Inventario
Attività di coordinamento del gruppo tessile biologico nell’ambito del convegno ‘Tessile e Salute’
1. Introduzione
In seguito al ricevimento dell’incarico di coordinare, in funzione del convegno“Tessile e Salute”, il lavoro di ricerca e approfondimento relativo ai prodotti tessili biologici, è stato creato un gruppo di lavoro che ha cercato di comporre lo stato dell’arte attuale e di indicare quali potrebbero essere i temi di sviluppo futuri.
A tale scopo sono state convocate due riunioni di preparazione:
5 dicembre 2003presso Certitex Srl, Viale Sarca 223 – Milano
Presenti: Dott. L. Jucker – Direttore Certitex Srl
Dott.ssa C. Jucker – Dipartimento di Entomologia Facoltà di Agraria, Università di Milano
Dott. P. Foglia – Istituto di Certificazione Etica e Ambientale (ICEA)
Dott. C. Brini – ASL 12 Biella
Dott. A. Mauro – R&S Ricerche e Servizi Srl
16 febbraio 2004presso Certitex Srl, Viale Sarca 223 – Milano
Presenti: Dott. L. Jucker – Direttore Certitex Srl
Dott.S.Panconesi - AICTC Prato
Dott. P. Foglia – Istituto di Certificazione Etica e Ambientale (ICEA)
Dott. C. Brini – ASL 12 Biella
Dott. A. Mauro – R&S Ricerche e Servizi Srl
Al termine del secondo incontro sono state assegnati i temi da approfondire per il convegno di Biella:
· Dott. Foglia: “Lo stato dell’arte: mercato e standard del tessile biologico”
· Dott. Mauro: “Requisiti a confronto”
· Dott. Panconesi: “Far lavorare la natura per dare colore ai tessili biologici”
· Dott. Brini: “Spunti critici e domande senza risposta”
· Dott. Jucker: “Conclusioni”
Gli elaborati, in seguito inviati a Certitex dai singoli relatori, sono stati riesaminati dal coordinatore prima della loro presentazione al Convegno stesso.
2. Riassunto conclusivo
· Il mercato del tessile biologico
I motivi per i quali il tema è attuale sono numerosi.
Primo fra tutti la crescente attenzione da parte dei consumatori verso le tematiche ambientali e di salute. In second’ordine, e per questo motivo, l’attenzione da parte delle aziende leader ai rischi connessi con i propri prodotti, tanto più che per molte fibre tessili è documentato un elevato impatto ambientale connesso sia alla fase di produzione agricola che a quella della trasformazione industriale. La coltivazione tradizionale del cotone, ad esempio, è associata a diversi impatti negativi come la riduzione della fertilità dei suoli, la perdita di biodiversità, l’inquinamento delle acque, ecc. Il libero impiego di sostanze chimiche nei prodotti finiti solleva dubbi e preoccupazioni crescenti.
Il mercato dei prodotti tessili biologici è relativamente giovane, in quanto è nato solo all’inizio degli anni ’90, ma sembra avere un elevato potenziale di crescita futuro, anche per effetto del successo che sembra arridere ai prodotti alimentari “biologici”.
La crescita nei prossimi anni è strettamente legata però alla rimozione di alcune lacune che ne impediscono oggi lo sviluppo:
· La mancanza di informazioni, sia al pubblico, sia agli operatori ( in merito alla reperibilità di fornitori, partners commerciali ecc.);
· La mancanza di una precisa regolamentazione in materia ( quale ad es. il Regolamento CEE 2092/91 che si limita ai prodotti alimentari), tale da accrescere la fiducia nei prodotti “bio”.
A livello internazionale qualcosa sembra muoversi: è stata infatti costituita Organic Exchange, un’organizzazione no profit che raggruppa alcune imprese di livello internazionale (tra cui Nike eTimberland). Gli scopi di tale organizzazione sono la promozione sul mercato del prodotto tessile biologico, la condivisione di esperienze e informazioni e la realizzazione di sinergie.
· Standard esistenti
I principali marchi che hanno cercato di portare un certo ordine nei rapporti sicurezza/ambiente/ produzione tessile (Ecolabel, Oekotex, AIAB) sono stati fatti oggetto di un’analisi comparativa che ha riguardato tutti i requisiti previsti.
Non sempre tali requisiti sono risultati gli stessi per tutti gli schemi, ed è risultato che la definizione di un prodotto tessile biologico, sebbene possa basarsi su alcuni di questi requisiti (comuni ai vari schemi) debba poi procedere autonomamente.
Elemento caratteristico del “biologico” è, infatti, l’origine della materia prima e quindi le sue caratteristiche. Se facciamo astrazione dalle caratteristiche legate ai processi di trasformazione delle fibre, che sono sostanzialmente simili o comuni per i diversi marchi, un prodotto oggi è denominabile con il termine biologico (secondo gli schemi più accreditati) solo se le sue fibre provengano da un ciclo biologico di coltivazione: ciò che limita, nella sostanza , tale possibilità ai soli manufatti di fibre naturali. Un problema nasce comunque dal fatto che se in Europa pur esiste uno standard per il biologico in agricoltura, sarebbe di difficile estensione al mondo delle fibre animali (di provenienza extra UE).
In tale situazione, lo sviluppo del tessile biologico sembra poggiare solo sul coordinamento internazionale di organismi non governativi, con tutti i limiti legati al carattere privatistico della cosa.
· I coloranti naturali
Un aspetto particolare trattato ha riguardato il tema dei coloranti.
Negli ultimi anni l’industria chimica ha dovuto rivedere – per ragioni di valutazione dei rischi per la salute e l’ambiente - molte classi o tipi di coloranti, mettendo al bando, in particolare, quelli che risultavano cancerogeni. In questo scenario, sono anche nati vari progetti nazionali ed internazionali per la reintroduzione di coltivazioni di piante tintorie. Due sono i problemi che il settore della tintura vegetale deve affrontare: le solidità e la riproducibilità dei toni.
I settori dell’industria tessile che in particolare oggi sono più interessati a reintrodurre colori naturali sono quelli dell’abbigliamento intimo, dell’abbigliamento per bambini e dell’arredamento.
Secondo diversi studi, sembra che per le persone allergiche indossare capi tinti con coloranti naturali sia molto meno dannoso che indossare capi tinti con coloranti di sintesi.
Solo in tempi recenti sono iniziati alcuni studi di carattere tossicologico sui coloranti naturali (sia relativamente alla tossicità per l’uomo che per l’ambiente), allo scopo di verificare l’eventualità di sviluppo di reazioni allergiche o cancerogene. Questi studi sono per ora maggiormente concentrati però sui coloranti naturali impiegati nel settore alimentare.
L’uso di tali sostanze può aggiungere una valenza maggiore ai prodotti tessili biologici – per i quali comunque nessuno schema oggi li prevede in modo prescrittivo.
Altri settori in cui i coloranti naturali possono avere uno sviluppo futuro sono, ad esempio, il tessile abbigliamento, la bio-architettura, il restauro di arazzi e tappeti; la vendita di prodotti per tingere in casa.
· Conclusioni
La rassegna condotta ha messo in luce il successo crescente e soprattutto potenziale del termine “biologico” nel contesto della produzione tessile; ha chiarito però le attuali ambiguità di significato del termine, che non è regolato da definizioni o normative direttamente applicabili.
Ha indicato, per la ricerca sia scientifica sia industriale, larghi spazi di crescita, così da mettere in grado l’industria e il consumo di avere a disposizione famiglie di prodotti che abbiamo un impatto più conosciuto e meno potenzialmente dannoso sulla salute e sull’ambiente.