Inventario
Documento
"Tre anni di Bocia tra archivi, biblioteche, carcere e teatro" (pubblicazione su "Eco di Biella" del 18 novembre 2017)
Data: 18 novembre 2017
Tre anni di Bocia tra archivi, biblioteche, carcere e teatro
Anche le antiche fabbriche biellesi hanno utilizzato bambini operai
Un progetto condiviso tra Biella e Torino racconta la storia dei nostri piccoli lavoratori
Einaudi e Gobetti in scena tra gli scioperi del 1897 e "Le lotte del lavoro" del 1924
Sono passati tre anni da quando abbiamo cominciato a occuparci dei "bocia". Nel novembre del 2014 i bambini lavoratori del Biellese della seconda metà del XIX e del primo quarto del XX sono diventati un argomento di discussione e di interesse. E' stata la straordinaria occasione offerta dalla mostra delle fotografie di Lewis W. Hine (un documento eccezionale sui piccoli workers statunitensi d'inizio Novecento proposto a Biella dalla Fondazione Alberto Colonnetti) ad avviare un percorso di ricerca che non si è ancora concluso. Le "immagini che turbarono l'America" hanno fatto sorgere il dubbio che anche qui, zona industriale come poche altre in Italia, il fenomeno del lavoro minorile fosse sviluppato. La Fondazione Cassa di Risparmio di Biella ha quindi voluto innescare un processo di valutazione delle fonti e il DocBi Centro Studi Biellesi ha risposto all'invito producendo un primo cospicuo nucleo di elaborati. I riscontri documentari hanno soltanto confermato una situazione di cui si era già al corrente, ma che nessuno aveva indagato nel dettaglio. Dopo trentasei mesi è possibile dare conto di quella indagine che già allora aveva attirato l'attenzione dei cultori della storia locale, del Premio Biella Letteratura-Industria (il saggio a corredo della mostra allestita dal DocBi Centro Studi Biellesi presso lo Spazio Cultura della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella si era aggiudicato un "premio speciale della giuria") e dello Institut Universitaire Kurt Bösch di Sion. Detta istituzione aveva organizzato con le università di Ginevra e Losanna un convegno sul futuro della società elvetica e i risultati dello studio sulla condizione infantile nel Biellese tra Otto e Novecento sono stati presentati come un rilevante case history per un raffronto con il passato di una regione, il Biellese, non distante né molto diversa dal Canton Vallese. L'esperienza e le informazioni che sono state acquisite attraverso l'impegno del DocBi Centro Studi Biellesi e del Centro Rete Biellese Archivi Tessili e Moda hanno generato anche una sorta di "indotto" culturale focalizzato sul tema del lavoro minorile nel Biellese. Lo stato dell'arte e i prossimi appuntamenti sono stati illustrati ieri alla tavola rotonda tenutasi al Museo del Territorio davanti a due classi del "Bona", alla stampa e a un pubblico composto non solo da specialisti della Storia, ma anche da coloro che hanno colto l'attualità dell'argomento. Il primo aspetto di rilievo è che "Bocia" non è rimasto un testo scritto e una serie di pannelli di forex, ma si è evoluto in un progetto complesso ("Bocia. Diritti ai margini"), che il DocBi Centro Studi Biellesi ha condiviso con il Centro Rete Biellese Archivi Tessili e Moda, con la Biblioteca Civica di Biella e con l'Associazione Culturale ex Asilo "Clelia Ferrua" di Camandona. Questa compagine biellese ha incontrato, mutuando una tematica che mostrava molteplici spunti di comune interesse, il Centro Studi Piero Gobetti di Torino. E' nata una fruttuosa interazione tra il "gruppo" biellese e "l'istituto culturale dedicato allo studio della storia e del pensiero politico del ventesimo secolo, fondato nel 1961", e basato sull'eredità morale dell'intellettuale perseguitato dal Fascismo e morto a Parigi nel 1926. Così "Bocia" ha partecipato a un bando della Compagnia di San Paolo di Torino e lo ha vinto con una proposta articolata e coinvolgente, che vede protagonisti i "vecchi" bambini operai, ma anche quelli "nuovi". In effetti uno degli elementi forti del progetto è la presenza del carcere minorile "Ferrante Aporti" di Torino dove i ragazzi