo adeguato ed ecologico alla mancanza di combustibile fossile da cui ricavare cavalli vapore. Ancora le acque regimentate degli stessi torrenti e riali hanno mosso le turbine delle prime piccole centrali generatrici di elettricità ad uso dei singoli stabilimenti, prima che società private e poi statali monopolizzassero il servizio. Le medesime acque, apprezzate anche per la loro particolare "leggerezza", sono captate e utilizzate da sempre per il lavaggio e la tintura delle lane, per il vaporissaggio e per l'umidificazione dei filati e per i processi di finissaggio delle stoffe. Per secoli e tuttora - malgrado la maggiore attenzione per la salvaguardia ambientale abbia fortunatamente ridotto gli effetti negli ultimi anni - le attività artigianali e industriali hanno trovato nei torrenti e nei rivi i più comodi e convenienti condotti di scolo in cui far confluire le acque reflue e gli inquinanti metaboliti della produzione.
Carta, seta, lana lungo il torrente Cervo
Il Biellese è conosciuto per l'eccellenza delle sue lavorazioni tessili, tuttavia l'uso dell'energia dell'acqua è documentato anche per molte altre tecniche: mulini, peste da canapa, cartiere, ferriere. Alla vicenda dell'utilizzo idraulico del torrente Cervo è dedicata la sezione della mostra allestita alla Fondazione Sella. Il documento più antico è dell'826, relativo all'infeudazione di Biella e delle sue acque a favore del conte Bosone da parte di Lodovico il Pio e Lotario, figli di Carlo Magno. Intorno al 1100 risalgono i primi atti che attestano la presenza in Biella di mulini e battitoi. Dalla metà del XVI secolo la documentazione si fa più ricca e si concentra sulle attività svolte nell'insieme di fabbricati e terreni compresi tra il ponte della Maddalena e il ponte Cervo, oggi di proprietà dell'Immobiliare Lanificio Maurizio Sella, sulla riva sinistra del torrente. Qui l'acqua tratta da una roggia molinaria ha reso possibile sin dal Medioevo diverse forme di lavoro, testimoniate oggi da complesse stratificazioni architettoniche che costituiscono un fondamentale documento del passaggio dall'artigianato all'industria. Vi fu una cartiera, appartenuta ai Baroni Mondella dal 1548 al 1795, seppure preesistente, poi attiva sotto altri proprietari fino al 1846. Essa fu affiancata da una tipografia che stampò nel '500 i primi libri a Biella, e altresì da una ferriera e da mulini da riso e frumento. Dal 1695 la Congregazione del Santuario d'Oropa vi installa un filatoio di seta e un lanificio, annessi a un "albergo di virtù" per dar lavoro a giovani disagiati. Viene adottato il metodo di lavorazione della seta introdotto in Piemonte da Gian Francesco Galleani, che aveva migliorato la qualità del filato fino a rendere la seta del Regno di Sardegna la più ricercata in tutta Europa. Dal 1835 Maurizio Sella, in cerca di salti d'acqua adeguati ai nuovi filatoi meccanici importati dal cugino Pietro nel 1817, vi trasferisce la sua attività, che verrà portata avanti dai discendenti fin oltre la metà del 1900. Dopo gli scioperi del 1877-78, scoppiati proprio qui, i telai meccanici azionati dall'acqua presero il posto dei telai a mano, determinando un passaggio epocale nello sviluppo dell'industria tessile. Alla fine dell'800 i Sella iniziano a produrre energia elettrica con l'installazione di turbine, prima in loco poi presso la centrale idroelettrica della Balma. Chiude la mostra un documento attuale: una richiesta del 2009 per il rinnovo della concessione di derivazione d'acqua per la produzione di energia elettrica, dall'antica roggia sul Cervo
Carta, seta, lana lungo il torrente Cervo
Il Biellese è conosciuto per l'eccellenza delle sue lavorazioni tessili, tuttavia l'uso dell'energia dell'acqua è documentato anche per molte altre tecniche: mulini, peste da canapa, cartiere, ferriere. Alla vicenda dell'utilizzo idraulico del torrente Cervo è dedicata la sezione della mostra allestita alla Fondazione Sella. Il documento più antico è dell'826, relativo all'infeudazione di Biella e delle sue acque a favore del conte Bosone da parte di Lodovico il Pio e Lotario, figli di Carlo Magno. Intorno al 1100 risalgono i primi atti che attestano la presenza in Biella di mulini e battitoi. Dalla metà del XVI secolo la documentazione si fa più ricca e si concentra sulle attività svolte nell'insieme di fabbricati e terreni compresi tra il ponte della Maddalena e il ponte Cervo, oggi di proprietà dell'Immobiliare Lanificio Maurizio Sella, sulla riva sinistra del torrente. Qui l'acqua tratta da una roggia molinaria ha reso possibile sin dal Medioevo diverse forme di lavoro, testimoniate oggi da complesse stratificazioni architettoniche che costituiscono un fondamentale documento del passaggio dall'artigianato all'industria. Vi fu una cartiera, appartenuta ai Baroni Mondella dal 1548 al 1795, seppure preesistente, poi attiva sotto altri proprietari fino al 1846. Essa fu affiancata da una tipografia che stampò nel '500 i primi libri a Biella, e altresì da una ferriera e da mulini da riso e frumento. Dal 1695 la Congregazione del Santuario d'Oropa vi installa un filatoio di seta e un lanificio, annessi a un "albergo di virtù" per dar lavoro a giovani disagiati. Viene adottato il metodo di lavorazione della seta introdotto in Piemonte da Gian Francesco Galleani, che aveva migliorato la qualità del filato fino a rendere la seta del Regno di Sardegna la più ricercata in tutta Europa. Dal 1835 Maurizio Sella, in cerca di salti d'acqua adeguati ai nuovi filatoi meccanici importati dal cugino Pietro nel 1817, vi trasferisce la sua attività, che verrà portata avanti dai discendenti fin oltre la metà del 1900. Dopo gli scioperi del 1877-78, scoppiati proprio qui, i telai meccanici azionati dall'acqua presero il posto dei telai a mano, determinando un passaggio epocale nello sviluppo dell'industria tessile. Alla fine dell'800 i Sella iniziano a produrre energia elettrica con l'installazione di turbine, prima in loco poi presso la centrale idroelettrica della Balma. Chiude la mostra un documento attuale: una richiesta del 2009 per il rinnovo della concessione di derivazione d'acqua per la produzione di energia elettrica, dall'antica roggia sul Cervo