Inventario
I tessili antimicrobici. La ricerca svolta dal gruppo di lavoro su “I tessili antimicrobici” per il 4° Convegno Tessile e Salute.
Nel corso del 4° Convegno Internazionale “Tessile e Salute”, tenutosi a Biella il 25 e 26 marzo 2004, è stato presentato il lavoro del gruppo coordinato dalla Dott. Gabriella Alberti Fusi, Direttore Tecnico Centrocot, sui materiali aventi caratteristiche antimicrobiche.
Il lavoro di ricerca è stato svolto da un gruppo di esperti appartenenti a centri di ricerca e prova oltre che ad università: Rosanna Dei (Università di Firenze), Francesco Elia (Area Ricerca Centrocot), Giuliano Freddi (Stazione Sperimentale per la Seta), Patrizia Sadocco (Stazione Sperimentale Carta, Cartoni e Paste per Carta).
La considerazione di base è che i materiali tessili possono entrare in contatto con la cute e, quindi, i microrganismi che fanno parte della normale flora microbica residenziale cutanea possono migrare verso il tessile e su di esso proliferare, causando una serie di effetti spiacevoli tra cui la formazione di cattivi odori, la pigmentazione, lo scolorimento e, a lungo termine, il decadimento delle proprietà fisico-meccaniche del tessile stesso. Risulta importante, quindi, poter disporre di mezzi idonei ad uccidere i microrganismi o ad inibirne la crescita, per ridurre al minimo tali effetti.
Altrettanto importante è ovviamente la totale innocuità delle sostanze utilizzate nei confronti di coloro che indossano il capo con attività antimicrobica. A tal fine è indispensabile che i biocidi siano selezionati in accordo alla Direttiva Europea 98/8/EC intitolata “Immissione sul mercato dei biocidi”. Questo assicura che il principio attivo, così come il preparato finale, è stato controllato accuratamente, poiché per la sua iscrizione nell’elenco comunitario deve essere presentato un fascicolo che descrive dettagliatamente le sue proprietà, con particolare attenzione, oltre che all’efficacia sugli organismi bersaglio, anche al profilo tossicologico ed ecotossicologico.
In ogni caso, pur partendo da sostanze considerate “sicure”, è buona norma porre particolare attenzione alle applicazioni che più di altre possono generare effetti negativi sulla salute umana quali le applicazioni intime, quelle che comportano il contatto con le mucose ed i fluidi corporei e quelle destinate ai bambini di età inferiore ai 3 anni (rischio mouthing).
Nel corso della presentazione sono state illustrate le modalità di ottenimento dei materiali tessili antimicrobici, tramite processi di finissaggio sulle fibre e i tessuti o tramite l’utilizzo di fibre intrinsecamente antimicrobiche, che sono fibre sintetiche o artificiali nel cui polimero viene inserito il biocida.
La scelta del tipo di molecola antimicrobica è dettata da diversi fattori. Nei processi di finissaggio si utilizzano generalmente degli agenti di natura organica, mentre nella sintesi di fibre chimiche si utilizzano additivi di natura inorganica (metalli puri, in forma ionica o su supporto ceramico) qualora sia necessaria una resistenza termica molto elevata nelle fasi di fusione ed estrusione del polimero, mentre in caso contrario si può optare anche per un additivo organico (sali di ammonio quaternario, composti aromatici alogenati, chitosano).
Nel corso della presentazione non sono stati menzionati i nuovi processi di irraggiamento, a causa della loro limitata diffusione dovuta alla recente introduzione, ma ci sembra comunque doveroso farne una breve presentazione. Essi prevedono l’esposizione del tessuto a specie reattive quali ioni, elettroni, fotoni, molecole neutre o atomi eccitati, che modificano in maniera permanente e senza l’ausilio di sostanze chimiche la struttura superficiale del tessile, creando dei siti attivi radicalici che conferirebbero al tessile le caratteristiche antimicrobiche.
A solo titolo indicativo è stata presentata una raccolta, ampia ma probabilmente non esaustiva, dei principali prodotti commercialmente disponibili (tabelle 1, 2 e 3), redatta sulla base dei dati comunicati pubblicamente dalle aziende e acquisiti da banche dati, siti internet e brochures pubblicitarie.