che scontano pene detentive più o meno lunghe sono stati individuati come destinatari di un messaggio formativo tutto incentrato sull'antico lavoro minorile. La parte didattica, tuttora in corso e corredata anche da un breve graphic novel disegnato ad hoc, fornirà nuove suggestioni per un'ulteriore attualizzazione del progetto e nuovo materiale documentario in prospettiva della mostra in programma nella primavera 2018 sia a Torino presso il Polo del '900 (dove il Centro Studi Piero Gobetti coabita) sia alla Fabbrica della Ruota di Pray. La connessione tra il Biellese e il "Gobetti" passa attraverso il rapporto tra lo stesso Piero Gobetti e Luigi Einaudi, l'uomo che "scoprì" i bambini operai biellesi. Gli articoli del futuro Presidente della Repubblica redatti per "La Stampa" sul campo, in Vallestrona e, soprattutto, in Valsessera, nell'autunno del 1897, rappresentano un'eccezionale testimonianza storica e una analisi insuperata del mondo delle fabbriche biellesi di allora. Piero Gobetti, che fu allievo di Luigi Einaudi, volle inserire quelle corrispondenze giornalistiche (ampliate) nel volume "Le lotte del lavoro" edito nel 1924. Quelle pagine instaurano un vincolo tra l'autore e l'editore, tra Biella e Torino, ma anche tra le condizioni antropologiche, economiche e sociali di allora e quelle odierne. Le ricerche che il "Gobetti" sta conducendo tra i documenti originali di quel periodo già adesso hanno portato alla luce alcune novità nella relazione culturale ed editoriale tra Einaudi e Gobetti, alla quale il Biellese e i suoi bocia formano uno sfondo vivido. Lo sguardo di Einaudi, reso sicuramente più acuto dai riferimenti ricevuti dall'amico Emanuele Sella e da Cesare Bozzalla Cassione, si rivela a più di un secolo di distanza come uno dei più efficaci "quadri d'insieme" del Biellese durante la seconda rivoluzione industriale, un vero e proprio manifesto. Il miglior tributo che si potesse riconoscere a Einaudi e Gobetti era quello di farli rivivere nella loro dialettica diretta, quella che si intravede tra le righe stampate nel 1924. Si è quindi trattato di inscenare un dialogo amicale, intimo, intervallato da flashback che dalla fine del 1923, mentre si stavano correggendo le bozze del libro, riconducono al 1897 e alle esperienze vissute da Einaudi nel Biellese alla scoperta degli opifici, degli scioperi e dei bocia. Dopo il successo ottenuto con la rievocazione del soldato della Grande Guerra Giuseppe Ubertini nel 2016 e dopo quello riscosso con l'edizione 2017 di "Turno di notte", il compito di portare in scena Einaudi e Gobetti non poteva che essere affidato a Teatrando. La compagnia di Paolo Zanone e Veronica Rocca ci porterà indietro nel tempo. E le parole dell'inviato de "La Stampa" scambiate con Piero Gobetti restituiranno un micro-universo dove i bambini in fabbrica erano ingranaggi negli ingranaggi, ma in un contesto generale tra i migliori del Regno d'Italia, con un numero esiguo di analfabeti e con un welfare paradossalmente tra i più avanzati in assoluto. In effetti lo studio dei bocia e del loro ambiente dimostra tutte le contraddizioni di un sistema produttivo durissimo, ma non crudele, cui si accedeva troppo precocemente, ma legalmente e in un ambito di normalità che oggi sgomenta, ma che allora non suscitava particolare sdegno. D'altro canto la filantropia paternalista delle istituzioni e delle aziende agiva nel Biellese con straordinaria efficacia, ben al di là della media nazionale e con sincero spirito umanitario. I padroni erano sfruttatori, ma anche assistenziali. La corsa al profitto creava aberrazioni sociali sconvolgenti, sofferenze per intere generazioni ed effetti sanitari, a medio e lungo termine, inediti per il Biellese salubre dell'Ancien Régime. Ma quello stesso profitto, anche se in minima parte, costituiva l'unico vantaggio di ritorno per gli operai e per i loro figli. I più piccoli erano pedine di un gioco ovviamente più grande di loro dove il problema vero non stava nelle filande o sulle strade, bensì nell'accezione e nella percezione dell'infanzia in sè. Se si