Argomento
Villaggi operai
I villaggi operai del Biellese rappresentano una componente fondamentale del paesaggio industriale, sia in senso archeologico, sia in chiave architettonica-urbanistica. Mentre molti stabilimenti tessili sono ormai chiusi, i villaggi operai biellesi sono “aperti” e funzionanti, ossia costituiscono il domicilio per molte famiglie, pur avendo perduto il punto di riferimento produttivo originario.
La storia dell’industrializzazione e della società biellese non può prescindere da quella dei villaggi operai. Ed è quindi importante riconoscerne i caratteri formali e definirne i contenuti sostanziali in termini storiografici, ma anche antropologici e culturali nella loro accezione più ampia.
“Il villaggio operaio è un insediamento di natura industriale, nato come risposta alle esigenze di conciliare casa e lavoro in un unico centro abitato, che fosse funzionale tanto agli interessi dell’imprenditore quanto a quelli dell’operaio” (it.wikipedia.org).
“È precisamente in questo contesto, per oggettive esigenze di far fronte ad una situazione ormai insostenibile, che si colloca il progetto di realizzazione del villaggio operaio, che nacque, quindi, con precisi fini pragmatici: avere a disposizione mano d’opera abbondante di cui disporre a seconda delle esigenze produttive; stabile, per poter attuare progetti a medio e lungo termine; fedele, ovvero vincolata all’azienda da legami ancora più profondi dello stesso salario.
I modi e i mezzi con cui questi fini vennero perseguiti e la loro ripercussione sulla vita della comunità operaia necessitano tuttavia di un esame preliminare sulle ragioni che determinarono l’elevata mobilità; condizione indispensabile per comprendere le forme specifiche di reclutamento e di mantenimento della forza lavoro” (www.storia900bivc.it).
La storia dell’industrializzazione e della società biellese non può prescindere da quella dei villaggi operai. Ed è quindi importante riconoscerne i caratteri formali e definirne i contenuti sostanziali in termini storiografici, ma anche antropologici e culturali nella loro accezione più ampia.
“Il villaggio operaio è un insediamento di natura industriale, nato come risposta alle esigenze di conciliare casa e lavoro in un unico centro abitato, che fosse funzionale tanto agli interessi dell’imprenditore quanto a quelli dell’operaio” (it.wikipedia.org).
“È precisamente in questo contesto, per oggettive esigenze di far fronte ad una situazione ormai insostenibile, che si colloca il progetto di realizzazione del villaggio operaio, che nacque, quindi, con precisi fini pragmatici: avere a disposizione mano d’opera abbondante di cui disporre a seconda delle esigenze produttive; stabile, per poter attuare progetti a medio e lungo termine; fedele, ovvero vincolata all’azienda da legami ancora più profondi dello stesso salario.
I modi e i mezzi con cui questi fini vennero perseguiti e la loro ripercussione sulla vita della comunità operaia necessitano tuttavia di un esame preliminare sulle ragioni che determinarono l’elevata mobilità; condizione indispensabile per comprendere le forme specifiche di reclutamento e di mantenimento della forza lavoro” (www.storia900bivc.it).