Marchio |
Produttore |
Polimero |
Additivo |
AMICOR â |
COURTAULDS/ACORDIS |
Acrilico |
Triclosan â (triclorodifeniletere) |
AMICOR PLUS â |
COURTAULDS/ACORDIS |
Acrilico |
|
AMICOR PURE â |
COURTAULDS/ACORDIS |
Acrilico |
|
SILFRESH â |
NOVACETA |
Acetato di cellulosa |
|
BIOKRYL â |
COURTAULDS/ACORDIS |
Acrilico |
|
BIOFRESH â |
STERLING FIBERS |
Acrilico |
|
STAPH-CHEK â |
HERCULITE |
Poliestere/Poliuretano |
Microban â (derivato clorofenolico) |
MICROSAFE AM â |
HOECHST-CELANESE |
Acetato di cellulosa |
|
SALUS â |
FILAMENT FIBER TECHNOLOGY CORP |
Poliolefine |
|
BACTEKILLER â |
KANEBO-GOHSEN |
Poliestere |
Zeoliti + ioni metallici |
LIVEFRESH N â |
KANEBO-GOHSEN |
Poliammide |
|
LIVEFRESH A â |
KANEBO-GOHSEN |
Acrilico |
|
LUFNEN VA â |
KANEBO-GOHSEN |
Modacrilico |
|
BIOLINER â |
UNITIKA FIBERS |
Poliammide |
Ceramica + ioni metallici |
SA 30 â |
KURARAY |
Poliestere |
|
BOLFUR â |
UNITIKA FIBERS |
Poliestere |
Solfuro di rame |
R. STAT/N â |
R-STAT |
Poliammide |
|
R. STAT/P â |
R-STAT |
Poliestere |
|
THUNDERON â |
NIHO SANMO DYING |
Acrilico/Poliammide |
|
RENAISS â |
MITSUBISHI-RAYON |
Acrilico/Acetato di cellulosa |
Chitosano (da chitina) |
CHITOPOLY â |
FUJY-SPINNING |
Polinosico (rayon) |
|
CRABYON â |
FUJY-SILYSIA |
Viscosa |
|
MODAL FRESH â |
LENZING |
Viscosa |
|
AM SANITIZED â |
AZOTA |
Polipropilene |
Ammonio quaternario |
PERMAFRESH â |
PLASTICISERS |
Polipropilene |
- |
RHOVILAS â |
RHOVYL |
Cloruro di polivinile |
Composto organomercurico |
EVERBLAZE â |
JIANGYIN CHANGLONG |
Poliestere |
- |
INNOVA â AMP |
AMERICAN FIBERS & YARNS COMPANY |
Poliolefine |
|
MERYL â SKINLIFE |
NYLSTAR |
Poliammide |
|
NOBAC â |
FISISA |
Poliammide |
|
PANAKEIA â |
DAIWABO RAYON |
Cellulosica |
Ceramiche ossidate da fotocatalisi |
BIOACTIVE â |
TREVIRA |
Poliestere |
Ioni argento su supporto ceramico |
TERITAL â SANIWEAR |
MONTEFIBRE |
Poliestere |
Agente inorganico |
LEACRIL â SANIWEAR |
MONTEFIBRE |
Acrilico |
|
X-STATIC â |
NOBLE FIBER TECH |
- |
Strato di argento puro |
Tabella 1. Fibre antimicrobiche commercialmente disponibili.
MARCHIO |
PRODUTTORE |
ADDITIVO |
VANTOCIL IB â |
ZENECA |
Polibiguanidina |
ACTICIDE â |
THOR |
Isotiazolinone |
KATHON â |
ROHM ET HAAS |
|
PREVENTOL â |
BAYER |
3-metil-4-clorofenolo |
BIO-PRUF â |
MORTON |
Sali di ammonio quaternario |
SANIGARD â |
SANDOZ |
|
SANITIZED â |
SANITIZED |
Derivato clorofenossifenolico e isotiazolinonico |
FUNGITEX â |
CIBA |
Composti eterociclici |
SMEAD â |
RECKITT & COLMAN |
- |
HALOSHIELD â |
VANSON-HALOSOURCE |
Composto clorurato |
MarCHIO |
Produttore |
fibra |
Additivo |
EOSY â |
UNITIKA |
Cotone |
Chitosano + acido ialuronico |
EASOF â |
UNITIKA |
Cotone |
|
UNIFRESHER â |
UNITIKA |
Cotone |
Chitina |
BIOCHITON â |
ASAHI |
Poliuretano / Poliammide |
|
tinosan am â |
ciba |
Poliestere / Poliammide |
Triclosan â |
BIOSIL B 89 â |
TOYOBO |
Poliestere |
Dow Corning DC 5700â |
tektran â |
cotton text chemistry |
Fibre cellulosiche |
Perossido di magnesio |
BIO-PRUF â |
MORTON |
Tutte le fibre |
Sali di ammonio quaternario |
ACTIGARD â |
- |
Poliolefine |
Der. benzotiodiazolico |
Tabella 3. Finissaggi antimicrobici per fibre commercialmente disponibili.