pensa che il primo ambulatorio pediatrico del Biellese è nato solo negli anni Novanta dell'Ottocento, e per iniziativa privata (prima i bambini erano curati a casa, se possibile, o non curati affatto, essendo tanti e perciò "sacrificabili") e se si considera che nelle sepolture dopo i sette anni si applicava la tariffa da adulto, ecco che appare con chiarezza quanto fosse oscuro il destino degli uomini prima di diventare uomini. Einaudi non mancò di rilevare che anche le donne biellesi vivevano un'esistenza grama all'ombra delle ciminiere. Gli interpreti di Teatrando avranno modo di tratteggiare anche il dramma della condizione femminile in quello stesso periodo. Ma le fatiche di quel dotato cronista che fu Einaudi ventenne rischiavano di restare slegate dal territorio e della gente di cui fu osservatore privilegiato. Ecco perché il progetto "Bocia" ha incluso nel suo svolgimento anche la disamina della stampa locale. Già nel 2014 le testate come "L'Eco dell'Industria - Gazzetta Biellese", "Il Corriere Biellese", "Biella Cattolica" e "il Biellese" si erano rivelate fondamentali per la ricostruzione del milieu e per la conoscenza di episodi puntuali. Ma un vero e proprio censimento a tappeto di quelle fonti non era stato effettuato. Da qualche mese tale operazione, cui si aggiunge la digitalizzazione degli articoli stessi, è stata avviata dalla Biblioteca Civica di Biella in collaborazione con l'Associazione Amici della Biblioteca. Un approccio più sistematico ha permesso di accrescere il numero di articoli inerenti e di tendere a completare una serie di grande utilità. Lo stesso dicasi per una più stringente valutazione della letteratura riferita al lavoro minorile, elaborata e pubblicata dalla stessa Biblioteca Civica di Biella in sinergia con quella del Centro Studi Piero Gobetti, contribuirà a incrementare la portata del flusso dei dati e delle notizie disponibili per tutti. Infatti non solo l'OPAC del Polo Bibliotecario Biellese, ma anche il database del Centro Rete Biellese Archivi Tessili e Moda ospiteranno via via le concretizzazioni di questo complesso intreccio di idee e di attività di approfondimento.
Anche le antiche fabbriche biellesi hanno utilizzato bambini operai
Un progetto condiviso tra Biella e Torino racconta la storia dei nostri piccoli lavoratori
Einaudi e Gobetti in scena tra gli scioperi del 1897 e "Le lotte del lavoro" del 1924
Sono passati tre anni da quando abbiamo cominciato a occuparci dei "bocia". Nel novembre del 2014 i bambini lavoratori del Biellese della seconda metà del XIX e del primo quarto del XX sono diventati un argomento di discussione e di interesse. E' stata la straordinaria occasione offerta dalla mostra delle fotografie di Lewis W. Hine (un documento eccezionale sui piccoli workers statunitensi d'inizio Novecento proposto a Biella dalla Fondazione Alberto Colonnetti) ad avviare un percorso di ricerca che non si è ancora concluso. Le "immagini che turbarono l'America" hanno fatto sorgere il dubbio che anche qui, zona industriale come poche altre in Italia, il fenomeno del lavoro minorile fosse sviluppato. La Fondazione Cassa di Risparmio di Biella ha quindi voluto innescare un processo di valutazione delle fonti e il DocBi Centro Studi Biellesi ha risposto all'invito producendo un primo cospicuo nucleo di elaborati. I riscontri documentari hanno soltanto confermato una situazione di cui si era già al corrente, ma che nessuno aveva indagato nel dettaglio. Dopo trentasei mesi è possibile dare conto di quella indagine che già allora aveva attirato l'attenzione dei cultori della storia locale, del Premio Biella Letteratura-Industria (il saggio a corredo della mostra allestita dal DocBi Centro Studi Biellesi presso lo Spazio Cultura della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella si era aggiudicato un "premio speciale della giuria") e dello Institut Universitaire Kurt Bösch di Sion. Detta istituzione aveva organizzato con le università di Ginevra e Losanna un convegno sul futuro della società elvetica e i risultati dello studio sulla condizione