Inventario
La direttiva GPS e gli effetti sulla produzione di manufatti tessili.
Il mondo del consumo e della produzione tessile sta entrando in una zona di turbolenza e di grandi novità, innescate, nei Paesi europei, dagli effetti di una nuova generazione di leggi nate a tutela della sicurezza dell’ambiente e dell’uomo.
Un inquadramento complessivo del tema è fornito nella nuova revisione, già approvata- della direttiva europea, sulla GPS (“General Product Safety”)
Principali obiettivi
Il testo di legge si propone, rinverdendo un tema già sentito e accolto nel Trattato di Roma, di:
- assicurare che tutti i prodotti per i consumatori finali siano sani e sicuri;
- rafforzare gli obblighi dei produttori nel fornire alle autorità informazioni appropriate sui rischi dei prodotti, e di eliminare, se possibile, i prodotti pericolosi;
- aumentare la definizione e l’uso di norme tecniche per gestire gli aspetti della sicurezza dei prodotti;
- mettere in atto un sistema di scambi di informazioni fra le autorità e le parti interessate;
- rendere effettiva una sorveglianza del mercato;
Il termine per il recepimento della direttiva è indicato in data 29 giugno 2004.
Il paradigma
La direttiva ha un DNA facilmente riconoscibile, appartenendo a quel complesso di norme che, in questi anni, stanno estendendo a macchia d’olio la filosofia della prevenzione e della precauzione.
Poiché si tratta di “mettere in commercio solo prodotti sicuri”, la direttiva prevede di regolare e dare forza a determinati aspetti, ossia:
- la responsabilizzazione di tutta la catena;
- l’aumento delle informazioni a monte e a valle;
- l’eliminazione dei rischi non necessari nella produzione e nell’uso dei prodotti;
- la conformità dei prodotti a norme cogenti, norme tecniche, raccomandazioni , codici di buona condotta, migliori tecniche disponibili, eccetera.
Spetterà ai singoli stati, o a norme tecniche europee, applicare, in tutti i campi finora vergini, una disciplina di questa natura.
La fine dell’innocenza
Possiamo tranquillamente affermare che questo testo di legge è destinato a colmare una lacuna, dato che il sistema dei prodotti tessili è largamente immune da regole cogenti o tecniche. Nelle tabelle seguenti abbiamo cercato di indicare, infatti, come il grado di copertura della normativa cogente (che si applica agli aspetti della sicurezza dei prodotti ) sia, attualmente, ben lungi dall’essere completa.
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Requisiti oggetto di normazione cogente |
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PRESTAZIONE |
SICUREZZA |
SALUTE |
Tessili medicali |
Alta (CE) |
Alta (CE) |
Media |
DPI |
Alta (CE) |
Alta (CE) |
Bassa |
Tessili tecnici |
Media |
Media |
Bassa |
Tessili per arredamento |
Media |
Media |
Bassa |
Tessili per abbigliamento |
Media |
Bassa |
Bassa |
Tabella 1. La copertura legislativa degli aspetti di sicurezza dei prodotti tessili
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Coloranti a rischio |
Formaldeide |
PCP |
Metalli pesanti |
Italia |
No |
No |
No |
No |
Giappone |
No |
Sì |
No |
No |
USA |
No |
Sì |
No |
No |
Francia |
Sì |
Sì |
No |
No |
Germania |
Sì |
Sì |
Sì |
No |
Olanda |
Sì |
Sì |
Sì |
Sì |
Finlandia |
No |
Sì |
No |
No |
Tabella 2. Aspetti di sicurezza oggetto di norme cogenti in alcuni paesi.
La situazione italiana meriterebbe un commento particolare. Esiste infatti, sulla carta, una norma di legge, la 126/91, che tutela, in generale, la sicurezza dei prodotti di largo consumo (e quindi anche dei prodotti tessili). Essa impone obblighi di informazione sulla presenza di sostanze pericolose. Ma la legge è sostanzialmente inapplicata nel t/a, in quanto non è immediatamente evidente il suo carattere cogente per il settore. Con l’arrivo della nuova direttiva europea, quest’area grigia dovrà necessariamente sparire.