La ricerca scientifica e tecnologica: stato dell'arte
Durante il convegno è stato presentato il risultato di un’indagine condotta utilizzando la banca dati del World Textile Abstracts (WTA), allo scopo di valutare lo stato dell’arte sull’argomento dal punto di vista scientifico e tecnologico.
Il WTA recensisce oltre 300 riviste, che coprono vari aspetti della ricerca scientifica e tecnologica e dell’informazione economica e commerciale specifica del settore tessile. Gli argomenti coperti vanno dalla scienza dei polimeri, alla tecnologia di produzione, alle proprietà di fibre, filati e tessuti, incluse le normative, la legislazione specifica di riferimento, nonché le tematiche legate alla sicurezza ambientale e alla salute; vengono recensiti anche dati sul commercio internazionale e il consumo dei tessili. Il numero complessivo di citazioni riportate nel WTA è considerevole. Negli ultimi anni ha infatti raggiunto la soglia delle 9000 citazioni/anno, includendo sia articoli che brevetti.
Adottando la metodologia di indagine per parole chiave sono state enucleate le citazioni rilevanti per l’argomento di nostro interesse, che sono state poi analizzate, classificate per tipologia e riportate in forma grafica. Valutando l’andamento delle citazioni nel corso degli ultimi 10 anni (1994-2003) si può osservare un incremento repentino di articoli e, in minor misura, di brevetti citati nel corso del 1999 (anno di riferimento 1998), come se la problematica del trattamento antimicrobico dei tessili fosse improvvisamente salita alla ribalta dell’interesse delle varie categorie di addetti ai lavori (ricercatori, tecnologi e tecnici del mondo della ricerca e della produzione) e, più in generale, del mercato e dei consumatori finali.
Le citazioni che si riferiscono agli articoli sono state suddivise per tipologia e ne è stato valutato l’andamento nel corso degli ultimi 5 anni. I criteri adottati per la classificazione sono i seguenti:
(a) Norme/Metodi: articoli nei quali vengono affrontate le problematiche relative alla certificazione dei prodotti tessili con attività antimicrobica e alle metodologie analitiche utilizzate a questo scopo.
(b) Conferenze/Mostre: articoli in cui vengono recensiti eventi pubblici di carattere scientifico (congressi, conferenze, seminari, ecc.) o commerciale (fiere).
(c) Ricerca: articoli pubblicati su riviste scientifiche di chimica e tecnologia dei polimeri e delle fibre tessili, con contenuti di ricerca scientifica e tecnologica molto evidenti, rivolti a specialisti del settore.
(d) Generale: articoli che, a differenza dei precedenti, pur avendo contenuti tecnico-scientifici, si rivolgono ad un pubblico più ampio, dagli addetti ai lavori fino ai consumatori intermedi e finali, e tendono a fornire informazioni di vario tipo; queste ultime possono riguardare aspetti relativi all’interazione tessili-microorganismi e ai suoi risvolti per la salute umana, sia in ambito civile che lavorativo (in particolare medico-sanitario), lo stato dell’arte dei trattamenti antimicrobici, con particolare riferimento ai prodotti innovativi immessi sul mercato, analisi di carattere socio-economico e della relazione tra domanda e offerta.
(e) Aziende/Prodotti: articoli dedicati a una o più aziende e/o ad uno o più prodotti, nei quali l’aspetto della comunicazione commerciale prevale nettamente sugli altri contenuti di carattere tecnico-scientifico.
Si sono mantenute abbastanza stabili nel tempo le categorie “Norme/Metodi”, “Conferenze/Mostre” e “Ricerca”. Solo quest’ultima ha registrato un aumento significativo di citazioni nel 2003. Nel corso degli ultimi 5 anni sono salite sensibilmente le citazioni classificate nella categoria “Generale”, a dimostrazione del fatto che c’è stata una forte esigenza di diffondere a vari livelli l’informazione sui nuovi finissaggi antimicrobici e sulle proprietà e prestazioni delle fibre tessili così trattate. Si è mantenuta a livelli costantemente elevati, aumentando leggermente nel tempo, l’informazione di carattere commerciale diffusa dalle aziende attraverso le riviste del settore.