infantile nel Biellese tra Otto e Novecento sono stati presentati come un rilevante case history per un raffronto con il passato di una regione, il Biellese, non distante né molto diversa dal Canton Vallese. L'esperienza e le informazioni che sono state acquisite attraverso l'impegno del DocBi Centro Studi Biellesi e del Centro Rete Biellese Archivi Tessili e Moda hanno generato anche una sorta di "indotto" culturale focalizzato sul tema del lavoro minorile nel Biellese. Lo stato dell'arte e i prossimi appuntamenti sono stati illustrati ieri alla tavola rotonda tenutasi al Museo del Territorio davanti a due classi del "Bona", alla stampa e a un pubblico composto non solo da specialisti della Storia, ma anche da coloro che hanno colto l'attualità dell'argomento. Il primo aspetto di rilievo è che "Bocia" non è rimasto un testo scritto e una serie di pannelli di forex, ma si è evoluto in un progetto complesso ("Bocia. Diritti ai margini"), che il DocBi Centro Studi Biellesi ha condiviso con il Centro Rete Biellese Archivi Tessili e Moda, con la Biblioteca Civica di Biella e con l'Associazione Culturale ex Asilo "Clelia Ferrua" di Camandona. Questa compagine biellese ha incontrato, mutuando una tematica che mostrava molteplici spunti di comune interesse, il Centro Studi Piero Gobetti di Torino. E' nata una fruttuosa interazione tra il "gruppo" biellese e "l'istituto culturale dedicato allo studio della storia e del pensiero politico del ventesimo secolo, fondato nel 1961", e basato sull'eredità morale dell'intellettuale perseguitato dal Fascismo e morto a Parigi nel 1926. Così "Bocia" ha partecipato a un bando della Compagnia di San Paolo di Torino e lo ha vinto con una proposta articolata e coinvolgente, che vede protagonisti i "vecchi" bambini operai, ma anche quelli "nuovi". In effetti uno degli elementi forti del progetto è la presenza del carcere minorile "Ferrante Aporti" di Torino dove i ragazzi che scontano pene detentive più o meno lunghe sono stati individuati come destinatari di un messaggio formativo tutto incentrato sull'antico lavoro minorile. La parte didattica, tuttora in corso e corredata anche da un breve graphic novel disegnato ad hoc, fornirà nuove suggestioni per un'ulteriore attualizzazione del progetto e nuovo materiale documentario in prospettiva della mostra in programma nella primavera 2018 sia a Torino presso il Polo del '900 (dove il Centro Studi Piero Gobetti coabita) sia alla Fabbrica della Ruota di Pray. La connessione tra il Biellese e il "Gobetti" passa attraverso il rapporto tra lo stesso Piero Gobetti e Luigi Einaudi, l'uomo che "scoprì" i bambini operai biellesi. Gli articoli del futuro Presidente della Repubblica redatti per "La Stampa" sul campo, in Vallestrona e, soprattutto, in Valsessera, nell'autunno del 1897, rappresentano un'eccezionale testimonianza storica e una analisi insuperata del mondo delle fabbriche biellesi di allora. Piero Gobetti, che fu allievo di Luigi Einaudi, volle inserire quelle corrispondenze giornalistiche (ampliate) nel volume "Le lotte del lavoro" edito nel 1924. Quelle pagine instaurano un vincolo tra l'autore e l'editore, tra Biella e Torino, ma anche tra le condizioni antropologiche, economiche e sociali di allora e quelle odierne. Le ricerche che il "Gobetti" sta conducendo tra i documenti originali di quel periodo già adesso hanno portato alla luce alcune novità nella relazione culturale ed editoriale tra Einaudi e Gobetti, alla quale il Biellese e i suoi bocia formano uno sfondo vivido. Lo sguardo di Einaudi, reso sicuramente più acuto dai riferimenti ricevuti dall'amico Emanuele Sella e da Cesare Bozzalla Cassione, si rivela a più di un secolo di distanza come uno dei più efficaci "quadri d'insieme" del Biellese durante la seconda rivoluzione industriale, un vero e proprio manifesto. Il miglior tributo che si potesse riconoscere a Einaudi e Gobetti era quello di farli rivivere nella loro dialettica diretta, quella che si intravede tra le righe stampate nel 1924. Si è quindi trattato di inscenare un dialogo amicale, intimo, intervallato