Inventario
2° Convegno Tessile e Salute
Intervista a Paolo Piana, presidente di Città Studi
Come è nata, lo scorso anno, l’idea di ‘Tessile e Salute’?
Dalla necessità di mettere in contatto mondi paralleli che sembravano destinati a non incontrarsi, pur continuando a occuparsi sotto aspetti diversi delle medesime problematiche: i produttori, i consumatori, i medici e i ricercatori. Siamo partiti dalla convinzione che da un confronto sereno potessero derivare vantaggi per tutti.
Il tema era infatti troppo importante e cruciale perché non lo si affrontasse seriamente una volta per tutte, senza pregiudizi e con il coraggio di abbordare anche i temi potenzialmente più ‘scabrosi’, alla ricerca di comuni risposte costruttive.
Credo che affrontare problematiche di questo tipo spetti proprio a strutture come la nostra.
Che cosa è cambiato in un anno?
L’interesse per le correlazioni fra tessile e salute è notevolmente aumentato e le conferme ci vengono da parte di tutti: quando abbiamo organizzato il primo Forum ci siamo scontrati con lo scetticismo di molti; oggi è nata l’Associazione, il Forum punta a diventare un appuntamento annuale di respiro internazionale e le richieste di informazioni e di adesioni si moltiplicano.
Ritiene che gli interessi di produttori e consumatori possano coincidere?
Certamente. Già oggi, pur con uno scambio di informazioni ancora carente, gli uni e gli altri puntano parallelamente al comfort, al benessere e alla qualità. Ritengo che si possa fare molto di più, nell’interesse delle aziende e degli utilizzatori e con il supporto di medici e ricercatori.
Difendere la salute dei consumatori può fra l’altro servire a valorizzare e a difendere il tessile europeo nei confronti del ‘dumping’ da parte dei paesi a basso costo di mano d’opera, che spesso non hanno però alcuna normativa a tutela della salute dei lavoratori e dei consumatori.
Delle connessioni fra tessile e salute ci si è sempre poco preoccupati.
Tutti si preoccupano molto, e giustamente, della qualità di ciò che mangiano, mentre nessuno pensa a quanto indossa a contatto della pelle, a quanto i suoi figli possono avvicinare alla bocca e succhiare… Manca una corretta informazione al riguardo e bisogna crearla e diffonderla. D’altra parte proprio il settore tessile –uno dei più delicati perché i suoi prodotti stanno a contatto con la nostra pelle- è forse l’unico che non debba rispondere a precise normative europee, come le automobili o gli elettrodomestici. Anche in questa direzione rimane molto da fare e credo che si debba partire da un’opera di sensibilizzazione a Bruxelles: è un lavoro parallelo a quello che abbiamo impostato e credo che non ci sia tempo da perdere per metterlo in atto, con l’appoggio delle associazioni dei produttori e dei consumatori.
A che punto è la ricerca sui tessili innovativi nel nostro Paese?
L’Italia è in ritardo rispetto ai partner europei e a ‘competitor’ come Usa e Giappone nel settore della ricerca sui tessili innovativi in generale e su quelli per applicazioni medicali in particolare. Bisogna recuperare questo ‘gap’, anche perché i paesi tecnologicamente più avanzati si stanno muovendo da tempo e con rapidità in un settore che appare in forte espansione, con stime che danno un continuo trend di crescita per il prossimo decennio.
Ritiene che questo settore sia interessante anche per chi è leader nel tessile tradizionale?
Si tratta di due mondi non contrapposti ma complementari. L’Italia e il Biellese, che rappresenta la punta della piramide qualitativa del tessile di qualità, devono aprirsi a nuovi mercati se vogliono salvaguardare il proprio primato. Il know-how derivante da una cultura diffusa del tessile di alta qualità rappresenta infatti un vantaggio anche nell’approccio a tematiche innovative. E’ importante a questo proposito che le aziende siano informate su ogni nuova possibilità per poter eventualmente intervenire in nicchie particolari di mercato, senza per questo abbandonare le produzioni tradizionali che hanno reso famoso il ‘Made in Italy’ e che continuano a rappresentare un punto di forza della nostra bilancia commerciale.
Credo che la nostra iniziativa serva anche a questo e che possa essere utile alle imprese come ai consumatori.