Per approfondire ulteriormente l’analisi delle citazioni WTA, queste ultime sono state suddivise in funzione dei seguenti criteri:
(a) natura chimica del prodotto antimicrobico;
(b) tipo di fibra su cui viene applicato;
(c) settore di applicazione.
Poiché non sempre le citazioni WTA riportano queste informazioni, i dati non hanno significato quantitativo ma rappresentano delle tendenze. I vari punti riportati in tabella 4 per ciascun criterio di classificazione sono stati elencati in base alla frequenza di citazione (ordine decrescente).
Natura chimica del prodotto antimicrobico |
Tipo di fibra |
Settore di applicazione |
Composti inorganici · Zeoliti · Sali di Ag, Zn, Cu, Ni, Cd, Co, Ti · Chelati organico-inorganico · Formulati resina-metallo
Composti organici di sintesi · Triclosan · Sali di ammonio quaternario · Composti aromatici alogenati · Composti eterociclici · Coloranti · Polimeri · Ciclodestrien
Composti di origine naturale · Chitosano · Estratti vegetali
|
Poliestere
Cotone
Acrilica
Poliolefinica
Acetato
Poliammidica
Lana
|
Abbigliamento · Intimo/esterno · Sport, tempo libero · Calzetteria e scarpe · Lavoro (medico-ospedaliero, ind. Alimentare, ecc.)
Igiene · Pannolini, biancheria da letto per ospedali, ecc.
Dispositivi vari · Medicali (bendaggi, protesi, ecc.) · Filtri per aria · Tende
Prodotti per la casa · Biancheria da letto · Tappeti · Prodotti per la pulizia di superfici (panni, spugne) · Prodotti per animali domestici |
Tabella 4. Ordine decrescente della frequenza di citazione (prodotto/fibra/settore).
Nel ricordare che le informazioni riportate in tabella 4 hanno solo valore qualitativo e che non possono essere direttamente correlate a parametri quantitativi (come ad esempio le quote di mercato dei diversi prodotti/applicazioni), si può notare come i trattamenti e/o le fibre contenenti composti inorganici (soprattutto a base di argento) siano menzionati con maggior frequenza, seguiti a breve distanza da quelli organici di sintesi e di origine naturale. Tra questi ultimi prevale in larga misura il chitosano.
Per quanto attiene infine agli ambiti applicativi, essi possono essere molto diversi, andando dal tessile per abbigliamento a quello tecnico, per giungere a impieghi di nicchia ma altamente specialistici.
In conclusione, per individuare le tendenze recenti nel campo della ricerca scientifica e tecnologica, sono state esaminate 43 pubblicazioni scientifiche recensite sul WTA nell’arco degli ultimi 5 anni (N.d.T. L’elenco completo delle citazioni è in bibliografia).
Dalla loro analisi si possono evincere indicazioni interessanti sulle tendenze più recenti nel campo dei tessili antimicrobici. Se si estende l’indagine bibliografica a banche dati diverse dal WTA (“life science”, “material science”, medicina, ecc.), ci si rende immediatamente conto che il tema dei composti ad attività antimicrobica è trattato da un numero molto ampio di pubblicazioni scientifiche. In particolare, si osserva la tendenza a individuare e caratterizzare sostanze presenti in natura che possono fare da modello per lo sviluppo di analoghi sintetici e/o di polimeri intrinsecamente antimicrobici (“biomimetic antimicrobial polymers”) da utilizzare in diversi settori applicativi, come quello alimentare, medico, ecc. Si può ragionevolmente ritenere che questa impostazione di ricerca potrebbe avere ricadute positive anche per il settore tessile, qualora il tema del finissaggio antimicrobico continuasse a rappresentare una priorità anche nel prossimo futuro.
Le 43 pubblicazioni recensite in questa indagine sono state classificate principalmente in base alla natura chimica delle sostanze ad attività antimicrobica utilizzate, alla tecnologia di applicazione e al tipo di substrato tessile impiegato.
Sul chitosano si è concentrato l’interesse di numerosi ricercatori, grazie al fatto che si tratta di una sostanza naturale, non tossica, biocompatibile e con provata attività antimicrobica [1-10]. La materia prima impiegata per i trattamenti può avere diverse caratteristiche:
(a) chitosano tal quale, con peso molecolare e grado di acetilazione diversi [2-5,7,9];
(b) oligomeri di chitosano completamente deacetilato (DP @3-10) [5,8];
(c) derivati del chitosano contenenti gruppi di ammonio quaternario [1,6], cui può essere legato un gruppo reattivo vinilico per fissarli stabilmente al substrato fibroso [1].
