Architettura e Paesaggio
Casa operaia "ex stendissaggio" [ARCHITETTURA]
- The workers' accomodation "former tenters house" [English version by Della Livorno, find out after the Italian text] (alternativo)
- Tipologia
- Tipologia edificio:
- edificio socio-assistenziale
- Tipologia specifica edificio:
- casa operaia
- Notizie storiche
- Descrizione:
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La ex casa operaia attualmente riqualificata come ATC (Agenzia Territoriale della Casa) dal Comune di Miagliano nasce da una precedente e più remota riqualificazione. Un progetto di adattamento del preesistente stendissaggio è datato 5 settembre 1882 e attribuibile al geometra Pietro Servo di Biella (già attivo nella progettazione dell'asilo infantile del villaggio). L'elaborato proponeva la trasformazione in edilizia residenziale popolare di quello che era lo stabile destinano in origine all'asciugatura dei semilavorati e dei prodotti finiti del cotonificio (materia prima, matasse, pezze ecc.) soggetti a lavaggio o a finissaggio bagnato. Lo stendissaggio (che occupava anche la parte antistante tenuta a prato e attrezzata con stenditoi o ramme) era stato realizzato in una posizione favorevole ai venti con numerose aperture in serie per tutti e tre i piani, per facilitare la ventilazione e quindi l’asciugatura delle pezze anche in condizioni meteorologiche sfavorevoli.
Con l’aumento di richiesta di alloggi dovuta all'incremento della forza lavoro dello stabilimento, lo stendissaggio fu dunque trasformato in casa operaia. Un edificio a tre piani con ballatoi su entrambi gli affacci dei prospetti lunghi. La sua funzione originaria fu assegnata a un'altra area del cotonificio o, più probabilmente, sostituita da asciugatrici meccaniche (rameuse), essiccatoi o da idroestrattori a centrifuga. La riqualificazione di edifici nati per usi differenti da quello abitativo era già stata sperimentata con successo con la "casa delle scuderie" lungo l'odierna via Enrico Toti negli anni precedenti. In effetti, gli interventi per rendere abitabile l'ex stendissaggio (che all'epoca non superava i vent'anni di vita) furono minimi: la definizione degli appartamenti (due vani comunicanti per ciascuna unità abitativa) con semplici e sottili tramezze, la parziale tamponatura delle aperture ad arco, la costruzione dei camini con le rispettive canne fumarie e la realizzazione dei servizi igienici alla fine dei ballatoi agli angoli verso il torrente. Naturalmente gli alloggi rivolti a nord erano, oltre che più angusti dei corrispettivi affacciati a sud, anche più freddi e assai meno luminosi. Eppure nell'album Manufacture de coton Fratelli Poma fu Pietro si legge che quella sistemazione piuttosto spartana faceva orgogliosamente parte di quella "serie di istituzioni utili, in cui l'operaio può trovare le comodità che spesso cerca invano altrove, anche a costo delle numerose difficoltà derivate dall'espatrio".
Dallo stesso album Manufacture de coton Fratelli Poma fu Pietro si apprende che quel caseggiato era noto come "casa delle Sarole" e che, a conversione residenziale avvenuta, poteva disporre di 52 vani in grado di ospitare fino a 120 persone. Dal saggio pubblicato su Patrimonio edilizio esistente dedicato al villaggio operaio Poma si scopre che "gli alloggi del piano terra sono composti da due camere e una scala interna comunica con una stanza al primo piano; mentre gli alloggi del primo e del secondo piano sono composti da un unico locale caratterizzato da ballatoio sulle cui estremità vengono disposti 4 servizi igienici per piano".
Interessante il toponimo "Sarole" che dovrebbe rimandare alla presenza in quell'area di "piccole chiuse", ossia di semplici sistemi di regolazione idraulica per il deflusso delle acque della soprastante roggia molinaria (appena più a valle dello stendissaggio si trovava l'antico mulino della comunità, accanto all'altrettanto antico ponte sul Cervo) finalizzato all'adacquamento (irrigazione) del prato o all'allagamento dei gorghi per la macerazione della canapa che doveva essere presenti nella zona.
Negli anni Ottanta del Novecento lo stabile è stato abbandonato ed è caduto in rovina, finché il Comune di Miagliano non l'ha ristrutturato e restituito alla comunità.
- Descrizione:
- ENGLISH VERSION:
The workers' accomodation "former tenters house"
The former workers’ accommodation that has been redeveloped as ATC (Agenzia Territoriale della Casa- Council Flats Housing Association) by the Town Hall in Miagliano, is borne of a previous older regeneration plan. There is a redevelopment project which pre-dates the tenters dating back to the 5th of September 1882 and which was assigned to the planner Pietro Servo from Biella (who was already involved in the planning of the village nursery). The project for the regeneration into council flats set forth the work for what used to be the building destined originally to the drying of either the cotton mill semi-finished products or of the finished products (raw material, skeins, cloths, etc) which were subject to either washing or wet finishing. The tenters (that also occupied the field facing the building where the tenters poles and hooks stood) were planned in a well ventilated spot equipped with a series of several apertures along the three floors, to facilitate then wind exposure and, consequently, the drying process of the cloths even during adverse weather conditions. Because of the expanding workforce, the housing demand grew exponentially leading consequently to the requalification of the tenters house into workers’ accommodation. A three floor building with a shared balcony along both longitudinal sides. The original function of the tenters house was allocated to another area of the cotton mill or, more probably, it was replaced with power driers (stenter), drier rooms, or centrifugal dryers. The regeneration of buildings that were erected for uses other than habitation had already been successfully pioneered in previous years with the “casa delle scuderie –the stables house”found along the present Enrico Toti Street. As a matter of fact, the former tenters house (which at the time was not older than twenty years) required minimal intervention in order to make it habitable: namely, the development of the flats (comprising of two adjoining rooms per flat), by using simple thin partition walls, the partial infill of the arched apertures, the construction of fireplaces along with their respective flues and the realization of sanitary facilities at each corner of the balconies above the river. Naturally enough the north facing accommodation, besides being more cramped than the equivalent south facing one, is colder and far less bright. Nevertheless, in the literary collection "Manufacture de coton Fratelli Poma fu Pietro" (1900) it is reported that the rather spartan accommodation was proudly part of that “range of useful institutions, within which the workers can find the comfort that they seek elsewhere, but in vain, even at the expense of the considerable hardship that immigration entails”. From the same source we learn that that accommodation was known as “Casa delle Sarole” and that the accomplishment of the building conversion afforded 52 rooms that could house up to 120 people.