Piccolo commercio tessile a Strona ai tempi di Napoleone
[da "Eco di Biella" del 29 agosto 2022, Danilo Craveia]
Istruzioni per l’uso
Per meglio intendere il pezzo che segue serve un piccolo vocabolario spiegativo dei termini più usati, ma per noi oggi ormai desueti. La mezzalana è in tessuto che, come suggerisce il nome, conteneva fili, per lo più grossolani, di lana e fili di canapa, poi, in qualche caso sostituita dal cotone. Alphetic o alphetic è un sinonimo che deriva dal tedesco halftuck, cioè “mezzo tessuto”. L’intreccio poteva anche essere di due tipi di filati di lana differenti a formare una sorta di flanella. Una lira valeva venti soldi e ogni soldo dodici denari. Unità di misura: il braccio o il raso sono usati per indicare una lunghezza di 60 cm circa. Le tinte non erano molto variabili e la più “strana” è senz’altro quella chiamata “tanetta”. Taneto o tanetto, che ha origine dal tanno, ossia dal tannino, designa un colore marrone non molto scuro. Dalla corteccia del castagno, della quercia e di altri alberi tannici si otteneva il tanno tintorio. Per tinta caffè (senza che vi fossero nessi con la bevanda) si intendeva, invece, un tono marrone (scuro) rossastro. Al rosso, a quel tempo, si arrivava grazie alle radici della robbia tintoria. Come si può notare, nessun cenno a coloriture molto costose come quelle inerenti al blu.
Il 1° giugno 1811, Napoleone Bonaparte cercava di convincere i vescovi francesi a riunirsi nel Concilio Nazionale da lui indetto a Parigi. Lo stesso giorno, Lodovico Fontanella di Strona “prestava” sette rasi e mezzo di mezzalana “tanetta” a 19 soldi al raso al “cavajere Orcurto” di Crocemosso. Prestare stava per vendere a credito. Intrecciamo i fili della storia con quelli della Storia, ordito e trama. L’armatura è semplice e il tessuto di buona mano. L’Imperatore dei Francesi e di mezza Europa è ancora alle prese con i riottosi alti prelati, mentre il 16 luglio Lodovico Fontanella vende a un certo Carlo di Crosa altri sette rasi e mezzo di mezzalana. E chiude il conto di Bartolomeo Gibello che, in quel 1811, era passato a miglior vita. Da una filza di pochi fogli compilata come registro contabile emerge un mondo piccolo, quello del Mortigliengo e della Vallestrona del primo Ottocento. Il manoscritto riguarda l’attività di Lodovico Fontanella, in quel di Strona, dal 1811 al 1830 [CLICCA PER CONSULTARE LA SCHEDA DEL DOCUMENTO]. È un documento mutilo, parziale e piuttosto confuso. Traccia di una contabilità spicciola, da bottega o da laboratorio. Dal quale non si evince se Lodovico Fontanella sia stato un tessitore o un commerciante, ovvero se producesse o facesse produrre i tessuti che vendeva, o se il suo sia stato soltanto un negozio. In verità, poteva fare tutt’e due. Ed è impossibile stabilire se lo stronese sia stato un dettagliante, un grossista o entrambi. I tagli venduti suggeriscono un giro d’affari basato sul dettaglio, ma non mancano le annotazioni relative a vendite di pezze intere. Nel 1812 gli Stati Uniti d’America entrano in guerra contro l’Inghilterra. Il conflitto durerà tre anni. In quello stesso 1812, il Fontanella chiude il conto di tale “Remacio” di San Bartolomeo (Ramazio di Mezzana, capoluogo). Per i successivi ventiquattro mesi non accadrà più nulla nel registro. Il 24 giugno 1812 si era messa in moto la Campagna di Russia e l’Europa si era fermata. Come la penna del Fontanella. Solo nel 1814 l’inchiostro torna a intridere le pagine della filza. Ma non per vendere, bensì per chiudere altri conti. Quello di Maria vedova del fu Francesco Simone di Crocemosso. Quello di “Biassio” (Biagio) Bioglio Gina. Quello di Angela moglie di Giovanni Battista Gronda. Napoleone aveva subito una grave sconfitta a Lipsia nell’ottobre del 1813. Così in primavera abdica e si arrende. Finisce all’Elba. A Strona si spera che il 1815 sia un anno migliore. Ma bisogna aspettare fino a dicembre…
Il 23, Francesco di Antonio Galigaris “a piato mezzalana ciauna foia morta”, per nove rasi a una lira e cinque soldi al raso, altri quattro rasi di mezzalana “rossa cafe”, idem in tinta “tanetta”, e due e mezzo di “neira”. Una bella spesa: ben più di 24 lire. Alla fine del 1815 il singolo raso aveva raggiunto il prezzo di 25 soldi (cioè una lira e cinque soldi), mentre nel 1811 era di 19 soldi. Più del 30% di aumento. L’Argentina stava per dichiarare la sua indipendenza dalla Spagna, in quel 1816 che andava a incominciare. E stava cominciando con quell’Antonio Ramazio che comprava dieci rasi e un terzo di mezzalana “tanetta” per totali dodici lire e dodici soldi. Lodovico Fontanella gli fa credito per tutto l’anno. Francesco di Antonio Galigaris si fa di nuovo vivo il 29 gennaio 1816: otto rasi di mezzalana rossa, sei di nera. E tornerà ancora il 15 luglio (un raso e mezzo di “negra”) e il 18 novembre quando acquisterà una mezzalana “grega” (greggia) “patovita” (pattuita) a 60 lire. In questo caso si trattava quasi sicuramente di una pezza intera da