I substrati tessili su cui sono stati eseguiti finissaggi antimicrobici a base di chitosano sono: cotone [2,3,7-9], poliestere [5], miste cotone/poliestere [2,7] e lana [4]. Il chitosano è stato applicato alle fibre da solo [4], in presenza di agenti reticolanti come DMDHEU [2,7], acido citrico [9] e glutaraldeide [3], oppure su fibre pre-attivate mediante innesto di monomeri vinilici o aldeidi [5]. La tecnologia di applicazione più comunemente utilizzata è il processo “pad-dry-cure” [2-4,7-9].
Un approccio diverso nell’impiego del chitosano è consistito nella sua miscelazione a una soluzione di viscosa e nella successiva filatura di fibre che manifestano attività antimicrobica grazie alla presenza di microparticelle di chitosano distribuite al loro interno [10].
La sintesi e l’applicazione di derivati eterociclici di tipo idantoinico ad attività antimicrobica rigenerabile, che possono essere fissati stabilmente a diversi substrati fibrosi grazie alla presenza di un gruppo vinilico mediante reazioni di aggraffaggio, è stata oggetto di diversi studi [11-15]. Sono state trattate fibre diverse: Nomexâ, Kermelâe Kevlarâ[11], poliammidica, poliestere, acrilica e cotone [12-15], polipropilenica [14], con processi del tipo “pad-dry-cure” [11,1] o a esaurimento [14,15]. Il composto idantoinico fissato sulle fibre viene attivato con un semplice trattamento a base di cloro attivo (sbianca). Si forma così un derivato alogenato (“N-halamine”) che può essere rigenerato qualora l’efficacia antimicrobica decada nel tempo. I prodotti tessili devono naturalmente essere compatibili con questo tipo di trattamento.
Gli stessi derivati eterociclici di tipo idantoinico possono essere polimerizzati con stirene o con altri monomeri vinilici per produrre polimeri con attività antimicrobica per diverse applicazioni (medico-sanitarie, trattamento delle acque, industria alimentare, ecc.) [16-17]. Sempre nel campo dei polimeri con attività antimicrobica, è stata riportata la sintesi di omo- e co-polimeri contenenti gruppi aromatici alogenati attivi contro i microorganismi [18]. Derivati polimerici di composti contenenti gruppi di ammonio quaternario, ottenuti per polimerizzazione vinilica e applicati a superfici vetrose e plastiche, hanno dimostrato ottime proprietà antimicrobiche. Ne è stato quindi proposto l’impiego per il trattamento di superfici di oggetti di uso comune (giocattoli, maniglie, telefoni pubblici, ecc.) [19-21].
La varietà dal punto di vista chimico dei composti antimicrobici applicati alle fibre tessili è piuttosto ampia. Molti contengono sali di ammonio quaternario come gruppo attivo. Essi possono essere già presenti nel composto prima della sua applicazione alle fibre [22,23], oppure essere formati con una reazione di alchilazione successiva alla loro applicazione al substrato fibroso [24,25]. Una tendenza comune a entrambi gli approcci, del resto evidenziata anche nei lavori citati in precedenza, è quella di fissare stabilmente il composto antimicrobico alle fibre, per aumentarne le prestazioni in termini di solidità e possibilmente coprire l’intero ciclo di vita del prodotto tessile. La strategia più comunemente seguita è quella di legare alla molecola microbiologicamente attiva un gruppo vinilico che possa reagire con i polimeri fibrosi mediante iniziazione radicalica. Nel caso di composti da utilizzare per il finissaggio antimicrobico della lana, il gruppo reattivo vinilico è stato sostituito con un gruppo sulfidrilico in grado di formare legami covalenti con gruppi analoghi presenti nella cheratina [26,27].
Finissaggi antimicrobici che non prevedano la formazione di legami covalenti tra molecola attiva e fibra presentano ormai un interesse marginale. Si citano, ad esempio, la formazione di interazioni di tipo ionico tra la molecola microbiologicamente attiva (catione) e gruppi anionici di tipo solfonico presenti su fibre acriliche e poliestere [28], oppure coloranti anionici usati per la tintura di fibre poliammidiche [29]. Un caso particolare riguarda il trattamento preliminare del cotone per ottenere xantato di cellulosa, in grado a sua volta di formare complessi stabili con ioni metallici (Cu) e un composto organico ad attività antimicrobica [30].