da flashback che dalla fine del 1923, mentre si stavano correggendo le bozze del libro, riconducono al 1897 e alle esperienze vissute da Einaudi nel Biellese alla scoperta degli opifici, degli scioperi e dei bocia. Dopo il successo ottenuto con la rievocazione del soldato della Grande Guerra Giuseppe Ubertini nel 2016 e dopo quello riscosso con l'edizione 2017 di "Turno di notte", il compito di portare in scena Einaudi e Gobetti non poteva che essere affidato a Teatrando. La compagnia di Paolo Zanone e Veronica Rocca ci porterà indietro nel tempo. E le parole dell'inviato de "La Stampa" scambiate con Piero Gobetti restituiranno un micro-universo dove i bambini in fabbrica erano ingranaggi negli ingranaggi, ma in un contesto generale tra i migliori del Regno d'Italia, con un numero esiguo di analfabeti e con un welfare paradossalmente tra i più avanzati in assoluto. In effetti lo studio dei bocia e del loro ambiente dimostra tutte le contraddizioni di un sistema produttivo durissimo, ma non crudele, cui si accedeva troppo precocemente, ma legalmente e in un ambito di normalità che oggi sgomenta, ma che allora non suscitava particolare sdegno. D'altro canto la filantropia paternalista delle istituzioni e delle aziende agiva nel Biellese con straordinaria efficacia, ben al di là della media nazionale e con sincero spirito umanitario. I padroni erano sfruttatori, ma anche assistenziali. La corsa al profitto creava aberrazioni sociali sconvolgenti, sofferenze per intere generazioni ed effetti sanitari, a medio e lungo termine, inediti per il Biellese salubre dell'Ancien Régime. Ma quello stesso profitto, anche se in minima parte, costituiva l'unico vantaggio di ritorno per gli operai e per i loro figli. I più piccoli erano pedine di un gioco ovviamente più grande di loro dove il problema vero non stava nelle filande o sulle strade, bensì nell'accezione e nella percezione dell'infanzia in sè. Se si pensa che il primo ambulatorio pediatrico del Biellese è nato solo negli anni Novanta dell'Ottocento, e per iniziativa privata (prima i bambini erano curati a casa, se possibile, o non curati affatto, essendo tanti e perciò "sacrificabili") e se si considera che nelle sepolture dopo i sette anni si applicava la tariffa da adulto, ecco che appare con chiarezza quanto fosse oscuro il destino degli uomini prima di diventare uomini. Einaudi non mancò di rilevare che anche le donne biellesi vivevano un'esistenza grama all'ombra delle ciminiere. Gli interpreti di Teatrando avranno modo di tratteggiare anche il dramma della condizione femminile in quello stesso periodo. Ma le fatiche di quel dotato cronista che fu Einaudi ventenne rischiavano di restare slegate dal territorio e della gente di cui fu osservatore privilegiato. Ecco perché il progetto "Bocia" ha incluso nel suo svolgimento anche la disamina della stampa locale. Già nel 2014 le testate come "L'Eco dell'Industria - Gazzetta Biellese", "Il Corriere Biellese", "Biella Cattolica" e "il Biellese" si erano rivelate fondamentali per la ricostruzione del milieu e per la conoscenza di episodi puntuali. Ma un vero e proprio censimento a tappeto di quelle fonti non era stato effettuato. Da qualche mese tale operazione, cui si aggiunge la digitalizzazione degli articoli stessi, è stata avviata dalla Biblioteca Civica di Biella in collaborazione con l'Associazione Amici della Biblioteca. Un approccio più sistematico ha permesso di accrescere il numero di articoli inerenti e di tendere a completare una serie di grande utilità. Lo stesso dicasi per una più stringente valutazione della letteratura riferita al lavoro minorile, elaborata e pubblicata dalla stessa Biblioteca Civica di Biella in sinergia con quella del Centro Studi Piero Gobetti, contribuirà a incrementare la portata del flusso dei dati e delle notizie disponibili per tutti. Infatti non solo l'OPAC del Polo Bibliotecario Biellese, ma anche il database del Centro Rete Biellese Archivi Tessili e Moda ospiteranno via via le concretizzazioni di questo complesso intreccio di idee e di attività di approfondimento.