Inventario
Esperienze nell’ambito della produzione di capi mirati a persone non deambulanti.
Ognuno di noi ha indossato almeno una volta il classico pantalone in jeans, tutti noi quindi lo conosciamo abbastanza bene. Ma se qualcuno ci venisse a chiedere di parlarne per almeno dieci minuti, noi saremmo in grado di farlo?
A volte è molto facile dare per scontato ciò che la quotidianità ci offre, e addirittura si è convinti che le cose semplici non siano modificabili.
Partendo da questa considerazione ho “preso in mano” un pantalone in jeans - un oggetto comunissimo, simbolo di dinamicità e di movimento - e ho cercato di adeguarlo alla condizione di chi è seduto su una carrozzina.
Prima di iniziare a fare questo, però, mi sono chiesto se qualcuno mi avesse preceduto: abitiamo pur sempre in Italia dove la moda è di casa. Con amara sorpresa però ho notato che nessuno aveva provato ad applicare dei piccoli accorgimenti sartoriali in un jeans, e che anzi, la patria dei più grandi stilisti tendeva a rimuovere tutto ciò che riguarda l’handicap. La situazione non è diversa all’estero: nella mia ricerca ho trovato solamente una ditta tedesca che con un catalogo offriva tutta una serie di capi d’abbigliamento ma con prezzi molto alti.
L’avventura di studio e ricerca è iniziata circa cinque anni fa, parlando con ragazzi seduti in una carrozzina (amici di mio fratello, spina bifida e idrocefalo), che mi spiegarono i loro problemi più comuni.
Si trattava quindi di cercare di rispondere alle esigenze degli “amici di mio fratello”, cercando nello stesso tempo di industrializzare i capi, in modo tale da ottenere dei prezzi “accessibili”.
Ecco alcuni esempi concreti di come un capo può essere reso confortevole anche per una persona non deambulante ma legittimamente desiderosa di indossare un articolo con un contenuto moda.
Ripensare i jeans
Il pantalone in jeans è studiato per essere facilmente indossato e usato da persone che normalmente praticano la maggior parte del loro tempo in piedi. Per chi invece è seduto, il pantalone risulta essere troppo alto nella parte del davanti, quindi bisogna abbassarlo il più possibile. Inoltre, rimanendo seduti in carrozzina si ha sempre la schiena scoperta perché il jeans normalmente ha la parte posteriore bassa. Ridisegnarlo pensando a chi vive seduto significa prevedere un aumento di almeno 7-8 cm di tessuto per coprire bene la schiena. Questo risultato poi può essere ulteriormente migliorato da un piccolo pezzo di elastico posto centralmente, che assicura la perfetta aderenza del tessuto al corpo. Un altro problema riguarda il posizionamento della lampo. L’ideale sarebbe averel’apertura della lampo sino al punto più basso del cavallo, cosa che in un modello tradizionale non è possibile fare, inoltre lo stesso cursore della lampo deve avere dimensioni tali da essere usato con facilità anche dalla persona handicappata. Oltre a questi interventi nel nostro pantalone è stato eliminato il classico bottone con occhiello (o asola), ed è stato sostituito con una piccola striscia di velcro mimetizzata da un bottone, in modo da avere una chiusura che si possa adattare ai vari momenti della giornata, quali ad esempio prima e dopo pranzo.
Chi sta seduto a lungo avverte inoltre con fastidio la presenza delle cuciture poste sulla parte posteriore dei jeans. Nella linea di pantaloni sviluppata dalla nostra azienda le cuciture presenti nella parte posteriore del pantalone in jeans, quali tasche e cucitura a carré, sono state eliminate. Infine l’etichetta posta nel dietro, che di solito è in pelle o in plastica, nel nostro capo è in morbidissimo tessuto.
Interventi per specifici problemi
Come mai con il pannolone mutandina per incontinenti il pantalone stringe nella parte davanti? Considerando che per un semplice portafoglio inserito nella tasca dietro, occorrono circa 3 cm, che vengono “sottratti” dal davanti, è facile immaginare quanto spazio richieda un pannolone per incontinenti per essere accolto, spazio che “trova” tirando il davanti verso il dietro, con conseguente disagio di chi indossa i pantaloni. Inoltre, questo “tirare indietro” del pantalone tradizionale, fa si che le cuciture dell’esterno gamba vengano a trovarsi a contatto con la carrozzina, provocando a lungo andare delle escoriazioni sulla pelle: è per questo che le persone incontinenti in carrozzina indossano spesso la tuta da ginnastica.
Questo problema è stato risolto tramite una serie di cuciture che creano posteriormente uno “spazio supplementare” necessario al contenimento del pannolone, il tutto perfettamente mimetizzato con semplici accorgimenti sartoriali.
Per favorire interventi quali l’inserimento veloce di ausili ortopedici, scarpe, tutori, eccetera, o per controllare/scaricare la sacca urinaria attaccata alla gamba, abbiamo messo a punto un pantalone in jeans con l’apertura laterale nella parte esterna della gamba, fino a ¾. Una soluzione ideale anche per chi deve rimanere a lungo seduto in una carrozzina ad esempio con un’ingessatura risultando quindi molto funzionale ed agevole l’operazione di vestizione della persona.
Infine, accogliendo i suggerimenti dei nostri speciali clienti abbiamo scelto finissiggi capaci di rendere il denim particolarmente morbido al tatto.