Altri approcci al trattamento antimicrobico delle fibre tessili che meritano di essere citati sono: (a) l’impiego di ciclodestrine, fissate a fibre Tencelâcon legame covalente, come contenitore ricaricabile di varie sostanze, tra cui composti ad attività antimicrobica [31];
(b)l’aggraffaggio su fibre poliammidiche di protoporfirina IX, tal quale o complessata con ioni Zn, la cui attività antimicrobica si esplica solo dopo esposizione alla luce [32].
Per quanto riguarda la sintesi di nuove molecole, particolare interesse è rivolto alla sintesi di coloranti con attività antimicrobica, in quanto consentirebbero di combinare in un unico processo due passaggi di lavorazione che allo stato attuale sono eseguiti separatamente (tintura e finissaggio funzionale), con evidenti vantaggi dal punto di vista della gestione tecnica ed economica del processo produttivo [33,34].
Meno ampia è la letteratura scientifica apparsa di recente e dedicata all’impiego di composti inorganici per il trattamento antimicrobico dei tessili. In particolare, essa si è focalizzata sullo studio dei seguenti aspetti:
(a) trattamento di fibre di seta [35], lana [36] e cotone [37] con coloranti contenenti ioni metallici (Cu e Cr);
(b) aggraffaggio di acido acrilico su fibre polipropileniche [38], o acilazione di cotone [39] e seta [40] con anidridi, seguiti da formazione di complessi metallici per assorbimento di vari tipi di ioni (Ag, Cu, Co, Fe, Zn);
(c) applicazione di formulati resina-metallo (ZnO) a cotone e miste cotone/poliestere [41-42];
(d) filatura di fibre polipropileniche contenenti nanoparticelle di Ag [43].
Norme di prova internazionali
Di seguito vengono riportati in maniera schematica i metodi di prova attualmente disponibili per la determinazione qualitativa e quantitativa dell’attività antimicrobica nei tessili.
Dal punto di vista pratico i metodi possono essere suddivisi in dinamici estatici. I primi, definiti così perché il contatto tra il microrganismo di prova ed il materiale tessile avviene in condizioni di agitazione vigorosa (da cui la definizione “shake flask tests”), sono ideali per l’analisi di fibre recanti agenti immobilizzati. I metodi statici, invece, sono ideali per l’analisi di agenti diffusibili che sono in grado di raggiungere il microrganismo di prova senza che ci sia il contatto continuo dovuto al movimento. I metodi statici più diffusi, descritti dettagliatamente nel corso del convegno, sono le prove qualitative SN 195920, SN 195921 e AATCC 147 (applicabili esclusivamente per principi diffusibili) e le prove quantitative AATCC 100 e JIS L 1902 (applicabili anche per l’analisi di agenti non diffusibili).
NORMA DI PROVA |
TITOLO |
VALUTAZIONE DELL’ATTIVITA’ |
JIS L 1902:2002 (Screening test) |
Testing for antibacterial activity and efficacy on textile products. Qualitative test (halo method). |
Misura dell’alone di inibizione |
AATCC 174:1998 |
Antimicrobial activity assessment of carpets - Parte I: qualitative assessment of antibacterial activity on carpets. Single streak method. |
Misura dell’alone di inibizione. |
Valutazione della crescita sotto il campione. |
||
AATCC 147:1998 |
Antibacterial activity assessment of textile materials: parallel streak method. |
Misura dell’alone di inibizione. |
Valutazione della crescita sotto il campione. |
||
SN 195920:1994 |
Textile fabrics. Determination of the antibacterial activity: agar diffusion plate test. |
Misura dell’alone di inibizione. |
Valutazione della crescita sotto il campione. |
||
UNI 8986:1987 |
Tessuti e non tessuti. Determinazione del comportamento nei confronti dei batteri e dei funghi. Valutazione visiva e misura della variazione delle proprietà fisiche. |
Valutazione visiva della crescita batterica sulle provette. |
prEN ISO/DIS 20645:2002 |
Textile fabrics. Determination of antibacterial activity: agar diffusion plate test. |
Misura dell’alone di inibizione. |
BISFA 2002. Testing methods for organic man-made fibres with antibacterial activity |
Determination of the antimicrobial properties of fibres with leaching additives (qualitative method A). |
Misura dell’alone di inibizione. |
Valutazione della crescita sotto il campione. |
Tabella 5. Metodi per la valutazione qualitativa dell'attività antibatterica.
