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Intervista a Sergio Foglia Taverna
Data: 29 dicembre 2014
data in cui si è svolta l'intervista
Data topica Biella
Note alla data topica
luogo in cui si è svolta l'intervista
Intervista Sergio Foglia Taverna, direttore del Lanificio Piacenza, realizzata nell'ambito del progetto “St.of.Fa”.
Taverna racconta dell'organizzazione del lavoro al Lanificio Mario Zegna, dei rapporti tra azienda e sindacato negli anni '60 e '70, dell'evoluzione tecnologica e il cambiamento che ha generato dalla fine degli anni '60 quando scompaiono i telai a navetta, dell'ambiente di lavoro, dei prodotti più significativa ovvero la flanella e l'Harris Shetland (o knicker bocker), della logistica.
Spiega come si svolgeva in quel periodo l'analisi delle materie prime e ricorda il ruolo delle scartine, il lavaggio delle lane sucide e le difficoltà di depurazione delle acque di lavaggio.
La maggior parte dell'intervista è dedicata al Lanificio F.lli Piacenza e alla evoluzione dell'azienda nel corso dei decenni a partire dal suo ingresso in organico. All'inizio degli anni '70 il Lanificio aveva cambiato i macchinari di tessitura e parte di orditura in occasione di un trasloco dalla vecchia fabbrica (attuale Filatura di Pollone) a quella attuale. Filatura cardata e pettinata, orditura, ritorcitura, rammento, tintoria vengono decentrate esternamente in tutto o in parte e la produzione passa da 30-35 pezze al giorno a 100-110 pezze al giorno. Negli anni '70 Piacenza produceva per il 90% tessuti da donna, oggi i tessuti da uomo arrivano al 35% circa; il prodotto estivo vale circa il 10% del fatturato e resta prevalente la produzione di tessuti pesanti, soprattutto per cappotti. Negli anni '80 il Lanificio raggiunge una produzione molto elevata. Si sofferma sul rapporto azienda e cliente e sul ruolo dei commerciali. Spiega il cambiamento di organizzazione che ha apportato nei reparti di disposizione e poi di tessitura, per razionalizzare la produzione.
Approfondisce la scelta strategica da parte dell'azienda di lavorare l'alpaca, acquistata direttamente in Perù, i cambiamenti che questa ha determinato e l'altalenare del prodotto in alpaca sul mercato; per raggiungere questo successo è stato fondamentale avere ancora ancora la garzatura con i cardi vegetali. Descrive dettagliatamente il processo di garzatura, soprattutto vegetale.
Si sofferma inoltre sull'alpaca e le sue diverse tipologie, tra cui il suri che Piacenza privilegia e per il quale è leader indiscusso a livello mondiale.
Illustra la funzione del laboratorio del controllo qualità sulle fibre, che il Lanificio Piacenza non ha internamente ma sceglie esternamente. Sull'alpaca il Lanificio non effettua il controllo in laboratorio, ma solo visivo e sensoriale.
Si sofferma sui compiti del dispositore e quindi il ruolo indispensabile del personale adeguatamente preparato, il rapporto tra il Lanificio e i dipendenti, spesso legati da generazioni.
Analizza le differenze tra la produzione per donna e per uomo, le difficoltà della produzione del tessuto bianco.
Racconta delle soluzioni adottate per ridurre l'inquinamento dell'ambiente e per migliorare l'ambiente di lavoro interno alla fabbrica, la sicurezza dei lavoratori, tra cui i tappi su misura per ciascun addetto al reparto tessitura, i carichi di lavoro.
Analizza le difficoltà dei lanifici biellesi di fare sistema, il futuro dei campionari in CAD per ridurre il numero di fazzoletti, l'avvio della tracciabilità e della certificazione del prodotto dal pascolo al prodotto finito
Taverna racconta dell'organizzazione del lavoro al Lanificio Mario Zegna, dei rapporti tra azienda e sindacato negli anni '60 e '70, dell'evoluzione tecnologica e il cambiamento che ha generato dalla fine degli anni '60 quando scompaiono i telai a navetta, dell'ambiente di lavoro, dei prodotti più significativa ovvero la flanella e l'Harris Shetland (o knicker bocker), della logistica.
Spiega come si svolgeva in quel periodo l'analisi delle materie prime e ricorda il ruolo delle scartine, il lavaggio delle lane sucide e le difficoltà di depurazione delle acque di lavaggio.
La maggior parte dell'intervista è dedicata al Lanificio F.lli Piacenza e alla evoluzione dell'azienda nel corso dei decenni a partire dal suo ingresso in organico. All'inizio degli anni '70 il Lanificio aveva cambiato i macchinari di tessitura e parte di orditura in occasione di un trasloco dalla vecchia fabbrica (attuale Filatura di Pollone) a quella attuale. Filatura cardata e pettinata, orditura, ritorcitura, rammento, tintoria vengono decentrate esternamente in tutto o in parte e la produzione passa da 30-35 pezze al giorno a 100-110 pezze al giorno. Negli anni '70 Piacenza produceva per il 90% tessuti da donna, oggi i tessuti da uomo arrivano al 35% circa; il prodotto estivo vale circa il 10% del fatturato e resta prevalente la produzione di tessuti pesanti, soprattutto per cappotti. Negli anni '80 il Lanificio raggiunge una produzione molto elevata. Si sofferma sul rapporto azienda e cliente e sul ruolo dei commerciali. Spiega il cambiamento di organizzazione che ha apportato nei reparti di disposizione e poi di tessitura, per razionalizzare la produzione.
Approfondisce la scelta strategica da parte dell'azienda di lavorare l'alpaca, acquistata direttamente in Perù, i cambiamenti che questa ha determinato e l'altalenare del prodotto in alpaca sul mercato; per raggiungere questo successo è stato fondamentale avere ancora ancora la garzatura con i cardi vegetali. Descrive dettagliatamente il processo di garzatura, soprattutto vegetale.
Si sofferma inoltre sull'alpaca e le sue diverse tipologie, tra cui il suri che Piacenza privilegia e per il quale è leader indiscusso a livello mondiale.
Illustra la funzione del laboratorio del controllo qualità sulle fibre, che il Lanificio Piacenza non ha internamente ma sceglie esternamente. Sull'alpaca il Lanificio non effettua il controllo in laboratorio, ma solo visivo e sensoriale.
Si sofferma sui compiti del dispositore e quindi il ruolo indispensabile del personale adeguatamente preparato, il rapporto tra il Lanificio e i dipendenti, spesso legati da generazioni.
Analizza le differenze tra la produzione per donna e per uomo, le difficoltà della produzione del tessuto bianco.
Racconta delle soluzioni adottate per ridurre l'inquinamento dell'ambiente e per migliorare l'ambiente di lavoro interno alla fabbrica, la sicurezza dei lavoratori, tra cui i tappi su misura per ciascun addetto al reparto tessitura, i carichi di lavoro.
Analizza le difficoltà dei lanifici biellesi di fare sistema, il futuro dei campionari in CAD per ridurre il numero di fazzoletti, l'avvio della tracciabilità e della certificazione del prodotto dal pascolo al prodotto finito