Inventario
Fondo
Fondo "La stanza della gente"
Data: 1900 - 1920
Datazione calcolata
Così si possono definire quegli insiemi di immagini che mantenendo un’origine specifica sono rimasti divisi dal resto del patrimonio fotografico del DocBi, pur facendone concettualmente ed archivisticamente parte. Si distinguono soprattutto per il carattere non industriale tessile dei soggetti, rivestendo il ruolo di documentazione privata, familiare, e che per i motivi premessi risultano interessanti per una comprensione ad ampio spettro del passato biellese nonché importanti quali testimonianza dell’attività di alcuni fotografi della zona. Il primo è un corpo di circa 300 immagini raccolte da un collezionista, delle quali 40 contenute in un album, dove la ritrattistica del periodo a cavallo tra Otto e Novecento svolge un ruolo preminente. Quasi tutti questi volti o questi piccoli gruppi di persone, famiglie o coppie, rimangono anonimi ma costituiscono un buon campione delle esecuzioni del Besso (un suo lavoro risale al 1868 e complessivamente si contano 10 sue stampe), del Rossetti, le cui realizzazioni sono circa 30, di Dossena & Scanzio, di Pietro Ariello e del Bogge. Ma non mancano, tutti di Biella, Cappellaro & Masserano, Carlo Musso e il Bonda, Martino & Lampo e due poco frequenti: Onorato Paolo Borro e Carlo Salza, il primo con un’albumina di due donne in rustici abiti valligiani, il secondo con un portrait pure all’albumina dove un accigliato signore fa mostra di una barba biblica. In questo fondo compaiono anche numerose fotografie di noti studi piemontesi e torinesi in particolare (è di uno di questi l’immagine della Mole Antonelliana in costruzione). Si possono citare i tanti ritratti di Murassano da Bra, dei saluzzesi Domenico Tamagnone e Saracco, dei torinesi Montabone, Schemboche, Lavazzano e Leonardi. E non mancano curiose presenze straniere come una posa di un non meglio identificato direttore con indosso un pastrano su cui campeggia una spilla con la croce dell’Ordine del Santo Sepolcro realizzata nello studio di tale Gherardi a Gerusalemme: la stampa aristotipica purtroppo non è datata. Ad essa si aggiungono i ritratti di bambini sull’albumina dell’oriundo Sereni, «peintre photografe italien», operante a Macon o la giovane coppia immortalata a Bellinzona da tale Brunel. Questo fondo, che appare come una miscellanea di tecniche, di autori e di epoche (anche se le albumine dei biellesi e dei piemontesi di tardo Ottocento formano il maggior numero dei fototipi), racchiude anche alcune immagini che per tematica si possono definire bizzarre o comunque poco attinenti ad un insieme quasi omogeneo di ritratti. Si ritrovano infatti un’automobile della prima ora, una veduta dell’Acquedotto Pugliese del 1912, una decina di immagini di cantieri stradali o ferroviari non localizzabili, un paio di vedute del quartiere Sampierdarena di Genova, una muta di segugi, un’elaborazione pittografica di una risaia, naviglio mercantile e da guerra, il Cimon de la Pala delle Dolomiti, ecc. Fa parte della “stanza della gente” anche un prezioso album di famiglia di un anonimo candelese risalente agli anni ’20. Diversi sono gli autori e diversi i luoghi di ripresa: Candelo appunto ma anche il Monticchio per le scampagnate, Biella e Treviso dove uno dei protagonisti prestò servizio militare tra il 1926 e il 1927. In tutto 127 scatti di grande suggestione. E un ultimo album racchiude la singolare testimonianza di una importante iniziativa filantropica di origine tessile costituita dalla raccolta datata 1942 prodotta dal Rossetti: 16 pregevoli stampe aristotipiche che documentano il padiglione che il benefattore Quintino Cerruti volle far erigere presso l’ospedale di Biella