NORMA DI PROVA |
TITOLO |
VALUTAZIONE DELL’ATTIVITA’ |
|
AATCC 100:1999 |
Antibacterial finishes on textile materials: Assessment of. |
Riduzione della conta batterica (%). |
|
AATCC 174:1998 |
Antimicrobial activity assessment of carpets – Parte II: quantitative assessment of antibacterial activity on carpets. |
Riduzione della conta batterica (%). |
|
JIS L 1902:2002 |
Testing for antibacterial activity and efficacy on textile products. Quantitative test. |
Absorption method |
S = attività batteriostatica |
L = attività battericida |
|||
Printing method |
N = decrescita batterica |
||
ISO/WD 20743:2003 (Draft) |
Textiles. Determination of antibacterial activity of antibacterial finished products. |
Absorption method |
S = attività batteriostatica |
L = attività battericida |
|||
Printing method |
N = decrescita batterica |
||
Transfer method |
A = valore di attività |
||
SN 195924:1983 |
Textile fabrics. Determination of the antibacterial activity: germ count method. |
AE (effetto antimicrobico) = riduzione logaritmica della conta batterica |
|
ASTM E 2149:2001 (shake flask method) |
Standard test method for determining the antimicrobial activity of immobilized antimicrobial agents under dynamic contact conditions. |
Riduzione % della conta batterica |
|
BISFA 2002. Testing methods for organic man-made fibres with antibacterial activity |
Determination of the antimicrobial activity of immobilized antimicrobial agents under dynamic contact conditions (quantitative method B). |
Riduzione % della conta batterica |
Tabella 6. Metodi per la valutazione quantitativa dell'attività antibatterica.
NORMA DI PROVA |
TITOLO |
VALUTAZIONE DELL’ATTIVITA’ |
SN 195921:1994 |
Textile fabrics. Determination of the antimycotic activity: agar diffusion plate test. |
Misura dell’alone di inibizione. |
Valutazione della crescita sotto il campione. |
||
AATCC 174:1998 |
Antimicrobial activity assessment of carpets. Parte III: antifungal activity assessment of carpets materials: mildew and rot resistance of carpet materials. |
Misura dell’alone di inibizione. |
Valutazione della crescita sotto il campione. |
||
UNI 8986:1987 |
Tessuti e non tessuti. Determinazione del comportamento nei confronti dei batteri e dei funghi. Valutazione visiva e misura della variazione delle proprietà fisiche. |
Valutazione visiva della crescita fungina sulle provette. |
Tabella 7. Metodi per la valutazione qualitativa dell'attività antimicotica
NORMA DI PROVA |
TITOLO |
AATCC 30:1999 |
Antifungal activity, assessment on textile materials: mildew and rot resistance of textile materials. |
EN ISO 11721/1:2002 |
Textiles. Determination of the resistance of cellulose-containing textiles of micro-organisms. Soil burial test. Part 1: Assessment of rot-retardant finishing. |
EN ISO 11721/2:2002 |
Textiles. Determination of the resistance of cellulose-containing textiles of micro-organisms. Soil burial test. Part 2: Identification of long-term resistance of a rot retardant finish. |
EN 14119:2003 |
Testing of textiles. Evaluation of the action of microfungi. |
UNI 8986:1987 |
Tessuti e non tessuti. Determinazione del comportamento nei confronti dei batteri e dei funghi. Valutazione visiva e misura della variazione delle proprietà fisiche. |
NF X41-600:1971 |
Résistance aux microorganismes des textiles cellulosiques (naturels ou artificiels). Méthode par ensemencement mixte spores/mycelium. |
ASTM G 21:1996 |
Standard practice for determining resistance of synthetic polymeric materials to fungi. |
Tabella 8. Metodi per la valutazione della resistenza all'azione di funghi e lieviti.
Esigenze reali e criticità nell'utilizzo dei tessili antimicrobici.
Il lavoro svolto non poteva prescindere dalla valutazione delle esigenze reali e delle criticità nell’utilizzo dei tessili antimicrobici, partendo da considerazioni generali sull’uso di massa dei biocidi in prodotti per l’igiene domestica e personale e traendo, per analogia, alcune importanti considerazioni sul loro utilizzo in campo tessile.
In particolare è stato preso in considerazione il rischio di insorgenza di resistenze ai biocidi, di resistenze crociate con farmaci impiegati in terapia umana e di modificazioni degli ecosistemi microbici locali.