sessanta rasi, come a dire circa trentacinque metri. Tutte queste piccole o grandi transazioni commerciali definiscono una economia su piccola scala basata sul credito. Alla maggior parte degli acquisti non corrispondeva l’immediato pagamento del prezzo. Questo significa che i clienti non erano nella condizione di pagare e/o che Lodovico Fontanella non era nella condizione di pretenderlo. La forza di questo sistema debole stava nella capacità di mantenere il sistema stesso con piccoli ma (più o meno) costanti passaggi di denaro. Questo flusso minimo vitale era in grado di alimentare anche quel poco che restava della proto-industria vallestronese sopravvissuta all’epoca napoleonica. E i soldi si muovevano anche al di fuori dei normali canali del commercio, ma anche lungo quelli del credito diretto. Il 19 febbraio 1816 Bartolomeo fu Carlo Caligaris riceve da Lodovico Fontanella 65 lire. È a tutti gli effetti un prestito che lo stronese fa senza “coschione” (senza cauzione, ovvero interesse) fino al 30 giugno successivo. Malgrado il debito contratto, il 24 maggio 1816 lo stesso Bartolomeo Galigaris acquista una pezza di mezzalana che avrebbe potuto pagare entro ottobre “senza fallo”. La pezza vale 65 lire. Un altro Bartolomeo Galigaris (figlio del fu Francesco), prende a sua volta una intera pezza di mezzalana greggia del valore di 60 lire. Era il 2 settembre. Il pagamento doveva avvenire entro il 31 dicembre. Pochi giorni dopo, il 25 settembre, è Giacomo fu Pietro “Ciapio” (Cappio) a comprare una pezza di mezzalana greggia per 62,5 lire. Questo cambio di passo è importante, ma non definitivo.
Nei mesi e negli anni seguenti il commercio del Fontanella tornerà a essere quello dei tagli e non più delle pezze intere, magari gregge. Tuttavia, quel periodo indica una possibile variazione sul tema. Lo stronese poteva acquistare (o fabbricare) quelle quantità di stoffe e poi cederle per intero. Il fatto che i compratori le acquistassero in greggio significa che le avrebbero a loro volta tinte o fatte tingere e, verosimilmente, non le avrebbero utilizzate tutte per loro, ma rivendute a tagli. Il citato sistema poteva, in effetti, moltiplicarsi in forma reticolare. Proprio nel 1816, però, Pietro Sella, a un chilometro in linea d’aria, stava per cambiare la storia e la Storia. Da quando le prime macchine, importate dal Belgio, avrebbero cominciato a girare, quello stesso sistema si sarebbe modificato in maniera radicale. Non subito, certo, ma nel volgere di una generazione la situazione sarebbe mutata. Ma tutto questo Lodovico Fontanella non lo sapeva e il suo mondo continuava e sarebbe continuato a girare allo stesso modo. Nel suo registro non si legge né si percepisce nessuna cesura, nessuna frattura. Ed è logico che sia così. Il 27 gennaio 1817 lo stesso Caligaris riceve sedici rasi di mezzalana “tanetta” e nera per un totale di 20 lire. Il giorno di San Marco, cioè il 25 aprile, riceve sei rasi di mezzalana rossa per 7 lire e mezza in tutto), “il tepo a pagre a san go batista in pace e sensa liti”, scritto proprio in questo modo. Prima ancora erano entrati in scena nuovi clienti. Tale Rabbi di Camandona (11 gennaio) per sei rasi e mezzo di “tanetta” a una lira al raso (leggera flessione del prezzo). Il 28 febbraio, otto rasi di mezzalana pure “tanetta” a Pietro fu Giuseppe Dal Zoppo (?) di Masserano. Il 6 novembre dieci rasi a Simone Minero di Croce Mosso di mezzalana “bellangi” a una lira e due soldi (leggere incremento del prezzo). Il 16 novembre sedici rasi di mezzalana negra a Bartolomeo Fangazio, ma sul suo conto c’è una croce che sa di decesso del cliente… Si era ristabilita la normalità.
Nello stesso 1817 si rivedrà Maria vedova del fu Francesco Simone di Crocemosso che, il 6 novembre 1817, acquista (ma non paga subito) cinque rasi e mezzo di “afiti bianco”. Se quel “afiti” stava, come sembra, per “alphetick” (si veda in cima alla pagina per l’etimologia) saremmo di fronte a una novità. In un registro tutto dedicato alla mezzalana, quell’unica anomalia merita senza dubbio una segnalazione. L’11 novembre 1817 ecco di nuovo Francesco Galigaris, quello della “foglia morta”. Anche questa volta una pezza intera greggia. Già il 3 settembre ne aveva ritirata una a 60 lire. Nel 1818 e negli anni seguenti nulla cambia. Il registro ripropone gli stessi clienti con le stesse modalità di compravendita. Sempre mezzalana, medesimi colori. Idem per il 1819 e successive annate. Qualcuno pagherà con emine di cereali macinati, ma in definitiva il mondo di Lodovico Fontanella raccontato dai suoi conti è immobile. Napoleone muore in mezzo all’Atlantico, quando i suoi nemici avevano già provato a restaurare l’Europa a Vienna. Poi i Savoia avevano tremato per i moti del ’21, ma a Strona l’eco di quei fatti arriva attutita e ritardata. E anche la rivoluzione di Pietro Sella farà fatica a uscire dal Batur e a risalire le sponde collinose del torrente, senza riuscire a “bagnare” le pagine della filza.