REACH (Registration, Evaluation & Authorisation of Chemicals)
Ci sono molte analogie fra gli scopi della direttiva GPS e quelli che sono alla base delle decisioni oggi prese dalla Commissione Europea per uniformare la procedure di registrazione delle sostanze chimiche esistenti e nuove. (Il progetto d’azione è noto agli specialisti come programma “REACH”, ed è destinato ad essere realizzato entro il 2012).
Il progetto, al centro di giustificati allarmi e di un vivo dibattuto, coinvolge sostanze (circa 30.000) che rappresentano il 99% del volume complessivo di tutte le sostanze commercializzate nelle industrie. Questo prevede che ciascuna di esse sia oggetto di una procedura di valutazione del rischio, e di permesso di uso solo a fronte di una dimostrata innocuità o del minor rischio associato.
Una delle prime conseguenze di questo nuovo approccio, sarà che non solo fabbricanti ed importatori di sostanze chimiche, ma anche gli utilizzatori a valle (e quindi le industrie tessili), in quanto responsabili della sicurezza connessa ai loro prodotti, dovranno prendere parte a questo screening iniziale e alla loro valutazione di rischio; successivamente, nei casi in cui diventeranno utilizzatori delle sostanze stesse, dovranno comunque fornire informazioni sull’uso e l’esposizione.
Gli utilizzatori potranno essere obbligati allo svolgimento di test per la valutazione delle sostanze contenute nei loro prodotti, nel caso in cui tali controlli non siano stati eseguiti dall’industria chimica.
Per quanto riguarda gli articoli tessili importati, l’importatore dovrà preoccuparsi di verificare che i test tossicologici siano stati previsti per le sostanze contenute negli articoli.
Nel caso della mancata esecuzione di tali controlli, dovrà essere cura dell’importatore condurre i test.
Le conseguenze del cambiamento
Il quadro dei vincoli e degli obiettivi che così si viene definendo, al di là delle comprensibili riserve iniziali di tutti gli operatori industriali, avvia sicuramente una nuova mentalità e una nuova cultura nella progettazione anche dei manufatti tessili, e più precisamente, estenderà la catena delle responsabilità, da monte a valle, coinvolgendo tutta la filiera produttiva; stimolerà l’’eco-design nel t/a; accrescerà la ricerca su nuovi materiali e su nuovi processi; favorirà l’approfondimento delle conoscenze su tutti gli aspetti associati alla vita del prodotto; stimolerà l’attività di normazione volontaria.
In generale, il nuovo approccio metterà fuoco la domanda delle domande, a cui finora si sono date, più che risposte complete, solo timidi commenti: “fino a che punto l’attuale tecnologia e l’attuale “sistema di prodotti”sono compatibili con l’obbligo della sicurezza e sono sostenibili? E in che misura dovrebbero essere ripensati ?”
Una domanda retorica?
Che il tema non sia soltanto per la ristretta cerchia dei pensatori “verdi”, lo dimostra una recente testimonianza della federazione europea dell’industria tessile e dell’abbigliamento il cui vertice ha riconosciuto che, “applicando il programma “REACH” (che fa da sponda, come si è detto, alla direttiva GPS), “l’industria manifatturiera dovrà affrontare la cancellazione di più del 50% delle sostanze oggi disponibili” (sia perché a rischio, sia per l’impossibilità economica di affrontare le pratiche di registrazione.)
Si capisce bene che il prossimo quadro normativo ambientale (in cui tra l’altro si vedrà applicata la nuova Direttiva per le acque, e la direttiva IPPC) si presenta sempre più estraneo, e a volte antitetico, a una tecnologia nata in anni di “innocenza” assoluta, e si troverà a sospingerla a ripensare al suo interno metodi, materiali, modelli di prodotto: come d’altra parte settori trainanti del consumo (alimentari; automobile; architettura) stanno già da qualche anno facendo, e con successo.
Sarà anche fra noi attuale, sulla spinta di questa nuova cultura della precauzione, l’obiettivo di un prodotto tessile “sicuro”, “consumabile” e “biologicamente “ compatibile?