La considerazione di partenza è che i tessili antimicrobici, oltre all’impiego in campo strettamente medico, sono entrati nel consumo di tutti i giorni della popolazione normale. Il messaggio pubblicitario spinge al loro utilizzo per il senso di comfort, di pulito, per l’effetto anti-sudore, o meglio anti-odore corporeo e per impedire o rallentare la crescita microbica negli indumenti in uso o smessi.
Che ci sia l’effetto antibatterico è un dato di fatto, come dimostrato da valutazioni in vitro atte a stabilire l’effetto di frammenti di tessuto su diverse specie batteriche, ma ciò non necessariamente indica che possano svolgere un effetto benefico in vivo. L’evidenza non può che essere supportata da indagini atte a confrontare in popolazioni che impieghino o meno tali tessili, l’incidenza di patologie cutanee, allergiche o altro. Tali indagini potrebbero essere condotte a livello ambulatoriale, magari riunendo diversi centri, seguendo un questionario elaborato da un eventuale gruppo di studio che coordinerebbe il lavoro.
Al contempo, ammesso e dimostrato che ci siano dei vantaggi, ci si deve interrogare, soprattutto in relazione all’impiego giornaliero e di massa dei tessili antimicrobici, anche sui possibili svantaggi quali lo sviluppo di resistenze agli agenti impiegati, lo sviluppo di resistenze crociate con farmaci usati in medicina umana e non ultimo il disequilibrio flora cutanea e/o ambientale.
Si rientra, quindi, nella questione più ampia dell’uso non medico degli agenti antimicrobici, di cui l’aspetto più studiato e più noto è quello riguardante il loro utilizzo in zootecnia e agricoltura, dove ormai il loro impiego (nonostante i vantaggi) è bandito o ristretto per il legame con la acquisizione di resistenze da parte di microrganismi importanti in medicina umana [47].
La stessa preoccupazione è sorta anche in relazione all’impiego di tali sostanze in prodotti per l’igiene domestica e personale, prodotti oramai destinati al grande consumo, chiedendosi quanto il largo ed indiscriminato uso avesse effetto in medicina umana. Studi di laboratorio in vitro hanno dimostrato lo sviluppo di resistenze verso alcuni prodotti/molecole/agenti impiegati allo scopo (es. triclosan), da cui si trae l’indicazione ferma della necessità di almeno una regolamentazione del loro impiego nella vita comune di tutti i giorni, ovvero, ad avere la stessa attitudine dell’impiego di antibiotici in zootecnia [44,46].
Recentemente sono state pubblicate delle valutazioni “sul campo” [48] nelle quali si sono confrontati ambienti domestici con uso o meno di tali prodotti e successivamente si è ricercata la presenza di ceppi resistenti. Da tali studi non emergerebbero differenze nei due ambienti messi a confronto, anche se non è molto chiaro il fattore tempo. Sulla stessa linea è anche un lavoro riguardante l’impatto di dentifrici contenenti triclosan sulla flora microbica orale: dallo studio emergerebbe che l’impiego per breve tempo non influisca significativamente sull’ecosistema orale, ma ugualmente gli autori mettono in guardia sull’impiego prolungato di tali prodotti.
D’altra parte, anche chi non vede un grosso problema nell’uso giornaliero di antibatterici in prodotti di largo consumo per l’igiene domestica e personale, conclude che sia almeno prudente non eccedere nell’uso, di cui comunque dovrebbero essere valutati i reali vantaggi [45].
Sulla stessa linea è, quindi, la problematica della larga offerta e di conseguenza del largo consumo dei tessili antimicrobici: non sembra che ad oggi ci siano evidenze documentate per cui per analogia, quindi, e solo per analogia, si potrebbero trarre le stesse conclusioni in relazione ai tessili antimicrobici.
In conclusione, ci sembrava opportuno focalizzare l’attenzione sulla necessità di un’evidenza di vantaggi tratti dall’utilizzo giornaliero di tessili antimicrobici e prospettare gli eventuali svantaggi, riportando criticamente quanto di più recente è apparso in letteratura circa il consumo indiscriminato di biocidi in prodotti da toilette, igiene e casalinghi. Il messaggio più importante che deve essere dato è quello di non generare troppa confidenza nel consumatore così da tralasciare o mettere in secondo piano le più elementari norme igieniche, le quali prescindono dall’uso di prodotti antibatterici.
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