Argomento
Peregrinatio Mariae
Nel 1949 il simulacro della Vergine Bruna di Oropa venne portato, per la prima volta nella storia, all'esterno del santuario per essere presentato ai fedeli delle diverse parrocchie della diocesi.L'iniziativa partì dall'allora vescovo di Biella, mons. Carlo Rossi, e fu coordinata da don Antonio Ferraris.
Il pellegrinaggio ebbe inizio il 6 marzo e terminó tre mesi e mezzo dopo, il 24 luglio, quando la statua della Madonna Nera fece ritorno a Oropa, ed ebbe un grande seguito in termini di adesione popolare. Il simulacro della Vergine, custodito in una teca realizzata appositamente utilizzando uno speciale tipo di plexiglas (all'epoca chiamato vetro aeronautico) venne esposto non solo nelle chiese parrocchiali ma anche in cortili, cascine e fabbriche dislocate nelle varie borgate valligiane delle prealpi, oltre che in diverse chiese e luoghi di Biella città. Notevole fu anche il risalto mediatico attribuito al moto di devozione popolare che fu registrato in maniera dettagliata sotto l'aspetto giornalistico, fotografico e cinematografico, con la realizzazione di un film documentario. Dalle ricerche storiche condotte in proposito sono emersi i volti e i nomi dei protagonisti, come le figure ecclesiastiche che si occuparono degli aspetti logistici e gli autisti dell'automezzo che trasportava il simulacro.
In numerose località vennero eretti piloni votivi in ricordo delle soste effettuate dalla statua nel corso dei suoi spostamenti sul territorio biellese, e anche in varie chiese e cappelle rimangono lapidi commemorative a testimoniare la visita della Madonna d'Oropa.
Il Santuario di Oropa possiede un fondo dedicato alla Peregrinatio Mariae, in consultazione presso lo Spazio Cultura della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, che a sua volta conserva alcune decine di immagini dell'evento all'interno del fondo Cesare Valerio.
Il pellegrinaggio ebbe inizio il 6 marzo e terminó tre mesi e mezzo dopo, il 24 luglio, quando la statua della Madonna Nera fece ritorno a Oropa, ed ebbe un grande seguito in termini di adesione popolare. Il simulacro della Vergine, custodito in una teca realizzata appositamente utilizzando uno speciale tipo di plexiglas (all'epoca chiamato vetro aeronautico) venne esposto non solo nelle chiese parrocchiali ma anche in cortili, cascine e fabbriche dislocate nelle varie borgate valligiane delle prealpi, oltre che in diverse chiese e luoghi di Biella città. Notevole fu anche il risalto mediatico attribuito al moto di devozione popolare che fu registrato in maniera dettagliata sotto l'aspetto giornalistico, fotografico e cinematografico, con la realizzazione di un film documentario. Dalle ricerche storiche condotte in proposito sono emersi i volti e i nomi dei protagonisti, come le figure ecclesiastiche che si occuparono degli aspetti logistici e gli autisti dell'automezzo che trasportava il simulacro.
In numerose località vennero eretti piloni votivi in ricordo delle soste effettuate dalla statua nel corso dei suoi spostamenti sul territorio biellese, e anche in varie chiese e cappelle rimangono lapidi commemorative a testimoniare la visita della Madonna d'Oropa.
Il Santuario di Oropa possiede un fondo dedicato alla Peregrinatio Mariae, in consultazione presso lo Spazio Cultura della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, che a sua volta conserva alcune decine di immagini dell'evento all'interno del fondo Cesare Valerio.