Inventario
1° Convegno Tessile e Salute
Intervista a Paolo Piana su ‘Tessile e Salute’
1. Città Studi è una realtà importante nello scenario tessile italiano: ci può illustrare brevemente la sua storia e la sua attuale missione?
R.: “Città degli Studi è una società mista pubblico-privato nata nel 1971 su iniziativa dell’Unione Industriale Biellese, per rispondere alle esigenze delle aziende di formazione, ricerca e trasferimento tecnologico. I soci che oggi fanno parte di Città degli Studi sono molti, pubblici e privati e l’azionista principale è la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella.”
“Oggi l’ente riunisce le principali strutture che operano sui temi che ne hanno determinato la nascita, in particolare per il settore del tessile/abbigliamento. Al suo interno operano infatti l’Istituto tecnico industriale ‘Quintino Sella’ (con un indirizzo tessile), l’Istituto ‘Oreste Rivetti’ del Cnr (il solo istituto del Consiglio Nazionale delle ricerche specializzato nel tessile), Texilia (per la formazione a tutti i livelli, da quella di base per gli operai tessili fino ai corsi post-diploma) e l’Università, con corsi studiati in funzione delle esigenze del territorio".
“Attualmente sono attivi due corsi di laurea di primo livello, quelli in Ingegneria chimico/tessile e chimico/ambientale del Politecnico di Torino; e quello in Servizi sociali della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino.
A Città Studi sono inoltre attivi il corso di diploma universitario della Scuola di Amministrazione Aziendale e quello per Operatori dei Beni culturali della Facoltà di Lettere dell’Ateneo torinese.
Infine, sempre all’interno di Città degli Studi, operano realtà come la sede europea di The Woolmark Company, la Condizionatura Pubblica di Biella e il Biella Master delle Fibre Nobili.
Il compito di Città degli Studi è proprio quello di coordinare l’attività degli enti partecipanti e di promuovere il sistema nel suo complesso per ottenere il massimo di sinergie possibili”.
2. Su quali fronti intendete impegnarvi nei prossimi anni?
R.: "Da un lato puntiamo a potenziare, sviluppare e arricchire l’Università; dall’altro ad avere rapporti sempre più stretti con il territorio e per monitorarne le esigenze e per integrare sempre di più Città degli Studi nel contesto della realtà biellese, facendone sempre di più un punto di riferimento per l’intero territorio. Puntiamo poi a confermare e a stringere ulteriori rapporti con il mondo dell’economia. Il tutto in una logica di evoluzione della nostra missione".
“Entrando nel dettaglio, per il 2001 saremo impegnati fra l’altro nel raddoppio della Palazzina Universitaria. Ad aprile avvieremo un Master in E.Business e abbiamo appena ‘tenuto a battesimo’ la prima edizione del premio ‘Biella Letteratura’, 20 milioni per un’opera di autore italiano che tratti di momenti di evoluzione dell’economia. E’ un modo per cercare di avvicinare il mondo della cultura e quello delle imprese”.
3. Il Convegno ‘Tessile e Salute’ rappresenta il primo tentativo di mettere a confronto mondo della ricerca, medici ed aziende. Quali riflessioni avete compiuto in fase di progettazione delle giornate e quali aspettative nutrite in merito a questa iniziativa?
R.: “L'idea del Convegno è nata dal convincimento che solo da un confronto sereno possano derivare vantaggi per tutti, dalle aziende produttrici, ai medici, ai consumatori. In questo settore, come peraltro in tutti, servono dialogo e conoscenza reciproca".
"Ritengo che, con il Convegno, le aziende produttrici potranno focalizzare la propria attenzione sulle condizioni di benessere piuttosto che sui limiti di utilizzo dei prodotti, per meglio orientare le proprie scelte.
I medici, dermatologi in testa, saranno per contro informati su condizioni, limiti e vantaggi dei prodotti tessili, nonché sugli sforzi e sugli investimenti messi in campo da parte delle aziende produttrici per soddisfare le esigenze dei consumatori, a partire proprio dal benessere.
Il nostro obiettivo è quello di far diventare il Convegno un appuntamento annuale, possibilmente con valenza internazionale, che faccia il punto sullo 'stato dell'arte' di questo importante tema. Sono convinto che il tema sia troppo importante per ignorarlo e credo che affrontarlo spetti a enti come il nostro".
"Bisogna creare situazioni per affrontare anche i temi potenzialmente più 'scabrosi' alla ricerca di risposte costruttive e dando vita a uno scambio di informazioni da parte di mondi diversi, che finora si sono confrontati spesso solo a distanza e partendo da atteggiamenti di reciproco pregiudizio".
4.Come giudica lo stato della ricerca sui tessili innovativi in Italia per quanto riguarda in particolare le applicazioni medicali?
R.: “In Italia siamo oggettivamente carenti nella ricerca sui tessili tecnici in generale, e quindi anche su quelli specificatamente per applicazioni medicali. I paesi tecnologicamente avanzati hanno infatti un trend di crescita forte nei cosiddetti 'tessili tecnici', utilizzabili anche per la sanità. Noi, che siamo in ritardo, tocchiamo invece solo il 5 per cento. E’ un settore in forte espansione. Le stime danno infatti un trend di crescita attorno al 50% fra dieci anni".
“L'Italia e il Biellese sono in testa nel tessile tradizionale e rappresentano il 30% dell'intera produzione dell'Unione Europea . E’ un primato da salvaguardare, ma dobbiamo anche aprirci a nuovi mercati. Il nostro obiettivo è di offrire la possibilità di conoscerli e di intervenire eventualmente in nicchie di produzione che possano interessare alle aziende".
5. E’ previsto un dopo convegno? (avvio di ricerche, gruppi di lavoro, formazione mirata…?)
R.: “Il Convegno non deve rimanere un episodio isolato. Il nostro obiettivo è quello di creare un polo di riferimento permanente di osservazione e di confronto sul tema dei rapporti fra il tessile e la salute. Gli strumenti che jntendiamo utilizzare partono proprio dal nostro sito Internet che comprende un ‘link’, ‘Colloquiando’. Questo ipotizza un continuo scambio di opinioni e di informazioni fra e con i relatori.
Il solo fatto, poi, che il Convegno sia destinato a diventare un appuntamento annuale basta a dimostrare come il lavoro non si chiuderà certo alla fine del mese di gennaio”.