Mori Ubaldini degli Alberti è un nome che nasce dal congiungersi di due famiglie: l’ultimo dei Conti degli Alberti, famiglia fiorentina che ha tra i suoi antenati l’architetto e filosofo umanista Leon Battista Alberti, prende in adozione un Mori Ubaldini.
Tutto cominciò con Giovanni Vincenzo degli Alberti, uomo di formazione diplomatica, che svolse compiti delicatissimi come consigliere del granduca di Toscana e visse alla fine del ‘700. Sposò la gentildonna viennese Maria Teresa de Brosamer de Furthner ed ebbero un figlio a cui posero il nome dell’illustre umanista antenato, Leon Battista.
Quest’ultimo, sposatosi con Anna Lorenzini, prese atto di non poter avere figli e decise di adottare suo nipote Giorgio, figlio di Adelaide Lorenzini (zia di sua moglie) e di Mario Benedetto Mori Ubaldini (figlio di Francesco Maria Mori Ubaldini e Luisa Sergardi).
Il 1836 fu un anno di cambiamenti: Leon Battista adottò il piccolo Giorgio, ma nei mesi successivi morirono sia il padre adottivo che il bambino, il primo il 14 gennaio, il secondo il 20 agosto.
Avvenne così che nome, titolo e patrimonio passarono al padre (Mario Benedetto) e ai due fratelli di Giorgio (Guglielmo e Arturo), che acquisirono il cognome Mori Ubaldini degli Alberti.
Nei trentatré anni successivi i Mori Ubaldini dissiparono completamente il cospicuo patrimonio ereditato dagli Alberti e si trasferirono prima a Lione poi a Torino.
Nel 1864 Guglielmo Mori Ubaldini degli Alberti sposò Giuseppina de Rojas, nobildonna di origini colombiane figlia di Ezequiel e Zoila Caitan, dalla quale ebbe tre figli: Guido, Alberto e Mario.
Quest’ultimo nel 1899 sposò Enrichetta, l’ultima Ferrero della Marmora.
Verso il 1880 Guglielmo scrisse un libretto dal titolo “Poche parole di giustificazione dirette particolarmente ai suoi figli dal conte Guglielmo Mori Ubaldini degli Alberti” per spiegare a nipoti e posteri gli avvenimenti da cui fu travolto.