Adattamento del giaccone invernale
Anche i giacconi tradizionali sono studiati per chi normalmente svolge un’attività quotidiana in piedi. Bisogna quindi “riproporzionare” la parte dietro rendendola più corta onde evitare quell’ingoffamento tipico; la parte davanti verrà anch’essa accorciata, ed inoltre anche sagomata in modo tale da non infilarsi tra le ruote della carrozzina.
Un problema spesso denunciato da chi vive in carrozzina è il non riuscire ad infilare le mani in tasca da seduto: bisogna quindi riposizionare la tasca e inclinarla leggermente. Non bisogna inoltre dimenticare di apportare sul davanti, in posizione comoda, un piccolo taschino per le chiavi o il cellulare.
La stessa chiusura e apertura della giacca con cerniera appare non adatta a chi la deve effettuare da seduto. Un metodo veloce e pratico per risolvere il problema consiste nel sostituire la cerniera con del velcro, che risulta più agevole anche alle persone anziane. In altre parole non dobbiamo mai dimenticare che anche l’operazione più banale, effettuata stando seduti diventa difficoltosa se non a volte impossibile.
Inoltre, mi sono spesso sentito dire: “quando spingo la carrozzina, in modo particolare d’inverno, si sporcano sempre i polsi e le maniche nella parte interna: come posso fare a pulire il capo senza mandarlo in lavanderia ogni settimana?
Problemi apparentemente banali che contribuiscono a definire la qualità della vita dei portatori di handicap. Il problema può essere risolto utilizzando una “patta” alternativa di velcro, asportabile e lavabile, che eviti il contatto diretto del tessuto con le ruote, e che può essere riposizionata senza nessuna difficoltà quando necessita.
La commercializzazione di abbigliamento “speciale”
La commercializzazione di questi capi ha rappresentato una grossa difficoltà. In un primo momento avevamo selezionato un ristretto numero di negozi di articoli ortopedici e sanitari che tenessero in mostra il nostro pantalone. I problemi arrivavano però al momento della prova dei capi, che risultava molto difficoltosa, per lo spazio non idoneo dei camerini e la mancanza di un lettino dove il cliente potesse sdraiarsi. I negozi tradizionali inoltre non apprezzano la presenza di prodotti per un pubblico così particolare, vuoi per la mancanza di spazio dove far transitare le carrozzine, vuoi per un problema di immagine: i portatori di handicap non suggeriscono quel senso di leggerezza e salute che tanto piace ai venditori di prodotti moda. Abbiamo quindi deciso di gestire direttamente la vendita dei capi che viene spedito a casa per posta, in due o tre taglie diverse, in modo tale da facilitare la scelta e la prova del capo in tutta tranquillità.
Una situazione che mostra come un cambiamento “culturale” da parte della distribuzione dei prodotti di abbigliamento migliorerebbe la qualità della vita dei portatori di handicap e faciliterebbe il nostro lavoro. Nel frattempo, pur lavorando sugli aspetti strutturali del capo non abbiamo certo rinunciato al contenuto moda delle nostre proposte, sia nei colori che nelle linee.Negli anni, al denim (il classico jeans blu) si sono affiancati i velluti in tre diversi colori, il jeans leggero per l’estate e il jeans felpato, il giubbotto invernale, un huski per la mezza stagione e un gilet trapuntato per l'estate.
I nostri progetti, ovviamente, sono quelli di allargare la gamma dei prodotti attualmente offerti. Abbiamo molte altre idee nel cassetto che per il momento sono solamente dei prototipi, perchè il problema maggiore con cui ancora ci scontriamo, è la difficoltà nell’organizzare un’adeguata campagna di informazione-sensibilizzazione di tutto ciò che è abbigliamento specifico.
Da "abbigliamento per portatori di handicap" a "abbigliamento per chi e' “in carrozzina".
Inizialmente lo chiamavamo abbigliamento specifico per portatori di handicap, ora però ci siamo resi conto che il termine handicap non è esatto, e quindi tutti i nostri prodotti vengono identificati come “abbigliamento per chi è seduto in carrozzina”.
Direte voi che può sembrare una formalità ma non è così. La maggioranza delle persone che si rivolgono a noi, sono persone che erano sane e che quindi svolgevano una vita normale: la vita e gli eventi li hanno costretti poi a rimanere seduti in una carrozzina.
Un’azienda, ma non solo
In un certo senso la nostra azienda si è quindi trovata a gestire non solo problemi tecnici ma anche “culturali”.Il nostro Centro Ricerche fortunatamente può contare sull’aiuto di moltissime persone che ci chiamano, ci danno consigli e suggerimenti, e molte idee ci arrivano dai nostri stessi clienti che ci hanno sempre dato lo stimolo per continuare e per ampliare la gamma dei tessuti: praticamente la nostra moda l’hanno fatta loro, e non il contrario.
Il concetto di utenza ampliata o di "barrier-free design", come viene definito nei documenti dell'Unione Europea, si riferisce al fatto che ogni persona, nell'arco della propria vita, in considerazione delle fasi biologiche, muta nelle sue esigenze e nei suoi bisogni ed è per questo che risulta assurdo parlare di normodotati, nella misura in cui, ciascuno, per le ragioni più svariate, ha bisogni diversi che la progettazione deve soddisfare in un'ottica il più ampia possibile. Come? Elaborando prodotti specifici, ma che allo stesso tempo eliminino le barriere fisiche e psicologiche e che si rivolgano all'utenza senza che questa le viva come ausilio ospedaliero.